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Con Negroponte 15 anni fa.

Con Negroponte 15 anni fa.

24 Febbraio 2012 Carlo Mazzucchelli
Carlo Mazzucchelli
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Una breve notizia del quotidiano la Repubblica richiama il ricordo di un incontro di quasi 15 anni fa con Nicholas Negroponte a Barcellona. L'autore di Being Digital aveva previsto l'importanza del dito come interfaccia uomo.macchina ma anche come caricare i telefonini senza ricorrere ad alimentatori elettrici. Ora la previsione sembra essere diventata realtà grazie all'inventività italiana.

La notizia pubblicata oggi sul giornale la Repubblica sull'invenzione di un gruppo di liceali di Montecatini mi ha ricordato un aneddoto di un convegno organizzato a Bercellona 15 anni fa che prevedeva la partecipazione come key speaker di Nicholas Negroponte, autore di Being Digital.

Negroponte aveva divertito la platea con molte visioni e pre-visioni future. Una di queste, raccontata sotto forma di barzelletta, descriveva una persona impegnata a telefonare con un telefono cellulare impiantato in due dita della mano sotto forma di chip. Dopo aver descritto il funzionamento di quel tipo di telefono Negroponte aveva aggiunto che non ci si sarebbe dovuti meravigliare dal vedere la stessa persona al telefono in atto di correre sul posto. Scopo di quella corsa infatti poteva essere la necessità, raccontava Negroponte, di ricaricare il telefonino!

Ora a distanza di anni sembra che trasformare il movimento in energia elettrica sia diventato possibile: l'idea di quattro ragazze trasformata in realtà dal Cnr e da una serie di aziende che hanno collaborato al progetto. Un nuovo fronte nel vivace mondo dell'energy harvesting, ovvero della raccolta dell'energia dalle azioni quotidiane

È TUTTO made in Italy ed è uno dei dispositivi più interessanti nel campo dell'energy harvesting, il processo per cui l'energia, proveniente da sorgenti alternative, viene catturata e salvata. Si tratta delle prime scarpe a recupero energetico, realizzate grazie a un'idea di quattro ragazze del liceo scientifico 'C. Salutati' di Montecatini terme, sotto la supervisione del Consiglio nazionale delle ricerche.

Scarpe che non a caso sono state battezzate Hermes, come l'instancabile messaggero degli dei. Tutto nasce nel 2010, quando l'Istituto di ricerca sulle popolazioni e le politiche sociali (Irpps) del Cnr organizza InvFactor, un concorso diretto alle scuole superiori italiane volto a valorizzare nuovi talenti in ambito scientifico-tecnologico e a premiare i progetti più interessanti dei 'giovani archimedi'. Tanto per dimostrare che, a ben vedere, in Italia i cervelli ci sono: basta incoraggiarli.

Nel liceo Salutati c'è una ragazza, Irene Chirico, che ama fare jogging. Correndo correndo, improvvisamente la lampadina del genio si accende: perché non tentare di recuperare tutta quell'energia prodotta dal movimento e accumularla in una batteria per poi riutilizzarla? Espone la sua intenzione a tre amiche - Giulia Tuci, Alessia Nannini e Cecilia Pellegrini - e alla professoressa, Maria Carmela Foti.

"Abbiamo pensato a una calzatura che unisse comodità, resistenza e recupero dell'energia", spiega Irene Chirico. "Oggi è fondamentale cercare di sfruttare fonti energetiche rinnovabili, unendo magari questo aspetto a un'attività salutare". Sì, ma come realizzarle? Le ragazze allora si rivolgono all'Istituto di chimica dei composti organometallici (Iccom) del Cnr di Pisa, nella persona del professor Vincenzo Palleschi, responsabile del laboratorio di Spettroscopia applicata. "Buon giorno professore, noi avremmo un'idea...".

L'idea è quella di inserire all'interno della scarpa un dispositivo che sfruttando i principi dell'elettromagnetismo converta l'energia meccanica prodotta dalla camminata in energia elettrica. Un grande calzaturificio della zona dà la propria disponibilità a partecipare al progetto, disegnando addirittura una scarpa speciale per alloggiare il convertitore meccano/elettrico.

....completa la lettura

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