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Homo technologicus, oltre i limiti dell'umano

Homo technologicus, oltre i limiti dell'umano

24 Maggio 2017 Carlo Mazzucchelli
Carlo Mazzucchelli
Carlo Mazzucchelli
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Le nuove tecnologie hanno cambiato il nostro rapporto con le macchine. Siamo da sempre naturalmente tecnologici perchè concepiamo strumenti che retroagiscono su di noi cambiandoci. L'uomo con il computer è diverso dall'uomo senza computer. Dobbiamo coabitare ed usare la tecnologia ma al tempo stesso essere coscienti che la tecnologia non è più neutrale, non ci lascia indenni!

Un articolo del 2013, sempre attuale....


Introduzione

Le nuove tecnologie hanno reso evidente una verità nota da tempo: la tecnologia non è un effetto della capacità produttiva umana ma si sviluppa, evolve e cresce in simbiosi con l'umano e in una interazione circolare caratterizzzata da feedback e contro-feedback e forti influenze reciproche.

In questa evoluzione, che dura da quando l'uomo è apparso sulla terra come homo abilis, si mescolano componenti biologiche, culturali e tecnologiche. Una miscela che si forma con una rapidità crescente grazie alle nuove tecnologie dell'informazione e alla mente globale e connettiva da esse prodotta e tale da prefigurare l'avvento ravvicinato della nuova specie raccontata da Ray Kurzweil nel suo libro sulla singolarità umana. L'evoluzione di cui siamo compartecipi non è, come direbbe Longo "Homo sapiens più tecnologia, ma homo sapiens «trasformato» dalla tecnologia, la quale oggi implode nell' uomo, trasformandolo in un «simbionte»" ( Homo technologicus - 2001 ).

Su questi temi è tornato in una intervista a la Repubblica, Giuseppe O. Longo, teorico dell'informazione e scienziato nonchè autore di numerosi libri sull'argomento. Una intervista che è servita a Longo per riconfermare il suo punto di vista sul ruolo che la tecnologia ha nel contribuire a formare le nostre categorie cognitive e operative e nel condizionare la nostra evoluzione e il nostro sviluppo futuro.

Tutto può essere ricondotto all'interrogativo se viene prima l'uovo o la gallina. Siamo noi a guidare e determinare la tecnologia o è la tecnologia ad avere preso possesso della nostra mente? Quando parliamo di tecnologia sembra sempre che siamo noi a produrla ed a controllarla. In realtà basta soffermarsi sulle scoperte recenti degli antropologi per capire che la verità è ben diversa!

Secondo Longo l'evoluzione dell'uomo è oggi fortemente tecnologica e tale da mettere quasi in secondo piano quella biologica e di accentuare (accelerare) quella culturale.

Nella realtà l'evoluzione di cui siamo oggi co-protagonisti avviene in modo simbiotico integrando componenti biologiche, culturali, informative e tecnologiche. Il tutto a formare i presupposti per l'uomo bionico che verrà, fatto di carne e sangue ma anche traducibile in pura informazione.

La nuova evoluzione avviene secondo Longo "...grazie ad algoritmi evolutivi che si moltiplicano, si replicano, interagiscono tra di loro e si selezionano: vengono eliminati i peggiori e accettati i migliori, come accade nella selezione naturale. E si finisce così per creare qualcosa che si"auto-evolve".

L'era che stiamo vivendo è il frutto della evoluzione delle  tecnologie dell'informazione dagli anni dei mainframe ad oggi.

Le nuove tecnologie Web 2.0, social, Mobile sono invece la dimostrazione di come samo entrati e stiamo già vivendo in un'era fatta di esperienze simbiotiche tra uomo e macchina, tra sinapsi mentali e sinapsi artificiali, tra razionalità della macchina ed emozioni/emotività dell'umano.

Verso la singolarità

A raccontarci che la singolarità è prossima è stato l'inventore e futurologo Ray Kurzweil con il suo libro 'The Singularity Is Near: When Humans Transcend Biology ' del 200, un libro sulla intelligenza artificale e sul futuro possibile dell'umanità. Il termine singolarità non era nuovo ed era già stato elaborato in due libri precedenti dell'autore: The Age of Spiritual Machines (1999) e  The Age of Intelligent Machines (1990).

