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In un quadro diacronico e in una prospettiva evolutiva stiamo vivendo una discontinuità temporale senza precedenti

In un quadro diacronico e in una prospettiva evolutiva stiamo vivendo una discontinuità temporale senza precedenti

05 Giugno 2017 Interviste filosofiche
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Il rapporto Uomo - Tecnica non è mai stato strumentale o unidirezionale ma una vera e propria co-evoluzione convergente che tende ad un progresso incessante ed inevitabile anzi possiamo arrivare tranquillamente ad asserire che la migliore tecnologia inventata dall’Uomo è proprio se stesso come spiegato bene da Kevin Kelly quando dice che noi esseri umani “siamo la nostra migliore invenzione”.

Interviste di SoloTablet 2017"Diogene […] obiettò una volta che gli si facevano le lodi di un filosofo: “Che cosa mai ha da mostrare di grande, se da tanto tempo pratica la filosofia e non ha ancora turbato nessuno?” Proprio così bisognerebbe scrivere sulla tomba della filosofia della università: “Non ha mai turbato nessuno” (F. Nietzsche, Considerazioni inattuali III. Schopenhauer come educatore, tr. it. di M. Montinari, in F. Nietzsche, Opere, vol. III, tomo I, Adelphi, pag. 457)."

 


Sei filosofo, sociologo, piscologo, studioso della tecnologia o semplice cittadino consapevole della Rete e vuoi partecipare alla nostra iniziativa con un contributo di pensiero? .

Tutti sembrano concordare sul fatto che viviamo tempi interessanti, complessi e ricchi di cambiamenti. Molti associano il cambiamento alla tecnologia. Pochi riflettono su quanto in profondità la tecnologia stia trasformando il mondo, la realtà oggettiva e fattuale delle persone, nelle loro vesti di consumatori, cittadini ed elettori. Sulla velocità di fuga e volontà di potenza della tecnologia e sulla sua continua evoluzione, negli ultimi anni sono stati scritti numerosi libri che propongono nuovi strumenti concettuali e cognitivi per conoscere meglio la tecnologia e/o suggeriscono una riflessione critica utile per un utilizzo diverso e più consapevole della tecnologia e per comprenderne meglio i suoi effetti sull'evoluzione futura del genere umano.

Su questi temi SoloTablet sta sviluppando da tempo una riflessione ampia e aperta, contribuendo alla più ampia discussione in corso. Un approccio usato è quello di coinvolgere e intervistare autori, specialisti e studiosi che stanno contribuendo con il loro lavoro speculativo, di ricerca, professionale e di scrittura a questa discussione.

In questo articolo proponiamo l’intervista che Carlo Mazzucchelli  ha condotto ha condotto con David De Biasi co-fondatore del Network Transumanisti Italiani e filosofo per vocazione.


 

 

Buongiorno, può raccontarci qualcosa di lei, della sua attività attuale, del suo interesse per le nuove tecnologie e per una riflessione sull'era tecnologica e dell'informazione che viviamo?

Mi definisco un “ricercatore” nel senso più ampio del termine: sono laureato in Scienze Filosofiche e vedo la filosofia come una vera e propria vocazione, inoltre il mio interesse per la fantascienza e per la cybercultura mi ha portato ad approfondire tematiche situate al confine tra scienze, tecnologia e  spiritualità.

Sul mio blog ( http://transcendo.blog ) offro il mio punto di vista su diversi argomenti filosofici e futurologici sostenendo un’etica finalizzata all’elevazione spirituale e materiale di noi stessi e dell’umanità.

Sono co-fondatore del Network Transumanisti Italiani: una comunità italiana che sostiene i valori e ideali del movimento transumanista.

Il mio impegno filosofico e culturale oggi si concentra soprattutto nel curare il progetto HOMO PLUS: una raccolta online multi-autoriale di articoli e contributi per esplorare il possibile e desiderabile futuro dell’Uomo che espande la propria autodeterminazione, elevando e perfezionando se stesso, vincendo le forze cieche e casuali della Natura, e diventando arbitro del proprio destino evolutivo — in altre parole inverando e attuando quella che nel Transumanesimo è chiamata “Evoluzione Autodiretta".

