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Risvolti della tecno-scienza

Risvolti della tecno-scienza

12 Giugno 2015 Antonio Fiorella
Antonio Fiorella
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Dalle nanotecnologie agli OGM le contraddizioni della turbo-tecno-scienza investono la vita dei singoli individui e i principi fondanti della democrazia.

Lo sviluppo tecnologico, sostiene Mario Capanna, ha introdotto una forzatura del concetto di invenzione, che in passato aveva guidato la concessione dei brevetti industriali. La lobby delle multinazionali è riuscita ad ottenere che il concetto fosse esteso anche ai geni presenti nel DNA degli organismi viventi, purché si sia in grado di isolarlo e di descriverne le funzioni. L’identificazione, la descrizione delle funzioni dei geni devono invece essere considerati delle scoperte.

Il medesimo pensiero è condiviso da molti esponenti del mondo accademico, e da quanti s’interrogano sulle sorti dell’umanità alla luce dei traguardi scientifici raggiunti. I quali sollevano problemi di natura etica, di sostenibilità ambientale, oltre alla questione cruciale di mantenimento dell’equilibrio complessivo. Emerge la necessità di cambiamenti radicali; l’idea di “ricerca partecipata” rappresenta un punto di convergenza tra l’operato dello scienziato e la società civile che, informata, si rende partecipe delle scelte e degli orientamenti da adottare. 

Sul versante opposto c’è chi esige che la ricerca proceda senza vincoli né remore, ponendo la scienza al di sopra di problematiche  di ogni ordine e grado. Posizione questa tacciata di scientismo.

Mario Capanna, presidente della Fondazione Diritti Genetici, ha coinvolto nella querelle un buon numero di scienziati, ricercatori, filosofi e intellettuali. Dal dibattito è nato il libro Scienza bene comune, pubblicato da Jaca Book.

Siamo sicuri, s’interroga Mariano Bizzarri (prof di Biochimica, Univ. La sapienza)  che l’articolazione della democrazia attraverso gli assetti che ha saputo darsi possa poi concretamente dare una risposta e confrontarsi nel merito delle contraddizioni sollevate dalla “tecno-scienza”? I luoghi di formazione del consenso politico, così come sono venuti istituzionalizzandosi in Occidente, non danno oggi garanzie che questioni di tal fatta possano essere affrontate con la competenza, il rigore e il tempismo richiesti.

Da qualche decennio stiamo vivendo un paradosso, osserva Margherita D’Amico, biologa. Si assiste all’evoluzione della scienza e delle tecniche e contemporaneamente all’involuzione della democrazia e del benessere sociale. E così posto il problema diventa più politico che scientifico.

Karl Popper, nel lontano 1945, scrisse ne La società aperta e i suoi nemici che bisogna/va rifiutare di ravvisare il problema centrale della politica nell’interrogativo: “Chi dovrebbe governare?” Piuttosto, c’è/c’era da chiedersi, “come possiamo organizzare le istituzioni politiche in modo che i governanti cattivi o incompetenti possano essere impediti dal fare troppo danno?”

Parafrasando Popper si potrebbe dunque porre la domanda su come impostare il terreno della ricerca in modo tale che non ne scaturiscano danni esorbitanti.

Andando al punto di partenza del contendere (la genetica), Renato Dulbecco, premio Nobel, ha rivelato: “Introducendo un nuovo gene in una cellula, la funzione di un gran numero di altri geni viene alterata”, per cui è difficilissimo prevedere  le alterazioni che si possono generare a carico del metabolismo degli organismi entro cui si esprimono. “L’alta complessità del genoma determina un ambito di incertezza del rischio della transgenesi: la migrazione di geni, tra piante OGM e varietà tradizionali o relativi selvatici”.

Manuela Giovannetti (Microbiologia agraria, Univ. Di Pisa) ravvisa un esempio di “ricerca partecipata” nell’esperienza di Salvatore Ceccarelli, genetista, che ha lavorato presso l’Int.l Center for Ag. Research in Dry Areas, in Siria, assieme agli agricoltori di molti paesi dell’area; ha sviluppato varietà di orzo oggi coltivate in 24 paesi, e ha individuato quelli più resistenti alla siccità.

Il sapere contadino, secondo Salvatore Ceccarelli, rappresenta un patrimonio assolutamente da non disperdere.

Nel 1999 la rivista Nature pubblicò un articolo dove si sosteneva che “dimostrare che un cibo GM è chimicamente simile al suo equivalente naturale non è una prova sufficiente della sua innocuità per il consumo umano”. Pertanto la scienza ha acquisito prove sull’interdipendenza dei geni, sull’impossibilità di predire la storia di un organismo partendo solo dalla conoscenza della sequenza dei suoi geni.

