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Sharing economy e disoccupazione giovanile
L’avvento dei social network, con le loro funzionalità di condivisione, i MiPiace, le reti sociali sempre interconnesse, ha favorito l’affermarsi della cosiddetta sharing economy o economia della condivisione. Tutto sembra essere diventato condivisibile ma nessuno fa caso agli intermediari della condivisione. La loro trasparenza e presenza fissa li rende particolarmente felici e ricchi per le opportunità che il loro ruolo garantisce loro. Felici sono anche gli utenti, spesso ignari che nello scambio in cui sono coinvolti più che guadagnarci stanno rinunciando a prendere possesso della loro sorte in un mercato sempre più caratterizzato dalla precarietà e dalla stagnazione dei redditi.
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2019 e Tecnologia: l’anno delle domande!
Tutti usano la tecnologia e molti ne parlano. Non è detto però che la conoscano o siano consapevoli dei suoi effetti sulla vita delle singole persone, della società e delle sue possibili evoluzioni. Il 2018 ha fatto emergere tutta una serie di problematiche. Il 2019 potrebbe essere l’anno giusto per cominciare a porsi utili domande. E come si sa, le domande sono spesso più difficili delle risposte!
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Italia(ni) viv(a)i raccontandosi storie!
Il buon senso vorrebbe che tutti si dotassero di strumenti critici utili per ascoltare e vedere meglio la realtà delle cose, la loro complessità e interdipendenza, e anche per pensare fuori dai binari del pensiero corrente. La pratica più diffusa è al contrario fondata sulla passiva accettazione del senso comune, una tendenza alimentata dalla paura di essere esclusi, dalla difficoltà effettiva a stare fuori dal coro o di esserne espulsi. Per sentirsi vivi non rimane che raccontarsi storie, felicitarie, consolatorie, furbesche, illusorie, indulgenti verso sé stessi, costruite ad arte per essere accettati e sempre all’interno della narrazione emergente. Ne deriva una schizofrenia crescente, una solitudine diffusa, una infelicità reale e una rabbia crescente. Tante emozioni in ebollizione alla ricerca costante di vie d’uscita per eruzioni liberatorie e libertarie prossime venture.
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Quello che la tecnologia ci dice
Siamo immersi in un mondo tecnologico che ci obbliga a cercare di capire cosa stia succedendo, nella vita privata individuale così come in quella professionale, aziendale e sociale. La tecnologia evidenzia il caos presente e le emergenze in atto. Ci racconta anche molto di ciò che siamo diventati, di come lo siamo diventati e di quanto sia diventato difficile comprendere le numerose rivoluzioni in atto. Grazie alla tecnologia pensiamo di possedere il mondo, di essere diventati più informati e sapienti ma in realtà siamo sempre più dei semplici robottini che agiscono, interpretano e pensano, condizionati dai sistemi tecnologici che frequentiamo. E ciò che è forse più grave è l’impossibilità di evadere da una realtà della quale non possiamo più fare a meno.
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👩‍🍼 Internet, voglia di tenerezza! 👩‍🍼
C'era una volta Internet. Era libera, democratica, globale e aperta. Oggi quella Internet non esiste più, occupata da piattaforme tecnologiche che hanno affermato il dominio di poche società tecnologiche, veri e propri potentati economici, sul resto del mondo. Internet continua a rappresentare una via di fuga, un rifugio, sia individuale sia collettivo e sociale, ma la fuga sta tutta dentro una grande illusione partecipazionista che è ben lontana dalla realtà della Internet delle sue origini.
