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L'immaginazione è la virtù della vita

L'immaginazione è la virtù della vita

21 Marzo 2018 Walter Coda
Walter Coda
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Mirko di Brisco è un semplice essere umano, di quelli che sognano di svolgere il lavoro, l’attività, il “mestiere” preferito e in realtà fan tutt’altro. Alto, mingherlino, occhialuto, lo riconosci dalla presenza di una componente indispensabile: la barba. Lunga, corta, intrecciata, non lo vedrete mai senza la caratteristica che contraddistingue l’uomo e la donna. Almeno fino a qualche decennio fa.

Ora si può cantare e vincere un premio musicale anche se oltre a un bel seno ci abbini una barba ben curata. Per fortuna che si può, tutti hanno diritto alla propria espressione artistica. A Mirko piacciono tante mansioni, impieghi, scardinamenti culturali, vuole fare della sua vita un ricco calderone di idee, da mettere in pratica a metà e l’altra lasciarla friggere per bene nei vari dispositivi mobili, oggetti cartacei, giusto per rimbambirsi con sorpresa in mesi e anni successivi.

Vuole il brio, il continuo mutare, l’attesa. Ma un concetto emerge su tutti: l’immaginazione.

Quando si parla di fantasia, per alcuni nasce un rapporto conflittuale con la propria parte razionale, ci si convince che non è importante mettere insieme parole di categorie diverse per formare una frase, e se qualcuno ha la spontaneità di farlo viene considerato come un uomo non cresciuto totalmente, un eterno bambino. Vogliamo definire Mirko così? Ci può stare, ma nulla serve ad apprezzare le qualità di sé stessi. Calma, allarghiamo per un attimo il concetto.

L’immaginazione è la virtù della vita.

Tutti abbiamo bisogno di sognare e di credere in qualcosa. Il rischio di viversi è perdere l’indipendenza totale, un male che annaffia la pianta del bene. Senza azzardi, tutto è terribilmente stabile. E se solo per un attimo potessimo tornare indietro, lo faremmo per guardare dall’esterno quanto una punta dell’iceberg ha sotto di sé un blocco di ghiaccio enorme, pieno di sacrifici, silenzi, pianti, lacerazioni dell’anima. Però così non va, sembra di scrivere un post sui social network e invece l’intento è di raccontare una storia di emozioni contraddittorie, di quelle che oggi ti fan sentire bianco e domani nero.

A proposito di colori, lo sapete che i due precedenti sono detti “acromatici”? Si, perché senza tinta. Ma ci permettono di afferrare un sacco di opinioni, giudizi altrui, persino di elevare qualcuno a un ceto sociale più alto, in nome di una differenza che non c’è. Anzi, uno dei due assorbe tutti i colori, quindi è più caldo, tenero, abbraccia la diversità, non la riflette.

A Mirko piace riflettere, fin troppo, perché se dovesse ricevere una telefonata dalla produzione di un reality di sicuro porterebbe con sé uno specchio. Lui afferma di sentirsi sicuro, determinato, e vive ogni giorno attraverso i riflessi dell’anima, e quelli delle materie. Soffre di un DOC, disturbo ossessivo compulsivo, sente costantemente il bisogno di vedere la propria immagine, a costo di sembrare ridicolo, ma deve guardarsi. In pigiama, nudo, con la barba, senza (?) il magico silicio trasformato in oggetto è l’elemento per rendere tranquilla la sua giornata.

E se non ci fossero specchi? Non importa, anche le mattonelle dei bagni o le pozzanghere riflettono egregiamente. E le posate ci insegnano che basta avere pochi centimetri di spazio per essere felici. Un po’ come quando cerchi una persona e lei no: ti basta vedere una sua foto o un suo oggetto e i polmoni respirano meglio.

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