In proposito Fabrizio Fabbri, Direttore scientifico FDG, riporta un caso di contaminazione accertato nel 2001 e confermato da successivi studi. Nella regione messicana di Oaxaca, luogo in cui la coltivazione del mais transgenico era stata vietata dal 1998, venne scoperta la contaminazione del criollo, un lontano parente del mais.

Marcello Cini, prof Fisica, La Sapienza, fa una netta separazione tra beni materiali (oggetto di consumo e quindi brevettabili) e beni immateriali, che “non cessano di essere fruibili all’atto del loro uso da parte di un singolo individuo. Al contrario, essi si moltiplicano al crescere della moltiplicazione dei fruitori”. Diventa assurdo ridurre a rango di merce la conoscenza del mondo, che viene prodotta a ritmo sempre più vorticoso secondo le regole dell’economia del capitale globale. Su queste scelte “si gioca la partita del futuro della nuova civiltà”.

Le migliaia di varietà di cereali, che hanno fornito per millenni il nutrimento base delle diverse comunità umane, sono state estromesse per essere “rimpiazzate da quelle – che si contano sulle dita di una mano – prodotte dalle sei multinazionali dell’alimentazione”.

I vincoli del brevetto industriale impediscono la possibilità di effettuare incroci; vietano lo scambio di sementi. Ma queste sono pratiche in uso da sempre nel mondo rurale. Nei paesi poveri, dove l’agricoltura di sussistenza svolge un ruolo fondamentale, rappresentano un fattore di radicamento alla terra per l’intera comunità.

Nel campo delle nanotecnologie si riscontrano le medesime restrizioni registrate nel settore degli OGM, con evidente sottovalutazione degli aspetti di criticità già documentati.

L’enigma dell’isola di Pasqua, per com’è stato sciolto dagli studiosi, è un grandioso e minaccioso apologo su come le società possono distruggere da sé il proprio futuro per gigantismo e imprevidenza. (Gustavo Zagrebelsky)

Marco Mamone Capria (docente di Matematica e Informatica, Università di Perugia) parte da un atto di riconoscimento verso il pensiero di Thomas Kuhn (1922-1996), storico e filosofo statunitense, il quale nell’arco della sua vita ha scritto diversi saggi di storia della scienza sviluppando alcune nozioni fondamentali. Le rivoluzioni scientifiche, secondo il ciclo kuhniano, seguono l’andamento ciclico: scienza normale -> crisi  -> rivoluzione ->  (nuova) scienza normale

Una comunità così strutturata corre seri rischi di: 1) arroccarsi per lunghi periodi su posizioni sbagliate, 2) ignorare direzioni di ricerca fruttuose e anche socialmente vantaggiose, 3) alimentare una competizione malsana.

Dall’esperienza passata viene evocata la dottrina delle razze umane secondo la quale certi tratti somatici sarebbero stati rivelatori di qualità ereditarie, come l’intelligenza, l’operosità sociale, ecc. Tale ortodossia nel secolo scorso ha concorso all’evolversi di eventi sfociati in catastrofe.

Nell’andazzo corrente, “se si riesce a basare sulla scienza un’opinione, si è arrivati al massimo livello di persuasività possibile  nel discorso pubblico attuale. La scienza è oggi come fonte di autorità quello che i pronunciamenti della gerarchia ecclesiastica erano nel Medioevo”.

La nozione di “fare carriera” conduce al paradosso che spesso i gerarchi della scienza, benché umani anche loro in quanto a disponibilità di tempo ed energie vitali, sono in grado di esibire una lista di pubblicazioni in costante crescita. Il “miracolo” è opera della cosiddetta paternità onoraria. In pratica “coloro i quali sono debitori al gerarca per i finanziamenti, il posto di lavoro [e quant’altro], lo ricambiano dandogli facoltà di includere il suo nome nella lista degli autori”. Ma esiste un’altra maniera, ancora più spericolata, di dare il proprio contributo. Succede soprattutto in campo medico. Alcuni articoli vengono scritti da “persone incaricate dall’industria di sostenere una certa tesi precostituita”; gli stessi poi sono “offerti” a qualche luminare perché conceda la propria firma. Un buon viatico per moltiplicare emolumenti ed onori.

Più gli esperimenti sono complessi, più esigono la cooperazione di un gran numero di scienziati, e più diventano costosi: il caso della fisica delle particelle elementari ha richiesto un investimento di circa 9 miliardi di dollari.

Maggiormente in casi come questi i finanziamenti seguono il filo sia dell’ortodossia sia degli obiettivi dei committenti.

