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La relazione digitale (2)

La relazione digitale (2)

27 Agosto 2014 Carlo Mazzucchelli
Carlo Mazzucchelli
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La relazione digitale sperimentabile su una piattaforma di social network esprime un paradosso. Mentre nella vita sociale online cresce la preoccupazione per la privacy e la sicurezza dei dati personali, sui social network essa sembra sparire. Sostituita come priorità dalla necessità di condividere informazioni e dal bisogno di socialità. Una riflessione sulla relazione digitale in tre parti, per chi anche in vacanza ha deciso di non disconnettersi...

 

“Qualcuno ha cercato di coinvincermi che le mie relazioni non sono valide perché non hanno una corrispondenza su Facebook!”

una citazione dalla rete

[ Testo pubblicato in tre parti: Prima parte - Terza Parte ]


 

Le relazioni digitali di oggi sono condizionate dalle tecnologie trasportabili e indossabili di cui siamo dotati, dai sensori di cui sono attrezzati molti dispositivi mobili e dalla connettività costante alla rete. Soluzioni di geo-localizzazione (GPS + Satellite Eath Maps) come Google Earth e Bing Maps comunicano in tempo reale la nostra posizione a partner e amici, più o meno stretti, dando loro una grande consapevolezza e una maggiore conoscenza. La relazione può fiorire o morire a causa di una comunicazione continua fatta in modalità VoIP (Voisce Over IP) o MoIP (Mobile-Communication Over IP) con strumenti come Skype, WhatsApp, Twitter, Instant Messaging. La comunicazione costante elimina la distanza, riduce il senso di lontananza e solitudine ma può creare anche un senso di oppressione e bisogno di isolamento. Strumenti come Twitter trasformano la comunicazione in un flusso continuo di cinguettii che in tempo reale possono comunicare stati d’animo, sentimenti di amore/odio, azioni, interessi e pensieri.

La relazione digitale del terzo millennio raccontata da Facebook presenta anche elementi di negatività. Ci sono problematiche legate alla privacy ma ancor più alla riservatezza dei contenuti pubblicati. Provate a immaginare se, una foto inserita nella vostra pagina Facebook per sbaglio e che ha irritato il vostro partner, non sparisse dalla cache di Google in tempi brevi. Le conseguenze potrebbero essere drammatiche per la relazione digitale ma soprattutto per quella reale.

Un profilo accattivante su un social network può diventare oggetto di attenzioni non desiderate capaci di generare effetti indesiderati nelle relazioni personali ma anche nella vita dei gruppi sociali a cui apparteniamo e dai quali non siamo più in grado di separarci. Alcune relazioni digitali non desiderate possono anche diventare violente e pericolose come nel caso di pubblicità e promozioni non richieste, di stalking, di mistificazione e di cyber-bullismo.

Le relazioni digitali online si sviluppano in modalità dissimili da quelle nella vita reale. Ad esempio alcuni ricercatori hanno svelato che nella relazione digitale in un ambiente come Facebook è fondamentale la gestione delle informazioni utili a valutare, negativamente o positivamente, i messaggi ricevuti dalle altre persone, a chiarine significati e intenzioni e livello di accettazione o rifiuto da parte dei mittenti. Sono informazioni che forniscono una conoscenza maggiore di persone o gruppi e che possono determinare una maggiore o minore intimità, grado di confidenza e qualità del contatto. L’obiettivo è la riduzione dell’ambiguità. Non tutte le persone utilizzano questo tipo di informazioni allo stesso modo con conseguenze spesso non desiderate e negative.

Queste valutazioni devono essere fatte in assenza di messaggi che nella vita reale sono visibili e percepibili fisicamente come le espressioni facciali (segnali inviati dagli occhi, dai muscoli, emozioni), il linguaggio e le posture del corpo, la gestualità (mani) e prossimità (distanza fisica percepita anche attraverso profumi, odori)

Online queste informazioni contestuali avvengono in assenza di spazi fisici e momenti temporali condivisi ma servono comunque a elaborare interpretazioni cognitive e stati emozionali ad esse associate. In risposta a questi messaggi le persone adattano la loro comunicazione  a seconda della loro interpretazione soggettiva della situazione. Se la situazione è sentita in modo profondo, l’attenzione aumenta, la gestione si fa più attenta ed è rivolta verso gli altri. Al contrario se l’informazione è percepita come debole o troppo ambigua, la tendenza è quella a rintanarsi su se stessi, a isolarsi, a non fidarsi, e a rimanere il più possibile nell’anonimato.

