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Le frontiere della conoscenza

Le frontiere della conoscenza

09 Maggio 2013 Antonio Fiorella
Antonio Fiorella
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C’è un fil rouge che unisce le frontiere della conoscenza. Un filo esile e vitale che percorre tutti i vasi sanguigni. Attraverso milioni di cellule raggiunge i capillari nelle aree più remote del corpo, e del genere, umano. E da esso si dipana per arrivare a comprendere, dal latino cum-prehendere prendere insieme, (abbracciare) ogni attività dell’uomo intrapresa dai tempi dei tempi.

La mente crea sviluppa e condiziona ogni passo di qualsiasi ordine e grado; ogni passaggio culturale, religioso, umanistico e/o scientifico è generato sotto influenze che si propagano, in mille direzioni, per cerchi concentrici; la conoscenza dei traguardi della ricerca scientifica conseguiti nell’ambito del cervello, rende possibile l’osservazione delle altre discipline sotto una luce diversa e ne rivela  i limiti, tratteggiando i confini territoriali che circondano, nostro malgrado, la vita.


La fantasia, qualità della mente che agisce da agente esploratore, è capace di eseguire progressioni ardite; però salti rocamboleschi, viaggi galattici sia nello spazio che nel mondo delle fiabe non sono che voli pindarici. Tale affermazione, nell’armonia dello sviluppo digitale, potrà suonare una stonatura; e nel tempio che ne ostenta i traguardi più avanzati, addirittura come una bestemmia! Ma non è così che procede la scienza, attraverso affermazioni e smentite? Secondo Edgar Morin gli analfabeti del XXI sec. non sono quelli che non possono leggere e scrivere, bensì quanti non sanno apprendere, disapprendere, riapprendere.


Le conquiste collettive (perché di civiltà si tratta: laddove ci sono forti squilibri, prima o poi scoppiano disastri che annullano i progressi raggiunti) progrediscono con ritmi non dissimili dall’incedere delle radici di una pianta. Lo dimostrano i corsi e ricorsi storici. Il fulcro delle correnti di pensiero rimane ancorato al territorio per tempi prolungati. I legami ambientali hanno sempre assoggettato, condizionato, sottomesso culture, idee e religioni che a fatica si mescolano. E più che fondersi in una amalgama nuova appaiono come liquidi di peso specifico diverso che, di continuo, tendono invece a riprendere lo stato naturale che gli è proprio.


La conoscenza, che non si traduce in un comportamento coerente (o quantomeno non diventa un arnese della cassetta degli attrezzi), equivale a un corpo in stato vegetativo: pensiero vegetale.


Nello sfondo del percorso dell’umanità resta la frattura - apparentemente incolmabile - tra progresso e civiltà, élite e masse, sete di dominio e bisogni primari dei popoli. Ed è una frattura che rappresenta una miccia sempre accesa capace di riportarci indietro, di azzerare millenni di storia.


Il labirinto della ragione, Antonio Fiorella, Pro.www.edi (ebook scaricabile qui per uso personale e non commerciale)

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