Secondo il filosofo pop del momento, Slavoj Zizek, viviamo tempi alla fine dei tempi. Quella del filosofo sloveno è una riflessione sulla società e sull'economia del terzo millennio ma può essere estesa anche alla tecnologia e alla sua volontà di potenza (il technium di Kevin Kelly nel suo libro Cosa vuole la tecnologia) che stanno trasformando il mondo, l'uomo, la percezione della realtà e l'evoluzione futura del genere umano. La trasformazione in atto obbliga tutti a riflettere sul fenomeno della pervasività e dell'uso diffuso di strumenti tecnologici ma anche sugli effetti della tecnologia. Qual è la sua visione attuale dell'era tecnologica che viviamo e che tipo di riflessione dovrebbe essere fatta, da parte dei filosofi e degli scienziati ma anche delle singole persone?

Sicuramente viviamo in tempi interessanti anche se non è certo la prima volta che una civiltà crede e percepisce di essere a una svolta storica o epocale gravida di stravolgimenti futuri: basti guardare alla rivelazione mosaica e all’avvento del cristianesimo con cui si abbandona l’idea del tempo che ritorna sempre su se stesso, in un circolo eterno, come pensavano le società dell’antichità, e si afferma invece l’idea del tempo rettilineo e cronologico, come fattore di perfezionamento, trasformandosi in una strada che conduce alla realizzazione di una promessa divina. Possiamo dire che l’idea moderna di Progresso nasce proprio con la nozione di “regno messianico” che a sua volta è un adattamento dell’agognata Terra Promessa: ciò che per la religione israelitica si collocava nello spazio, per la visione cristiana si situa nel tempo futuro, o meglio alla fine del Tempo.

Ora, in un quadro diacronico e in una prospettiva evolutiva, possiamo davvero dire che noi contemporanei stiamo vivendo una discontinuità temporale senza precedenti? Credo che ci sono numerosi indizi che ci portino a rispondere in senso positivo. Anzitutto, se mettiamo le cose nella loro corretta serie di eventi, e ispirandomi a Teilhard De Chardin, Kevin Kelly, e Ray Kurzweil, tre noti pensatori e futurologi, si possono rintracciare sostanzialmente quattro discontinuità cosmico-evolutive:

  1. il Big-Bang con cui nasce l’universo dello spazio-tempo
  2. la comparsa della Vita nel cosmo e in particolare sulla Terra (senza escludere eventuali forme di vita su altri pianeti) 
  3. il processo di ominizzazione e la nascita della coscienza riflessiva umana, e in tempi recenti
  4. l’emergere di quella che potremmo chiamare “Antroposfera” ossia una dimensione tecnoumana su scala planetaria e in avvenire su scala esoterrestre.

Noi contemporanei siamo situati proprio nel mezzo di quest’ultima epoca singolare che preferisco definire con l’espressione “antroposfera tecnoumana” per indicare il carattere di un’età ibrida in cui il rapporto uomo-macchina non sarà più una semplice co-abitazione ma una vera e propria co-evoluzione tanto estesa e profonda da alterare radicalmente noi stessi e il mondo circostante.

Senza dubbio non vi sarebbe stata alcuna Antroposfera senza l’ “intelligenza automigliorativa”, qualità unica dell’essere umano, con cui la nostra specie – da un attore del tutto secondario del biota terrestre ancora qualche migliaio di anni fa – ha cominciato a tenere a bada le forze avverse naturali modificando così il proprio corso evolutivo e quello del suo pianeta tanto che alcuni scienziati parlano appunto di “Antropocene” per indicare questo nuovo periodo della storia geologica in cui l’umanità è, e sarà in misura crescente, una forza predominante dell’ecosfera terrestre.

