Io abito la possibilità /

La possibilità. Una parola, una dimensione da vivere, da abitare.

La possibilità. Una parola, una dimensione da vivere, da abitare.

12 Settembre 2017 Anna Maria Palma
Anna Maria Palma
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Come tutte le parole che usiamo diventa interessante abitare il senso che la parola possibilità esprime. La mia vita ha ruotato molto spesso in questa dimensione, così ho colto la poesia di Emily Dichinson, ho creato l’espressione “Pianeta Possibilità”, ho approfondito e studiato quanto Rosamund Stone Zander e Benjamin Zander hanno scritto nel loro saggio “L’Arte del Possibile: trasformare vita privata e professionale”. Decisamente considero arte, questa attitudine a cercare sempre e comunque il Possibile intorno a noi, abitare la possibilità appunto.

Per dare un’organizzazione a quanto vorrei esprimere prenderei spunto dalle “lezioni” dei coniugi Zander esplorando ed espandendo quanto da loro espresso con lo scopo di proporre pratiche attive, che più di altre argomentazioni, possono modificare l’esperienza, stimolando un cambiamento degli atteggiamenti, delle percezioni, delle convinzioni e dei processi della mente.

Alla fine dell’esplorazione delle lezioni proporrò per concludere il ciclo, un video che include tutte le lezioni contenute nel libro stesso.

La prima lezione

É TUTTO INVENTATO

La realtà. Una delle poche parole prive di significato senza virgolette.                            Vladimir Nabokov

Che cosa allora in qualche maniera la definisce? La percezione, si la percezione  che viene normalmente considerata come: “Molteplicità di sensazioni con cui si prende coscienza di un fatto, di un avvenimento, di una notizia o di un oggetto esterno.

Attraverso la percezione noi influenziamo le nostre scelte, le nostre decisioni, le nostre relazioni, la nostra efficienza, la nostra libertà di evolvere, diremmo la nostra qualità di vita a livello personale e a livello professionale.

E’ sulla percezione che possiamo intervenire per apportare funzionali trasformazioni che possano modificare le nostre interazioni più importanti.

Ciò che alimenta e sostiene la percezione è “l’attenzione” intesa nell’accesso: “ad tendere”. Si tratta di attenzione consapevole, attenzione attiva. Quando siamo attenti a qualcosa tendiamo verso di essa.

Palmer sostiene che “La realtà viene sostenuta dall'attenzione. L'attenzione è l'energia creativa della coscienza. E' la zona di transizione dove il pensiero muta in percezione, l'area dove la coscienza si trasforma in realtà percepibile ai sensi! (da Riemergere, H. Palmer, Ed. Futura)”.

Siamo stati educati e ci siamo allenati ad una attenzione esterna, poco per quella interna: è mancata forse un’educazione a saper “so-stare” nella percezione. Siamo così orientati ad arrivare da qualche parte, a giungere a una qualche destinazione, un luogo fisico o una possibile soluzione a qualche controversia, che stiamo nell’urgenza di “raggiungerla”, di “farcela”.

Manca una reale connessione con quanto stiamo percependo. Cosa significa connessione in un’epoca che permette collegamenti virtuali di ogni tipo? Con che cosa siamo connessi? In spiaggia con il cellulare all’orecchio: siamo davvero in spiaggia? Per strada con il cellulare all’orecchio: siamo davvero per la strada? Al volante, a parlare al cellulare, siamo davvero al volante?... E nelle relazioni con gli altri? E in quella con noi stessi? Abbiamo sempre un’altra cosa da fare e questo ci impedisce di trovarci dove siamo in realtà.

Se consideriamo poi la percezione rispetto ad elaborare uno stato d’animo di disagio, una emozione che crea sofferenza, le riflessioni si estendono in altre direzioni.

L’attenzione consapevole consente di “entrare” nel disagio e nella sofferenza per correggerne la percezione. Possiamo trasformare anche quella che abbiamo di eventi e di ricordi: non cancellarli, ma rivederli, e attraverso elaborazioni particolari, riuscire a scollegarli dal coinvolgimento emotivo ancora troppo forte.

Ognuno di noi ha un punto di vista sulla realtà. Le cornici della nostra mente definiscono e delimitano quello che percepiamo come possibile. Anche il linguaggio definisce la realtà che stiamo sperimentando, così possiamo considerare la possibilità di un linguaggio generativo, un linguaggio gentile da usare sia nel nostro colloquio interiore che con gli altri

Occorre trovare validi stimoli ad organizzare un’esperienza migliore, ad avere un’appropriata percezione degli eventi esterni e delle proprie capacità di gestirli e fare piani evolutivi per la propria vita.

E allora poniamoci qualche domanda:

Quale ipotesi sto facendo che determina quello che vedo?

Cosa posso “creare” adesso che mi possa offrire altre scelte?

“Se le porte della percezione fossero purificate, tutto apparirebbe all'uomo come realmente è, infinito"   -   William Blake

 

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