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Pratiche di social networking e loro implicazioni [1 di 2]

Pratiche di social networking e loro implicazioni [1 di 2]

24 Agosto 2014 Carlo Mazzucchelli
Carlo Mazzucchelli
Carlo Mazzucchelli
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Tutto nasce dalla natura performativa dei social network e dal loro essere costruiti intorno ad un profilo, solitamente idealizzato, per rappresentare il sé e per costruire versioni aggiornate di narrazioni capaci di comunicare una immagine mutaforme di se stessi alla ricerca di socialità, stima e solidarietà.

“Marcia, 16 anni, studentessa al liceo, ha i suoi problemi: al momento la sua vita sullo schermo è insopportabile. Non le pice coò che Internet le tira fuori, e ha la certezza che non si tratti dei suoi lati migliori. Online si da il permesso di dire cattiverie – racconta- […] puoi dire quello che ti passa per la testa, perché sei a casa tua e nessuno può farti niente. Non interagisci con una persona, non vedi la sua reazione, è come se stessi parlando allo schermo di un computer, per cui non si capisce come si potrebbe ferire qualcuno.”

 

- Sherry Turkle, Insieme ma soli

Testo pubblicato i due parti, per completare la lettura: Seconda parte

 



I dispositivi mobili e le loro applicazioni, i social media e le applicazioni di social networking hanno prodotto profonde trasformazioni nelle modalità di fruizione del tempo libero, nelle dinamiche relazionali di coppia e familiari, nella cultura aziendale e nei rapporti lavorativi. Sono trasformazioni che incidono sulle persone in modo diverso ma con le medesime implicazioni psicologiche.

L’influenza della tecnologia interessa comportamenti, abitudini e stati d’animo di tutte le generazioni, ma ha effetti molto più importanti sui cosiddetti ‘nativi digitali’ (Prenski 2001), giovani nati e immersi nelle nuove tecnologie e che vivono in simbiosi con i loro dispositivi mobili, ecosistemi applicativi, videogiochi, internet e nuovi media.

Questa influenza non è meno importante per gli immigrati digitali, cittadini della rete e utilizzatori della tecnologia che non sono nati e cresciuti con essa ma che hanno dovuto adattarvisi e con la quale devono fare i conti ogni giorno, nella vita professionale, ma anche in quella individuale e personale. Mentre i giovani si muovono nel nuovo contesto senza paure e si destreggiano con rapidità, gli adulti, da immigrati quali sono, devono fare i conti con il disagio della novità, la difficoltà del mezzo, le nuove regole non sempre note e accettate, e con realtà  nelle quali si trovano impacciati e senza difese.

I benefici e i vantaggi derivanti dall’uso dei social media alla Facebook sono numerosi e si possono sintetizzare nella possibilità di socializzare con altre persone connettendosi a loro per scambiare idee, di conversare e di scambiare informazioni che con altri strumenti sarebbe più complicato fare.

Benefici e vantaggi non ci vengono regalati gratuitamente. I nuovi media tecnologici incidono sul nostro modo di pensare, sulle nostre pratiche quotidiane, sui nostri modelli relazionali e sulla nostra comunicazione. Gli effetti che ne derivano sono diversi a seconda che la persona coinvolta sia un nativo digitale o un immigrato digitale.

I giovani nativi digitali sono immersi nelle nuove tecnologie come cellulare, videogiochi, internet e nuovi media da sempre. Non hanno bisogno di interrogarsi sul perché fare uso di queste tecnologie e su eventuali effetti collaterali. La loro capacità giovanile di muoversi rapidamente si sposa perfettamente con la velocità delle nuove tecnologie e le nuove forme brevi e immediate di comunicazione.

Gli adulti immigrati digitali hanno invece bisogno di imparare, e di sperimentare. Nel farlo sono condizionati dal bisogno di lentezza, da un apprendimento per errori e da una costante riflessione critica sulle motivazioni all’uso e sulle destinazione di scopo di dispositivi e applicazioni (what is in it for me).

I nativi digitali vivono la partecipazione a piattaforme della blogosfera come un modo per trovare affinità elettive in rete e frequentare comunità di potenziali amici con interessi e progetti simili. La costruzione di un blog, come quella di un profilo Facebook, è un modo per raccontare e rappresentare sé stessi alla ricerca della stima di altre persone e delle loro gratificazioni. Partecipare ad una piattaforma blog così come frequentare un gruppo Facebook è come praticare una terapia finalizzata a favorire l’autostima, la socialità e la relazione. Si cercano gratificazioni sociali e compartecipazione sulle proprie visioni future e aspirazioni e lo si fa spesso presentando se stessi in modo idealizzato e poco reale. Si usa Pinterest o Facebook anche per capire come altri stiano affrontando le spesse problematiche e lo si fa curiosando cosa viene raccontato su matrimoni e amori extraconiugali, su viaggi e bambini, su amicizie e rapporti sentimentali. La comparazione può produrre effetti negativi ogni qualvolta si comprende che ciò che appare o viene raccontato online non è vero.

Gli immigrati digitali vivono la loro esperienza di social networking come un percorso di apprendimento. Non tutti si lasciano coinvolgere e molti si separano dai nuovi media quasi subito. Coloro che si lasciano coinvolgere si aprono con entusiasmo al nuovo e si predispongono per nuovi cambiamenti. Lo fanno assorbendo e praticando le logiche di funzionamento dei social network e adottando comportamenti e abitudini simili a quelle dei nativi digitali.

Per nativi e immigrati digitali i rischi in termini di implicazioni psicologiche sono gli stessi. Tutti dipendono dall’abuso del mezzo tecnologico, dalla dipendenza più o meno forte al media e dagli approcci cognitivi adottati. I rischi sono solitamente associati a situazioni di malessere e privazione che possono sfociare in depressione, ansia, senso di solitudine e isolamento e altri disordini psicologici.

A cadere in queste situazioni sono in genere le persone con un elevato numero di connessioni online. Un numero solitamente elevato ma che non coincide con quello delle reti sociali della vita reale dell’individuo e che evidenzia un uso del social media, principalmente come strumento per trovare risposte al bisogno di maggiore socialità e di uscita dalla propria solitudine e isolamento personale. La discrepanza tra contatti virtuali e reali finisce per dare forma e manifestazione a nuove tipologie di solitudine che si traducono in ansia e reazioni emotive negative tali da incidere sul benessere e livello di felicità personale.

Tutto nasce dalla natura performativa dei social network e dal loro essere costruiti intorno ad un profilo, solitamente idealizzato, per rappresentare il sé e per costruire versioni aggiornate di narrazioni capaci di comunicare una immagine mutaforme di se stessi alla ricerca di socialità, stima e solidarietà.

 

 

 


 

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Testo tratto dall'ebook "La solitudine del social networker" pubblcato nella collana Tehcnovisions di Delos Digital

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