Ad oggi l’Antroposfera è ancora confinata al pianeta Terra: ciò genera anche problemi ecologici dovuti all’impatto delle attività umane sulla biosfera e problemi sociali causati dalla gestione di risorse scarse in un contesto di sovrappopolazione, tuttavia non siamo destinati a rimanere per sempre su un pianeta con risorse finite. Nel processo di “complessificazione” sopra descritto gioca un ruolo decisivo e preminente l'accelerazione tecnologica che sta amplificando ulteriormente questa nostra Antroposfera fino a generare, a seguito di un processo convergente tra intelligenza biologica e intelligenza artificiale, quella che potremmo definire una “super-intelligenza tecnoumana” in futuro capace di autoguidare consapevolmente la propria evoluzione ed espandersi indefinitamente nel Cosmo.

 

Miliardi di persone sono oggi dotate di smartphone usati come protesi tecnologiche, di display magnetici capaci di restringere la visuale dell'occhio umano rendendola falsamente aumentata, di applicazioni in grado di regalare esperienze virtuali e parallele di tipo digitale. In questa realtà ciò che manca è una riflessione su quanto la tecnologia stia cambiando la vita delle persone (High Tech High Touch di Naisbitt) ma soprattutto su quali siano gli effetti e quali possano esserne le conseguenze.  Il primo effetto è che stanno cambiando i concetti stessi con cui analizziamo e cerchiamo di comprendere la realtà. La tecnologia non è più neutrale, sta riscrivendo il mondo intero e il cervello stesso delle persone. Lo sta facendo attraverso il potere dei produttori tecnologici e la tacita complicità degli utenti/consumatori. Come stanno cambiando secondo lei i concetti che usiamo per interagire e comprendere la realtà tecnologica? Ritiene anche lei che la tecnologia non sia più neutrale?

Il rapporto Uomo - Tecnica non è mai stato strumentale o unidirezionale ma una vera e propria co-evoluzione convergente che tende ad un progresso incessante ed inevitabile anzi possiamo arrivare tranquillamente ad asserire che la migliore tecnologia inventata dall’Uomo è proprio se stesso come spiegato bene da Kevin Kelly quando dice che noi esseri umani “siamo la nostra migliore invenzione”.

Quello che va illuminato è in particolare il rapporto tra Intelligenza e Tecnica: la nostra “intelligenza automigliorativa” ci consente di convertire il mondo percepito in una “mappa”, di immaginare mondi possibili, di trascendere il dato naturale immediato (ad esempio creando, e dando valore, a cose come miti, leggi, arte, etc.), mentre la Tecnica è attualizzazione e concretizzazione di quello che è già nella nostra mente a livello immaginativo e quindi potenziale-virtuale. A sua volta la Tecnica, impiegata e applicata per i nostri scopi, ha un impatto sulla nostra Intelligenza che ne viene così “potenziata” o “aumentata” aprendo alla possibilità di ideare e sviluppare nuovi artefatti più avanzati che accrescono o estendono le nostre facoltà e abilità mentali-fisiche nonché cambiano la nicchia ambientale in cui viviamo, il cui risultato sono maggiori opportunità di migliorare tecniche esistenti o inventarne di nuove, e così via in una spirale ascendente. L'osservazione di Marshall McLuhan che noi diamo forma ai nostri strumenti, ed essi modellano noi è dunque profondamente e biologicamente vera.

Il genere Homo si è insomma evoluto in simbiosi con le sue tecnologie per arrivare ai nostri tempi in cui stiamo facendo esperienza di una rivoluzione tecnologica, imperniata sull’intelligenza Artificiale, che sta retroattivamente incidendo in modo ancora più profondo sulla nostra stessa struttura mentale e natura umana. I nostri dispositivi, sistemi, e oggetti tecnologici  - in numero sempre maggiore connessi in un network globale - stanno infatti “cognificandosi”, ovvero stanno acquisendo intelligenza, e questa nuova realtà ci porta inevitabilmente a chiederci qual è il nostro posto in un mondo popolato da macchine intelligenti che lavorano e producono per noi.

