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Per faticare meno, copio e incollo! Così evito di leggere e scrivere...

Per faticare meno, copio e incollo! Così evito di leggere e scrivere...

17 Ottobre 2015 Redazione SoloTablet
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Nativi digitali e immigrati digitali pari sono, almeno nella pratica diffusa del copia e incolla che poco spazio lascia alla lettura e alla scrittura. Divorati dall'urgenza e dalla rapidità, studenti e insegnanti, docenti e discenti, sono diventati maestri di un'arte che ha semplificato il lavoro dello scrivere ma anche ridotto le capacità mentali di elaborazione e di memorizzazione e la profondità mentale. Almeno così pensano i ciritici del copia e incolla! Provate a chiedere ad uno studente e avrete risposte molto diverse.

Prima del personal computer e della fotocopiatrice, copiare qualcosa comportava sempre una qualche forma di scrittura e di fatica. Per ricopiare correttamente un testo o una immagine era anche necessario leggere più volte con cura l'originale e prestare attenzione ai dettagli.

L'operazione permetteva anche lo sviluppo di nuova creatività e l'aggiunta di maggiore qualità (basti pensare al lavoro degli amanuensi e dei monaci che ci hanno tramandato opere bellissime e tutte diverse tra loro).

Oggi di fronte al nostro dispositivo di personal computing non riusciamo neppure ad immaginare di non potere praticare il copia/taglia e incolla digitale. Una pratica richiesta dall'urgenza con la quale dobbiamo completare un lavoro e resa perfetta per la rapidità con cui si possono portare a termine diverse tipologie di attività, dalla scrittura di una lettera alla compilazione di una tesina scolastica, dalla 'composizione' rapida di un documento di lavoro alla scrittura di un libro.

La pratica del copia e incolla è largamente diffusa a scuola dove trova numerosi sostenitori (gli studenti) e pochi detrattori (gli insegnanti....non tutti). Peccato che la pratica abbia conseguenze, per il momento valutate ancora in modo contradditorio, importanti sullo sviluppo del cervello della persona, della sua memoria e dell'apprendimento. 

La psicologia e la ricerca scientifica hanno da tempo descritto e raccontato i meccanismi mentali legati alla memorizzazione e all'apprendimento e quanto essi siano tra loro collegati. La memoria non è soltanto uno spazio organizzato nel quale archiviamo dati e informazioni in base alla loro utilità nel breve, medio o lungo periodo ma è parte intergrante del processo di elaborazione del pensiero e dell'apprendimento. E' l'elaborazione del pensiero con le sue sinapsi e i neuroni coinvolti che ci permette di apprendere e di memorizzare quanto appreso. Senza elaborazione, cioè senza lavoro, concentrazione, esercizio mentale con le parole e fatica, non c'è apprendimento mnemonico (forse è per questo che a suola qualcuno insiste ancora sulle poesie imparate a memoria?).

Lettura e scrittura sono attività che fanno lavorare diverse componenti cerebrali mettendole in contatto tra di loro e favorendone l'interazione. L'attenzione e la concentrazione richieste dalla lettura assicurano una memorizzazione e un apprendimento migliori ma aiutano anche la nostra percezione perchè contribuiscono ad educare il nostro cervello nella interazione con il mondo esterno e a farlo sfruttando al meglio le numerose informazioni immagazzinate.

Se i risultati di queste ricerche sono vere, e non c'è alcuna indicazione che non lo siano, significa che tutto ciò che non favorisce forme di pensiero a di  elaborazione intensive, rischia di peccare di superficilaità e di attivare meno sipnapsi e componenti del cervello. La cosa sembra essere abbastanza ovvia e condivisibile ma, se è così, Internet, media digitali e nuove tecnologie possono essere viste come elementi capaci di produrre effetti negativi sull'apprendimento.

Non sono effetti intrinseci alla tecnologia ma il prodotto dell'uso che ne facciamo, prevalemente finalizzato alla rapidità di esecuzione, alla facilità di reperimento di nuova informazione e conoscenza e all'utilizzo di funzionalità capaci di smeplificare le nostre azioni e attività. Non è un caso che si sia sottolineato da tempo come su Internet non si legga ma si navighi, non si approfondisca ma si scorra da una pagina all'altra senza mai arrivare in fondo alla prima, non si pratichi la lentezza e l'attenzione ma la velocità e lo sguardo superficiale e sfuggente. 

Se è così ci si può chiedere perchè siano stati introdotti nelle scuole, di ogni ordine e grado, personal computer e tablet di ogni forma e dimensione,  gestibili con un semplice tocco tattile anche da bambini in tenerà età. Dimenticata l'epoca delle aste e della scrittura ordinata su scartafcci e quaderni delle lettere dell'alfabeto, oggi si usano delle banali applicazioni per spostare immagini e lettere da una parte all'altra con l'obiettivo di comporre parole, sequenze, tabelle e molto altro. L'operazione risulta semplice a nativi digitali il cui cervello sembra già predisposto geneticamente per le nuove funzioni e modalità di apprendimento, ma è anche molto più semplice di quanto non fosse la scrittura manuale dell'alfabeto.