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🌑🌒 2021 – UTOPIA COME ESERCIZIO DI PENSIERO CRITICO
Il mondo contemporaneo ha assoluto bisogno di pensare il futuro come una possibilità buona (Roberto Mordacci). E' nell'ottica di un'opportunità per il cambiamento che bisogna riprendere il viaggio verso l'utopia. Un viaggio diventato sempre più necessario, complesso ma quasi obbligatorio se vogliamo esercitare la nostra capacità di immaginare un futuro nel quale possano coesistere migliori condizioni di vita e relazioni sociali più giuste e vivibili. Il viaggio verso l'utopia dovrebbe essere intrapreso da tutti. Prima di partire il pensiero utopico può servire alla critica del presente e a individuare le mete e le destinazioni da raggiungere.
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🌑🌒 Le realtà che viviamo: qui dentro, là fuori
La pandemia ha cambiato tutto, anche la realtà. Si dice che niente sarà più come prima. Si pensa anche che non ci sia immaginazione che tenga. Tutto è mutato. Molto più e molto più rapidamente di quanto la realtà fosse mutata dopo la crisi del 2001 (attacco alle Torri di New York) e la crisi finanziaria del 2007/2008. La reazione di molti per affrontare la crisi pandemica è stata di rivolgersi alle piattaforme online e sostituire la realtà fattuale con quella virtuale. All'inizio del nuovo anno, pieno di speranze e aspettative reali, è tempo di riflettere criticamente su questa esperienza online e interrogarsi su cosa distingua il mondo dentro (QUI DENTRO) le piattaforme da quello a loro esterno (LA' FUORI).
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🌑🌒 Si sta male dentro e non si solidarizza più
Molte realtà che frequentiamo sono come dei caterpillar, capaci di condizionare, forse anche di distruggere, la nostra vita emozionale e farci stare male dentro. La responsabilità non è degli strumenti che usiamo ma il modo con cui ci siamo ibridati con loro, subendoli e servendoli o semplicemente usandoli in modo poco consapevole e acritico. Frequentando i mondi tecnologici abbiamo declinato i nostri tempi a un continuo presente che ci suggerisce di non occuparsi più del passato e di non farlo neppure per il futuro. E' una scelta che evidenzia la scomparsa della speranza e la paura crescente a guardarsi dentro. Meglio lasciarsi andare all'evento, all'attimo fuggente di un MiPiace, al momento illusorio del tempo reale, meglio farsi coinvolgere in comunicazioni e scambi digitali che permettono di non preoccuparsi di cosa si sta comunicando o scambiando e del suo significato. Evitiamo così di entrare in dialogo con noi stessi, di riflettere su quello che abbiamo fatto e anche su quello che abbiamo intenzione di fare o abbiamo già fatto. Il risultato è che si sta male dentro e non si pratica una delle potenziali soluzioni per stare meglio: la solidarietà.
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Fidarsi o non fidarsi questo è il problema
La rapida evoluzione delle intelligenze artificiali pone numerosi problemi di natura etica. Molti si stanno interrogando su quanta fiducia possiamo dare a macchine, algoritmi e robot, quanta libertà possiamo dare loro nel raccogliere dati e informazioni, analizzarle e piegarle a interessi privati, in che modo possiamo intervenire per impedire che i pregiudizi di coloro che implementano le nuove tecnologie possano creare macchine e automatismi imposti dagli effetti negativi, discriminatori e indesiderati.
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🌼🌺🌹🥀 𝕊𝕚𝕒𝕞𝕠 𝕥𝕦𝕥𝕥𝕚 𝕚𝕟 𝕝𝕚𝕓𝕖𝕣𝕥à 𝕧𝕚𝕘𝕚𝕝𝕒𝕥𝕒!?
Il caldo non aiuta ma proviamo a fare alcune semplici riflessioni: Quanto tempo passiamo collegati a un dispositivo tecnologico e quanta attenzione ci ruba? Quante scelte e decisioni deleghiamo agli algoritmi, ai motori di ricerca e alle intelligenze artificiali con cui siamo sempre più ibridati? Perché all’algoritmo è concessa piena libertà di espressione e agli umani no? (vedi censure e cancellazioni di profili su Facebook e Twitter)
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