Quando disponiamo di software intelligenti, che apprendono in maniera automatica in base a dati raccolti e all'esperienza e decidono in totale autonomia al posto nostro, prende anche avvio un’era in cui i robot possono avere degli scopi intenzionali diversi dai nostri oltre che sostituirsi agli esseri umani non soltanto per la loro capacità di compiere lavori ripetitivi ma anche per un’inedita capacità di prendere decisioni non banali ponderando alternative. In questo contesto, in cui all’Uomo sembra che certe sue creazioni artificiali siano diventate incontrollabili o che lo stiano rimpiazzando tanto da farlo sentire obsoleto, occorre un’etica neoumanista in grado di fare da guida per una tecnologia che si adatti ai bisogni ed alle esigenze dell'Uomo, alleggerendolo dalle fatiche quotidiane e liberandolo dall’indigenza materiale, in modo che egli possa dedicarsi ad attività più nobili e creative, e in modo che egli torni ad essere, come da concetto protagoreo, “misura di tutte le cose”.

Si configura all’orizzonte uno tsunami tecnologico che ci porterà a superare certi paradigmi culturali, inadeguati per il mondo in cui viviamo, come l’ingenua dicotomia morale “naturale buono” e “artificiale cattivo” o l’obsoleta contrapposizione ontologica tra “virtuale” e “reale”, che troppo spesso distorcono o falsano le nostre interpretazioni e valutazioni dei fenomeni tecnologici in corso.

 

Secondo il filosofo francese Alain Badiou ciò che interessa il filosofo non è tanto quel che è (chi siamo!) ma quel che viene. Con lo sguardo rivolto alla tecnologia e alla sua evoluzione, quali sono secondo lei i possibili scenari futuri che stanno emergendo e quale immagine del mondo futuro che verrà ci stanno anticipando?

Se è vero che l’evoluzione tecnoculturale è più veloce dell’evoluzione biologico-naturale lo scenario che mi aspetto è che l’Uomo prenda consapevolmente e progressivamente le redini del proprio destino evolutivo. 

Anche se la capacità di modificare il corso naturale ha caratterizzato l’Uomo dal momento stesso in cui ha iniziato a usare utensili e a creare nicchie antropo‐ecologiche al riparo dalle pressioni selettive naturali, tale percorso, però, non era pienamente consapevole e lasciava, ancora, ampi margini all’azione cieca e casuale degli agenti e delle forze naturali. Il processo evolutivo umano sta attualmente entrando in una fase e dimensione finora inedita: quella di un’evoluzione finalistica resa possibile dalla convergenza dei settori nano-bio-info-cogno (NBIC), in cui cruciale sarà tutto il campo di sviluppo dell’Intelligenza Artificiale, con cui potremo aumentare le nostre opzioni tecnoumane e accelerare la nostra Noogenesi (il processo che unifica e indirizza l'umanità verso una forma di coscienza collettiva).

Con tutta  probabilità questa nostra evoluzione accelerata culminerà in una SuperIntelligenza, già in parte anticipata da Teilhard de Chardin e Kevin Kelly, una sorta di “supermente collettiva” dell’Antroposfera, ovvero una rete di molte menti, e di nuovi tipi di menti connesse tra di loro, che pervaderà l’intero pianeta per arrivare a espandersi nell’Universo. Questa “foresta di menti” potrebbe contenere tutte le menti umane che avranno optato per potenziare se stesse, così come varie intelligenze biologiche e artificiali, e miliardi di oggetti intelligenti connessi in un ecosistema cibernetico e network globale ribollente di attività e in continua espansione in cui l’insieme delle menti sarà ampiamente superiore alla mera somma delle sue parti.

 

Secondo alcuni, tecnofobi, tecno-pessimisti e tecno-luddisti, il futuro della tecnologia sarà distopico, dominato dalle macchine, dalla singolarità di Kurzweil (la via di fuga della tecnologia) e da un Matrix nel quale saranno introvabili persino le pillole rosse che hanno permesso a Neo di prendere coscienza della realtà artificiale nella quale era imprigionato. Per altri, tecnofili, tecno-entusiasti e tecno-maniaci, il futuro sarà ricco di opportunità e nuove utopie/etopie. A quali di queste categorie pensa di appartenere e qual è la sua visione del futuro tecnologico che ci aspetta? E se la posizione da assumere fosse semplicemente quelle tecno-critica o tecno-cinica? E se a contare davvero fosse solo una maggiore consapevolezza diffusa nell'utilizzo della tecnologia?