Secondo l'autore l'accelerazione esponenziale nella evoluzione tecnologica in ambiti di ricerca e sviluppo diversi quali i computer, la nanotecnologia, la genetica, la robotica e l'intelligenza artificale porta ad una singolarità tecnologica che nel 2045 potrebbe rendere difficoltosa all'uomo la stessa comprensione della evoluzione e dei progressi in corso. I cambiamenti, secondo Kurzweil saranno irreversibili e porteranno ad essere umani con menti e corpi alterati geneticamente e modificati grazie a nanotecnologie e componenti di intelligenza artificiale. Al termine di questa evoluzione emergerebbe una realtà simbionte uomo-macchina con una intelligenza mille volte superiore a quella attuale o, per dirla con le parole di Longo nell'intervista a Repubblica, una nuova realtà che ci vedrà "..diventare un'unica creatura planetaria".

L'avvento di questa creatura è strettamente collegato alla vocazione del computer di mettere in comunicazione gli esseri umani, i quali finiscono per dare vita ad un'unica creatura, onnipervasiva, un pò come accade alle api con l'alveare. "Ciò avverrà naturalmente in misura più contenuta - sostiene Longo - ma sarà come se ciascuno delegasse parte della propria attività mentale ad una intelligenza collettiva (Pierre Levy) e connettiva (De Kerckove). Questa creatura planetaria è una delle tante forme in cui si presenta il post-umano".

La strada verso la singolarità e il simbionte uomo-macchina è stata spianata dalle molte rivoluzioni tecnologiche avvenute negli ultimi cinquanta anni e che hanno portato alla pervasività tecnologica attuale frutto della miniaturizzazione e delle nanotecnologie, della interconnettività e del web, della diffusione delle tecnologie in ogni ambiente e dell'internet degli oggetti, dellla convergenza e dell'integrazione sempre più elevate. Queste rivoluzioni hanno reso la tecnologia coì pervasiva da renderla quasi invisibile o non immediatamente percepibile alla nostra coscienza. 

Così come non ci chiediamo più come facciano le APP a funzionare sempre e ovunque ( chi si ricorda il tempo necessario a configurare le applicazioni su un PC venti o dieci anni fa?), non ci interroghiamo sulle tecnologie RFID che stanno riempiendo di polvere tecnologica e comunicante prodotti e contenitori vari, capi alla moda e dispositivi mobili, e non ci interroghiamo neppure su dove vadano i milioni di dati che ogni giorno manipoliamo nella nuvola del cloud computing e del big data.

La tecnologia, che è stata da sempre un mezzo utile a supplire alle carenze umane è diventata protesi e prolungamento dei nostri sensi e dei nostri arti fisici, psichici e mentali. La sua utilità ha finito per rendere meno importante la soluzione dei problemi che solleva. Come ha dichiarato Longo nella sua intervista: " In quanto tecnologo non mi interessa sapere perchè uno strumento funziona, ma solo che funzioni. E questo in fondo è un comportamento antiscientifico". E qui sta il rischio che stiamo tutti vivendo....

I cambiamenti ch ci vedono coinvolti oggi sono destinati, secondo Ray Kurzweil e altri amanti della singolarità, a trovare una loro realizazzione tra il 2020 e il 2045. A quel tempo le macchine bio-tecnologiche parleranno la nostra lingua, diventeranno un elemento naturale del corpo umano e saranno indistinguibili da altri organi umani nella loro capacità di soddisfare bisogni e permettere le nostre attività mentali e fisiche.

Sarà l'era del post-umano che aprirà nuove riflessioni alle quali sarà obbligatorio dare risposte concrete per evitare di essere cancellati dalla tecnologia nelle fasi successive dell'evoluzione macchina-uomo o per essere protagonisti di una maggiore convergenza e integrazione.


Homo Technologicus: mente 'allargata', riproduzione controllata, corpo angelico e perfetto, cervello infallibile e sul lungo termine....infallibile ed eterno!