“Si è stimato oltre un decennio dopo [la fine della guerra fredda] che ‘circa la metà degli scienziati in tutto il mondo sono attualmente impegnati in programmi di guerra’, il che dovrebbe quanto meno far riflettere coloro i quali sono abituati ad associare la ricerca scientifica e il suo finanziamento a ideali progressisti”.

E’ notorio che i media facciano da cassa di risonanza all’ortodossia scientifica, mentre è ben difficile che diano spazio a opinioni in contrasto con il pensiero dominante. Ecco alcuni frammenti di ortodossia (dei molteplici trattati su Scienza e democrazia*) su cui Capria si mostra scettico:

  • I principi dell’alimentazione sana (opinione ortodossa: basta che sia “varia”),
  • L’inquinamento elettromagnetico (non deve destare preoccupazione),
  • Le basse dosi di radiazioni (sono innocue)
  • Il debito pubblico (da abbattere con privatizzazioni e riduzione della spesa pubblica)

Il sito intitolato “Architects and engineers for 9/11 truth” riporta, ad oggi, il numero di “2353 professionisti verificati di architettura e ingegneria”  che hanno firmato una petizione al Parlamento degli Stati Uniti in cui si legge:

Riteniamo che ci siano abbastanza dubbi sulla versione ufficiale per giustificare l’apertura dell’investigazione dell’11/9. La nuova investigazione deve includere una indagine completa sul possibile uso di esplosivi che possano essere stati la causa effettiva della distruzione delle Torri Gemelle e dell’Edificio 7 del World Trade Center.

Il numero dei documenti secretati è smisurato; negli USA, dal 1996 al 2009, quelli contenenti informazioni confidenziali sono passati da circa 6 milioni a oltre 54 milioni. “Sarebbe estremamente utile… che i sedicenti difensori della libertà di ricerca denunciassero l’ostruzionismo che è imposto alla ricerca storica dal segreto di Stato e dal segreto industriale, un po’ in tutto il mondo”.

 

Circa il problema della legittimità dell’interferenza della morale e della politica nella sfera della ricerca scientifica, Nadia Urbinati (docente di Teoria politica, Columbia University) cita Jürgen Habermas: “Avremmo un dovere interferire in questa libertà perché in gioco c’è la forma-vita stessa”. Il vero problema lo creano l’incontro di un “eros smodato per gli esiti creativi” della conoscenza e della tecnologia con un “eros altrettanto smodato per il profitto e il successo”.

Giuseppe Sarcina, giornalista del Corriere della Sera definisce apparato la commistione creatasi tra scienza e fonti di potere; l’apparato avrebbe in mano le chiavi della produzione e della distribuzione della tecnologia nelle società più avanzate, senza una sostanziale legittimità democratica.

Liliana Cori, ricercatrice del CNR, punta l’indice sulla difficoltà di affrontare un dialogo  costruttivo tra autorità, professionisti, e cittadini.  Un esempio per tutti, il caso della TAV. I medesimi meccanismi conflittuali si riproducono sui diversi terreni nel nostro Paese. Oltralpe il “dibattito pubblico” preventivo alle decisioni è regolato da una legge nazionale del 1995; ma già era in vigore una forma di coinvolgimento definito inchiesta pubblica, da noi pressoché sconosciuta.

Il Nimby Forum è l’unico database nazionale delle opere di pubblica utilità che subiscono contestazioni. Nato nel 2004, per l’iniziativa di un gruppo di costruttori italiani di grandi opere, è supportato da varie associazioni. “I promotori non nascondono questa realtà; ma neppure essa viene esplicitata”.

La battaglia sugli OGM è emblematica e coinvolge tutta la società. La discussione valica i confini di un campo coltivato. Quando gli effetti non si estinguono, come si vuol far credere, nell’ambito dell’acro, ma investono la vita nella sua essenza, difatti scardinano meccanismi consolidati nei secoli. (Vincenzo Vacante, Lab. Di Entomologia, Univ. Reggio Calabria)

Come creare ricchezza sta alla scienza. Verso dove indirizzarla alla politica. (Giorgio Ruffolo, ex ministro dell’Ambiente)

La dittatura del profitto ha la pretesa di ridurre a merce il patrimonio di conoscenze accumulato nel corso di millenni di storia; ogni ulteriore passo in questa direzione “costituisce un’ipoteca mortale sul presente e sul futuro della civiltà umana”.

AF

 

 


Scienza bene comune, a cura di Mario Capanna, Jaca Book / Fondazione Diritti Genetici

 

(*) Scienza e democrazia

 

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