Il futuro più che prevederlo, dovremmo prepararlo, quindi penso che l'approccio giusto sia attenersi rigorosamente alla ragione etica, accantonando inutili apologie e neoluddismi, ottimismi ingenui o pessimismi apocalittici, non fecondi per una riflessione sulla tecnologia che sta ponendo in mano all’Uomo un grande potere demiurgico e di conseguenza da parte nostra richiede grande saggezza e responsabilità.

In un’epoca di accelerazione e pervasività tecnologica, come pure nel dibattito intellettuale e culturale sul rapporto Uomo - Tecnica, penso sia necessaria e imprescindibile un’impostazione etica progressista e umanitaria che ponga come principio-guida l’autodeterminazione umana riprendendo quello spirito rinascimentale perfettamente rappresentato dal messaggio di Pico della Mirandola il quale vedeva l’Uomo arbitro del proprio destino, essere indefinito la cui grandezza dipende dalla sua libertà, e pertanto artefice del suo abbrutimento o perfezionamento.

Se vogliamo evitare che la tecnologia sia usata in modo umanamente ed ecologicamente insostenibile o per scopi distruttivi e autoritari, se vogliamo indirizzare il cambiamento tecnologico in senso umanitario, e se vogliamo fare in modo che espanda effettivamente le nostre opzioni esistenziali, è allora necessario un approccio neoumanista, che veda kantianamente l’essere umano non come mero mezzo ma come un fine in sé che può e deve consapevolmente autodeterminarsi nel rispetto della vita e libertà altrui. Va precisato che il concetto-chiave di autodeterminazione qui va inteso come espressione della libertà positiva dell’Uomo e come atto con cui egli si determina secondo la propria 'legge', in opposizione a ‘predeterminismo’ che assume la dipendenza del volere dell’Uomo da cause non in suo potere.

Oggi questo spirito rinascimentale e illuminista, per cui l’Uomo smette di demandare a Dio o alla Natura il suo destino ma sceglie di partecipare attivamente al miglioramento spirituale e materiale di sé e del mondo, rivive in qualche modo nella corrente culturale-filosofica del Transumanesimo in cui il principio di autodeterminazione è così centrale e prioritario da diventarne la pietra angolare di un’ intera filosofia neo- e tecno- umanista che si propone di affrancare l’Uomo, attraverso scienza e tecnica eticamente orientate, dai vincoli di ordine sociale e naturale che impediscono il dispiegarsi delle potenzialità umane come singolo e come specie.

Nel progetto transumanista l’Uomo è posto al centro del discorso tecnologico con il compito di autodeterminare se stesso anzitutto scegliendo se continuare ad affidarsi alla lotteria naturale -  con tutto ciò che da essa deriva come vecchiaia, sofferenza, scarsità, mortalità, etc. -  oppure trascendere spiritualmente e materialmente la propria ristretta condizione istintuale-biologico-naturale. Siamo qui davanti alla massima espressione ideale dell’autodeterminazione umana, quella di un’evoluzione teleologicamente orientata, per l’appunto dalla filosofia transumanista sintetizzata nel concetto cardine di Evoluzione Autodiretta.

 

Mentre l'attenzione dei media e dei consumatori è tutta mirata alle meraviglie tecnologiche di prodotti tecnologici diventati protesi operative e cognitive per la nostra interazione con molteplici realtà parallele nelle quali viviamo, sfugge ai più la pervasività della tecnologia, nelle sue componenti nascoste e invisibili. Poca attenzione è dedicata all'uso di soluzioni di Cloud Computing e ancora meno di Big Data nei quali vengono archiviati miliardi di dati personali. In particolare sfugge quasi a tutti che il software sta dominando il mondo e determinando una rivoluzione paragonabile a quella dell'alfabeto, della scrittura, della stampa e di Internet. Questa rivoluzione è sotterranea, continua, invisibile, intelligente, Fatta di componenti software miniaturizzati, agili e leggeri capaci di apprendere, di interagire, di integrarsi e di adattarsi come se fossero neuroni in cerca di nuove sinapsi.  Questa rivoluzione sta cambiando le vite di tutti ma anche la loro percezione della realtà, la loro mente e il loro inconscio. Modificati come siamo dalla tecnologia, non ci rendiamo conto di avere indossato delle lenti con cui interpretiamo il mondo e interagiamo con esso. Lei cosa ne pensa?