 

 

Il simbionte di Longo

"Il simbionte è una creatura che ha una base biologica, che viene poi inzeppata di protesi tecnologiche: organi di senso, mani artificiali, chip inseriti nel cervello per contrastare malattie neurovegetative o per potenziare l'intelligenza o la memoria. Insomma, uomo e macchina in simbiosi. Beninteso, la simbiosi esiste in natura. Ci sono piante e animali che si scambiano favori reciproci. Però dal commensalismo si può anche passare al cannibalismo. Ecco allora il timore che il simbionte venga cannibalizzato dalla sua parte tecnologica".

A leggere questa frase si capisce quanto grande sia il percorso fatto dalla tecnologia e dall'integrazione della stessa nelle pratiche umane. Longo non accenna a strumenti come telecomandi, mouse, telefoni cellulari, smartphone, tablet o personal computer ma sottolinea l'emergere di nuove generazioni di umani che sono abili fin dalla nascita a navigare con schermi tattili, a navigare in rete come se la rete fosse il loro ambiente naturale, a socializzare in ambienti virtuali come se fossero reali e a vivere la realtà aumentata come parallela a quella già conosciuta. Queste nuove generazioni non si pongono più il problema etico che sempre ha caratterizzato la riflessione dell'uomo sulla natura, sulla divinità e il sacro ma perseguono quasi incoscienti la ricerca del superamento dei limiti naturali facendo confusione tra naturale e artificiale e fanno questo perchè sempre più pervasi e condizionati dalle tecnologie che utilizzano.

Le nuove tecnologie ( pensate ai Google Glass e ai numerosi giocattoli tecnologici in aìrrivo) stanno cambiando il corpo ma anche l'individualità facendo scomparire il valore del limite invalicabile. Un valore che è sempre servito a preservare l'umanità ( Longo cita Pascal ) ma che in paesi come gli Stati Uniti viene vissuto come un ostacolo alla perenne ricerca e sperimentazione di nuove forme di tecnologia anche quando queste hanno effetti negativi sull'autenticità di chi le usa e delle realtà nelle quali vengono applicate.

Secondo Longo questa tendenza, rilevabile soprattutto negli USA, esprime l'antico sogno di diventare immoratli, è il sogno di " .... bere l'ambrosia degli dèi, che ora si assume per vie surrogate. Ovvero, se io  -  come alcuni sostengono  -  coincido con l'insieme delle forme d'onda dei miei pensieri, con il collegamento tra le mie sinapsi e riesco poi a trasferire tutto questo in un supporto artificiale, allora ecco che quando muore questa mia macchina di carne, la mia mente potrebbe continuare a vivere in quel supporto artificiale".

Questa pretesa di essere 'Dio' passa attraverso la convinzione di poter sopravvivere alla morte attraverso le tecnologie dell'informazione e la possiibile codifica del corpo umano in pura informazione. Quando ciò sarà realtà ad evolvere, selezionado i migliori e eliminado i peggiori, saranno gli algoritmi e i programmi e lo faranno in una modalità auto-evolutiva e auto-organizzantesi.

Su questo scenario il verdetto finale, che chiude anche l'intervista, di Longo è drammatico e nagativo. Alla domanda sul come se ne esce Longo infatti risponde:


"Non se ne esce. Perché l'ipertrofia cognitiva che stiamo perseguendo ha oscurato i problemi morali. Ma come diceva Gregory Bateson, ogni variabile, anche la più salutare, oltre un certo livello diventa tossica. Noi abbiamo ampiamente raggiunto la tossicità".

 

Bibliografia

  • Celebrating Homo Zappiens: adapting to new ways of learning using ICT - Wim Veen - 2002
  • Cyberculture - Pierre Levy
  • Digital natives, digital immigrants - Mark Prensky - 2001
  • Homo technologicus - Longo - 2003
  • Growing Up Digital: The Rise of the Net Generation - Don Tapscott - 1997
  • Natural-Born Cyborgs - Andy Clark - 2003

     

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