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Chi è il vero concorrente di Netflix?

Chi è il vero concorrente di Netflix?

04 Maggio 2017 Carlo Mazzucchelli
Carlo Mazzucchelli
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A svelarlo non sono ricerche o analisti di mercato ma lo stesso Amministratore Delegato dell'azienda. Lo svelamento comporta una sorpresa e un sorriso, una lampadina leggera che si accende ogni qualvolta si scopre la novità anche dove non c'è. La sorpresa è grande perchè il concorrente di Netflix viene individuato nel sonno e nel doce addormentarsi sul divano di casa!

Da tempo si sa che il maggiore concorente della pasta Barilla non è la pasta De Cecco o Voiello, bensì il diffondersi di nuove abitudini che hanno ad esempio alimentato i fenomeni del pranzo a base di sushi o gli aperitivi-cena. Nulla di sorprendente quindi se si scopre che la vera concorrenza per Netflix deriva dall'abbandonarsi al sonnellino che precede il letto e che risponde al normale bisogno umano di chiudere gli occhi, come conseguenza di noia, stanchezza, semplice obbedienza a semplici leggi fisiologiche.

In un mercato televisivo sempre più affollato, agguerrito e competitivo (non solo YouTube ma anche Amazon, HBO e molti altri in arrivo come Apple), tutti gli attori che vi fanno parte sono alla ricerca costante dei fattori dirompenti che possano spiegare il successo o il fallimento di una piattaforma, di un modello di business o di una proposizione marketing. Scoprire che il fattore dirompente (disruptive) è il sonno (che occupa un terzo del tempo giornaliero di ogni persona) può sconvolgere le menti fine di responsabili marketing e strateghi aziendali ma non dovrebbe meravigliare. E' con il sonno infatti che devono combattere tutti coloro che, appassionati e dipendenti dalla sequenza delle serie televisive lotta contro i cuoi bisogni naturali pur di rimanere sveglio per scoprire cosa succederà ai protagonisti di Breaking Bad, Narcos, Vikings o Black Mirror. Il sonno rubato dalla dodicesima puntata di Breaking Bad e successive potrebbe diventare un handicap pesante per la serata successiva e la sua destinazione certa, un sonno ristoratore sul divano, mentre il professore di chimica continuerà a vivere le sue avventure come previsto dalla sceneggiatura pensata per tenere svegli e attenti.

Fortunatamente per Netflix la concorrenza del sonno è condivisa con altri concorrenti. E' una concorrenza assimilabile al sushi per la pasta Barilla o alle Google Car che, prima o poi, potrebbero mettere in difficoltà Uber, oggi troppo focalizzata a sconfiggere la ribellione dei tassisti e la concorrenza di applicazioni simili come Lyft, Curb, Grab, Didi Chuxing o Ola e che potrebbe trovarsi nella necessità di sostituire i suoi autisti attuali con robot e machine dotate di intelligenza artificiale.

Che la concorrenza si annidi in luoghi non sempre facili da individuare o ovvi lo sa anche Facebook che ha scoperto come la competizione vera non sia quella di altre piattaforme di social networking simili ma nel tempo speso dai suoi utenti con altre piattaforme come ad esempio YouTube, videogiochi o TV.

Mentre Uber, Facebook e altre piattaforme simili devono confrontarsi con realtà sempre più agguerrite e motivate a occupare mente, tempo ed emozioni degli utenti, Netflix in fondo deve solo sconfiggere il sonno. Lo può fare puntando a potenziare la caratteristica farmacologica e anfetaminica dei suoi programmi, puntando sulla qualità, sulla dipendenza dell'utente e sulla capacità di resistere al sonno pur di non perdersi l'ultima trovata degli sceneggiatori di Breaking Bad usata per prolungare la visione. Se la componente anfetaminica della serie in visione non fosse sufficiente, Netflix potrebbe, tramite Amazon, consegnare a domicilio dei bastoncini reggi-palpebre e quanto basta per uno spuntino serale a base di alcolici e pasticcini!

 

*La foto della testata è mia, scattata in Mongolia in una iurta dotata di parabola satellitare e televisore piatto...

 

PS: Spunti per questo testo sono stati tratti da un articolo del Guardian e dalle dichiarazioni di  Reed Hastings, AD di netflix.

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