È facile pensare che l’Umanità ne uscirà profondamente cambiata da questa rivoluzione tecnologica: solo a titolo di esempio pensiamo alla cd. “Internet delle Cose”, i miliardi di dispositivi e persone collegati in rete e connessi al cloud, gli agenti software conversazionali, più  comunemente detti “chatbot”, che si apprestano a mutare il modo in cui ci rapportiamo ai computer, la cd. “Mixed Reality” che sovrappone e aggiunge uno strato digitale al mondo materiale. Sono tutti trend destinati a convergere e a contribuire alla formazione di un network globale che sta superando di gran lunga in complessità il cervello umano.

Si avvicina quindi una nuova era del computing, definita dalla convergenza delle diverse tecnologie abilitanti e da un rapporto più stretto tra umani - macchine, in cui i computer potranno capire cosa ci circonda, in cui le informazioni digitali si fondono con la nostra realtà fisica come parti attive del nostro ambiente, e in cui la tecnologia sarà connessa all'esperienza umana, potenziando la nostra capacità di immaginazione, apprendimento, conoscenza, esplorazione, etc. tanto da trasformare radicalmente e irreversibilmente il modus vivendi e il cervello umano. Siccome il nostro cervello è infatti un organo superflessibile, che si sviluppa per due terzi dopo la nascita, crescere in un nuovo paesaggio tecnologico è come nascere in un mondo diverso che ridefinisce le nostre relazioni con la realtà, di conseguenza un cervello tecnologicamente ri-alfabetizzato ad ogni generazione è fisicamente, biologicamente – non solo culturalmente – diverso da quelli della generazione precedente.

Nel contesto tecnologico di questa nuova era del computing lo stesso concetto di “reale” diventerá assai liquido e relativo quando ad esempio potremo connetterci mediante avatar al nostro “universo immersivo” o accedere al nostro “mondo aumentato”, disporre di tutte le informazioni di cui abbiamo bisogno solo dove e quando sono necessarie, fino alla possibilità di scaricare direttamente la conoscenza nel nostro cervello e caricare nel cloud l’intera nostra personalità. Si immagini quale salto enorme realizzerebbe la cultura umana se ci fosse concesso un collegamento diretto alla conoscenza e all’esperienza di tutti gli altri abitanti del pianeta – se, nel prendere una decisione, potessimo attingere non soltanto alla nostra limitata esperienza e pratica ma a quella di miliardi di altre persone e “robot cognitivi”.

 

Se il software è al comando, chi lo produce e gestisce lo è ancora di più. Questo software, nella forma di applicazioni, è oggi sempre più nelle mani di quelli che Eugeny Morozov chiama i Signori del silicio (la banda dei quattro: Google, Fcebook, Amazon e Apple). E' un controllo che pone il problema della privacy e della riservatezza dei dati ma anche quello della complicità conformistica e acritica degli utenti/consumatori nel soddisfare la bulimia del software e di chi lo gestisce. Grazie ai suoi algoritmi e pervasività, il software, ma anche la tecnologia in generale, pone numerosi problemi, tutti interessanti per una una riflessione filosofica ma anche politica e umanistica, quali la libertà individuale (non solo di scelta), la democrazia, l'identità, ecc. (si potrebbe citare a questo proposito La Boetie e il suo testo Il Discorso sulla servitù volontaria). Lei cosa ne pensa?