La semplicità non aiuta se facilita al tempo stesso la passività e la semplice trasposizione acritica di un testo da una parte all'altra.

L'apprendimento è un processo attivo e come tale è di tipo esperienziale, è profondo e coinvolgente, è interessato alla ricerca delle esperienze e dei metodi di apprendimento più efficaci, è più respnsabile ed educativo. Un processo che può benissimo trovare applicazione anche online ma che è insidiato costantemente dalla supplenza della tecnologia e dalla sua capacità di essere 'attiva' a nostro discapito.

Ma la pratica online non deve necessariamente passare per il semplice copia e incolla. La tecnologia offre oggi grandi opportunità di ricerca (testi, contenuti, immagini, mappe, tabelle), di organizzazione (parole chiave da usare, ambiti da frequentare, autori da conoscere), di interpretazione e di comprensione. Definito l'obiettivo o l'argomento di una attività la rete offre la possibilità di leggere una miriade di contenuti, di approfondire e allargare le proprie ricerche e di fare nuove scopete e letture, di apprendere nel tempo le moadlità più efficaci per una ricerca, di comunicare quello che si è appreso.

La comunicazione passa attraverso la scrittura che è un metodo antico ma efficace per valutare quanto si è appreso ma è anche un esercizio di apprendimento attivo. La scrittura così descritta non esclude, ma non può essere neppure, un semplice copia e incolla. Il suo obiettivo deve essere quello dell'affinamento continuo del testo e del suo adattamento attento al pubblico a cui è destinato. Può funzionare anche con il copia e incolla ma con minore efficacia e minori risultati!

Non tutti sono contrari al copia e incolla ed è in costante aumento il numero di coloro, insegnanti compresi, che ne illustrano i benefici e vantaggi. Benchè le tecnologie digitali si stiano diffondendo sempre di più nelle scuole, ad oggi non esistono prove certe che l'abbandono dei metodi di appredimento tradizionale sia la scelta giusta da fare. Per prove certe si intende che non esistono studi indipendenti (non condizionati d aproduttori e marche) e approfonditi (non solo giornalistici) sugli effetti delle tecnologie a scuola.

Se si sceglie di non parteggiare per nessuna delle valutazioni, positive o negative, associate a questi effetti, ci si può limitare a sottolineare come esiste una relazione tra l'uso delle tecnologie digitali e l'apprendimento. La direzione che può prendere questa relazione dipende dallo stato sociale del ragazzo, dal fatto di disporre o meno di un computer o tablet a casa e/o a scuola, di quanto tempo lo usa e per che cosa (gioco, social networking, ecc.).

In una parola ciò che fa la differenza è l'uso che si fa della tecnologia e la capacità, da parte del corpo docente, di adattarla alle finalità didattiche collegate alle varie materie di insegnamento e tipologia di studenti.

Più che tablet a scuola, servirebbero maggiori insegnanti e più risorse economiche da usare per nuove sperimentazioni, non solo tecnologiche. Servirebbero programmi di studio diversi, in sintonia con la 'testa nuova e tecnologica' dei ragazzi, servirebbero nuove metodologie didattiche capaci di trarre vantaggio dalle risorse digitali ma anche dagli studi psicologici compiuti sugli effetti della tecnologia nell'apprendimento. Infine servirebbero nuove conoscenze per un approccio critico e non subalterno alla tecnologia, oggi pervasiva e invasiva anche per colpa del marketing potente e vincente di produttori, marche e loro corifei e estimatori.

Il copia e incolla è lo strumento che ha favorito la pratica del plagio online e della composizione creativa di testi più o meno corposi e approfonditi attraverso il semplice assemblaggio di testi e contenuti altrui. La pratica, diffusa ovunque e praticata in ogni ambito di attività, è particolarmente diffusa nella scuola perchè è diventata un modo efficace di produrre tesi e tesine in tempi rapidi e con risultati spesso sorprendenti.

La sopresa viene prima di tutto da insegnanti incapaci di capire se e quanto un elaborato scolastico sia frutto di copia e incolla o di impegno intellettuale genuino da parte dello studente. Grandi soprese vengono anche dai risultati prodotti che mostrano quanto una creatività fine o ben esercitata possa produrre elaborati di grande qualità e capaci di fare emergere molto più della semplice sommatoria di testi e immagini copiate con un semplice gesto della mano.

Il plagio è attività antica e sempre praticata dall'apparizione della scrittura. Oggi è diventato pratica diffusa grazie ai nuovi strumenti tecnologici. Le nuove tecnologie e le nuove pratiche hanno creato nuove dipendenze ma hanno sviluppato anche nuove ablità. Molti studenti sono oggi così esperti nella composizione tramite il copia e incolla da obbligare gli insegnanti a dotarsi a loro volta di tecnologia capaci di scoprire se e quanto prodotto sia il frutto di plagio o di lavoro intellettuale. Gli strumenti non mancano; Plagium, Turnitin, Dupli Checker, iThenticate, Plagiarism Checker, Plagiarisma.net.

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