La comunicazione mediata tecnologicamente trasferisce minori informazioni contestuali e rende più complicata la valutazione e la gestione delle stesse. L’assenza di informazioni come quelle non verbali finiscono per condizionare la comunicazione influenzando percezioni, impatto sulla comprensione e la gestione della comunicazione e a distinguere il vero dal falso.

Mentre la comunicazione nella vita reale può fare affidamento su molteplici canali (linguaggio del corpo, parole parlate, tono, temperatura e ritmo della voce, le reazioni di altre persone presenti) online l’unica possibilità per emulare questi canali è il ricorso a para-linguaggi (emoticons) per esprimere umore, rabbia, apprezzamento, pathos e altri sentimenti, emozioni e stati d’animo.

Ogni membro di una rete sociale online mette in atto precise pratiche finalizzate a fare una buona impressione agli altri o a controllare quanto siano buone le impressioni che già altri hanno e a farsene di altrettanto buone di loro. Sono in genere pratiche/processi consci o inconsci finalizzati a un obiettivo preciso e a influenzare le percezioni degli altri su una persona, un oggetto, un testo.

Lo sforzo che viene fatto è  quello che in psicologia è definito come auto-rappresentazione del sé. E’ un’attività soggettiva vitale, quasi mai visibile ad altri e difficile da catturare con strumenti empirici. Il suo ruolo è però essenziale e inestimabile ed è un fattore costante di ogni forma di relazione online.

La cosa è rilevante perché fa riferimento al fatto, ben noto, che ognuno di noi sempre e in ogni luogo (anche online) in realtà recita un ruolo ed è in questi ruoli che ci si conosce e ci si frequenta. In questi ruoli non prendiamo decisioni in base a considerazioni statistiche o analisi scientifiche ma a semplici inferenze e valutazioni. Il ruolo che giochiamo è importante nel dare forma o nell’alleviare le nostre solitudini perché le informazioni che riceviamo online sono mediate tecnologicamente e come tali non facili da gestire in modo autonomo e libero.

La complessità delle relazioni interpersonali digitali dipende dalla mediazione che in esse gioca la tecnologia e l’accesso alla corretta quantità e qualità di informazione. La percezione che le persone hanno di sé stesse, di quello che pensano i loro amici o conoscenti casuali, della importanza o meno di condividere informazioni e azioni, in un cero momento e una determinata situazione, non è mai una esperienza semplice ma al contrario molto complessa. La complessità è tale da rendere impossibile colmare il gap esistente tra il mondo sociale e la socialità normalmente vissuta con quella tecnologica. Questo gap può essere colmabile solo da nuove evoluzioni tecnologiche, da come verranno disegnate le applicazioni del futuro e in primo luogo dall’emergere di nuovi comportamenti e abitudini sociali.

La relazione digitale sperimentabile su una piattaforma di social network esprime un paradosso. Mentre nella vita sociale online cresce la preoccupazione per la privacy e la sicurezza dei dati personali, sui social network essa sembra sparire. Sostituita come priorità dalla necessità di condividere informazioni e dal bisogno di socialità.

L’uso massiccio di telefoni cellulari, piattaforme di text messaging e portali di social networking sta mettendo in secondo piano l’incontro faccia a faccia e diffondendo una socialità mediata tecnologicamente. E’ un passaggio determinato da convenienza, facilità di accesso, connettività, e piacere derivante dall’uso dei nuovi strumenti. In questo passaggio nasce la necessità di poter gestire la relazione con un interlocutore andando a sostituire alle tecniche tipiche di un incontro dal vivo, quelle digitali. Le tecniche sono quelle utili a catturare le impressioni che servono a prendere una decisione, a concedere fiducia o a rigettare una richiesta di contatto, a decidere di approfondire una conoscenza o ad abbandonare un’amicizia. Queste impressioni che possono essere consce o inconsce, si traducono online in un profilo digitale contenente le informazioni utili a una narrazione di sé stessi capace di creare empatia e voglia di collegarsi. 

...continua (3)

Leggi prima parte

Testo tratto dall'ebook "La solitudine del social networker" pubblcato nella collana Tehcnovisions di Delos Digital

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