Sarà certamente una delle grandi sfide globali del nostro tempo pensare a come le piattaforme digitali e i software intelligenti devono essere progettati per  accrescere, e non restringere o peggio annullare, le nostre libertà civili. Per tale motivo è diventato prioritario elaborare una piattaforma morale condivisibile da soggetti pubblici e privati nonché introdurre regole sovranazionali per fare in modo che tali tecnologie non si attivino o decidano di agire contro la nostra volontà, non invadano la nostra privacy senza il nostro esplicito consenso, e non violino diritti umani inalienabili.

Sarà altrettanto fondamentale poi un programma formativo essenziale, che dovrebbe accompagnare l'individuo in tutto il corso della sua vita, affinché siano coltivate soprattutto capacità critica ed empatica in quanto democrazia e libertà dipendono strettamente da quanto un ordinamento sociale ci tenga ad avere cittadini consapevoli e istruiti.

Infine, andrebbero attentamente vagliate e valutate tutte quelle opportunità epocali dischiuse dalle tecnologie digitali per costruire nuove relazioni sociali, nuovi modi di produzione, nuove condivisione di saperi e beni, come già sostenuto da Pierre Levy con il concetto di “Intelligenza Collettiva”, e da Michel Bauwens con la sua proposta di “sistema peer-to-peer”. Il grande cambiamento con Internet, infatti, è che contano sempre meno le gerarchie e invece contano sempre più i network contribuendo a un’intelligenza distribuita che però non è tanto una qualità dell’Internet odierna, ancora caratterizzata dall’accentramento delle informazioni nelle mani di pochi colossi del web orientati al profitto, quanto una potenzialità di un’Internet cooperativa che quindi va aiutata a divenire realtà concreta e diffusa.

Una delle studiose più attente al fenomeno della tecnologia è Sherry Turkle. Nei suoi libri Insieme ma soli e nell'ultimo La conversazione necessaria, la Turkle ha analizzato il fenomeno dei social network arrivando alla conclusione che, avendo sacrificato la conversazione umana alle tecnologie digitali,  il dialogo stia perdendo la sua forza e si stia perdendo la capacità di sopportare solitudine e inquietudini ma anche di concentrarsi, riflettere e operare per il proprio benessere psichico e cognitivo. Lei come guarda al fenomeno dei social network e alle pratiche, anche compulsive, che in essi si manifestano? Cosa stiamo perdendo  guadagnando da una interazione umana e con la realtà sempre più mediata da dispositivi tecnologici?

A proposito della paura che la tecnologia ci deprivi di qualche nostra qualità mi viene in mente Platone che nel suo dialogo Fedro, raccontando il mito di Theuth, avanzava la tesi che facendo troppo affidamento sulla parola scritta la nostra capacità di memorizzazione si sarebbe atrofizzata. Ai nostri tempi c’è chi similmente pensa che l’utilizzo del web e dei social media possano provocare un depotenziamento della memoria a breve termine e della nostra capacità di concentrazione, del desiderio di riflessione profonda, e della volontà di coltivare i rapporti interpersonali dal vivo.

Mi trovo però sulla stessa lunghezza d’onda del sociologo Derrick De Kerckhove quando fa notare come Internet è ormai un' immensa memoria generale che ci permette di posizionare la nostra memoria fuori dalla nostra mente liberando spazio per inventare e usare meglio la nostra intelligenza.  Stiamo dunque certamente esternalizzando alcune attività mentali tipicamente umane alle macchine intelligenti, ma in compenso grazie ad esse stiamo anche guadagnando maggiore flessibilità neurale, maggiore disponibilità verso il cambiamento e nello scambio collaborativo, maggiore autonomia e autostima personale, una più generalizzata e democratica creatività, una riduzione dei costi di accesso all’informazione, etc.

Insomma, i benefici di questa memoria infinita di dati, informazioni, contatti, unita ai vantaggi di una mega-rete di intelligenze (artificiali e aumentate), saranno ampiamente superiori agli eventuali rischi in quanto tutto ciò faciliterà la nostra vita personale e sociale, creando nuovi spazi e opportunità per la democrazia, rafforzando il sentimento cosmopolita, e sostenendo quella che Teilhard de Chardin ha chiamato “Noosfera” ossia una sfera collettiva in cui avvengono tutti i fenomeni del pensiero e dell'intelligenza e mediante cui ciascuna persona potrà vedere, sentire, soffrire, desiderare per proprio conto le stesse cose di tutti gli altri insieme.

 

In un libro di Finn Brunton e Helen Nissenbaum, Offuscamento. Manuale di difesa della privacy e della protesta, si descrivono le tecniche che potrebbero essere usate per ingannare, offuscare e rendere inoffensivi gli algoritmi di cui è disseminata la nostra vita online. Il libro propone alcuni semplici comportamenti che potrebbero permettere di difendere i propri spazi di libertà dall'invadenza della tecnologia. Secondo lei è possibile difendersi e come si potrebbe farlo?

Nell’epoca digitale possiamo facilmente prevedere che il tema della cyberprivacy e cybersicurezza sarà sempre più all’ordine del giorno considerando che quanto più le persone utilizzano i servizi online nella loro vita quotidiana, tanto più le loro aspettative di privacy digitale e di libertà di espressione li porteranno a chiedere migliori protezioni.

Noi possiamo certamente agire per ridurre la probabilità di intrusioni di hacker malevoli, governi spioni, o aziende affamate dei nostri dati, e possiamo imparare ed attuare ogni tecnica e strategia informatica per difendere la nostra sfera personale, ma ogni azione di questo tipo rimane nel campo della “resistenza sotterranea” e come tale può essere scavalcata da più avanzati e ubiqui sistemi tecnologici.

Meglio allora sarebbe impegnarci come cittadini, primariamente e apertamente, nelle politiche comuni di sicurezza informatica, come ad esempio l’obbligo di crittografare tutte le comunicazioni e di scartare i dati vecchi e non più necessari, invece di tenerli a tempo indeterminato, nonché nella creazione di  un’autorità di vigilanza, operante in ambito internazionale, che controlli e monitori il rispetto di regole e norme per garantire e tutelare la privacy di ogni cittadino digitale.

Vuole aggiungere altro per i lettori di SoloTablet, ad esempio qualche suggerimento di lettura? Vuole suggerire dei temi che potrebbero essere approfonditi in attività future? Cosa suggerisce per condividere e far conoscere l'iniziativa nella quale anche lei è stato/a coinvolto/a?

Potrei suggerire così tanti titoli che ne verrebbe fuori una lista molto lunga quindi qui mi limito a consigliare di riscoprire i classici del pensiero da sempre grande fonte di ispirazione: Platone, Pico della Mirandola, Francesco Bacone, Kant, etc., e poi ovviamente Teilhard De Chardin che a mio modo di vedere è stata una delle menti più illuminate della nostra epoca moderna.

Il suo Il Fenomeno Umano e la raccolta di scritti L’Avvenire dell’Uomo sono secondo me capolavori che vanno riscoperti e approfonditi per dare un senso più profondo e olistico all’evoluzione naturale ed artificiale che penso sia una tematica  che merita di essere esplorata anche da un punto di vista più filosofico e spirituale oltre che scientifico e psicosociologico. In particolare Tecnologia ed Evoluzione, Trascendenza e Transumanesimo, sono temi su cui certamente mi piacerebbe vedere maggiori approfondimenti culturali e riflessione etica magari utilizzando sia il medium testuale che quello audiovisivo.

Cosa pensa del nostro progetto SoloTablet? Ci piacerebbe avere dei suggerimenti per migliorarlo!

Il vostro progetto è certamente encomiabile in quanto i contenuti invitano e stimolano a riflettere sul nostro rapporto con la tecnologia pertanto mi auguro che si arricchisca di contributi interessanti in modo da renderlo anche una risorsa preziosa per tutti coloro interessati a capire, scoprire, approfondire quale direzione etica dobbiamo intraprendere verso un un futuro umano in cui tutti possano avere equamente accesso alle tecnologie che aumentano le nostre libertà.

* Tutte le immagini di questo articolo sono scatti di viaggio di Carlo Mazzucchelli (Tibet, Bhutan, Nepal, Mongolia)

 

 

 

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