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Il neurocapitalismo e le emoticon di Facebook che tanto ci piacciono

Il neurocapitalismo e le emoticon di Facebook che tanto ci piacciono

18 Maggio 2016 Carlo Mazzucchelli
Carlo Mazzucchelli
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La tecnologia è una costruzione sociale piena di conflitti e biforcazioni, capace di condizionare il rapporto degli uomini con la natura e la società ma anche la cultura, la politica e l’economia. Oggi la tecnologia ha assunto un ruolo dirompente per la sua velocità di fuga e volontà di potenza in tutti gli ambiti del vivere quotidiano delle persone aprendo nuove contraddizioni che suggeriscono una partecipazione attiva, critica e autonoma da parte di tutti.

La nostra epoca sarà ricordata per le rivoluzioni tecnologiche che l’hanno caratterizzata e per la crisi emergente di un sistema economico capitalistico in affanno ma anche come l’era delle neuroscienze. La psicanalisi ha caratterizzato con le sue teorie e pratiche il ventesimo secolo, le neuroscienze puntano a diventare le scienze dominanti nel ventunesimo, nelle numerose varianti e discipline da esse assunte: neuro-antropologia, neuro-pedagogia, neuro-estetica, neuro-economia, ecc. Alla base della pretesa delle neuroscienze alla supremazia c’è la convinzione che tutti i comportamenti umani siano determinati dalle leggi (chimiche ed elettriche) che governano le attività neuronali e dal modo con cui si esprimono nell’organizzazione del cervello.

Le neuroscienze giocano un ruolo fondamentale nella trasformazione che caratterizza la nostra epoca e incidono, attraverso le loro scoperte e prodotti, nella realtà economica del capitalismo tecnologico, finanziario e globale attuale. Tecnologia e neuroscienze stanno dando forma a un nuovo tipo di capitalismo denominato non a caso neuro-capitalismo nel quale il cervello gioca un ruolo fondamentale come strumento regolatore della domanda e dell’offerta di mercato, come nuovo strumento di produzione e di civiltà e strumento di auto-analisi. Chi vuole comprendere la realtà nella quale è oggi immerso e la sua reale condizione di vita deve fare i conti con la nuova organizzazione del lavoro e le molteplici culture consumistiche della nuova fase del capitalismo attuale, una fase che è caratterizzata dal ricorso costante alle neuroscienze. Una conseguenza del passaggio dall’economia industriale, fondata sulla automazione ritmica muscolare, ad una economia produttiva e consumistica di tipo digitale e cognitiva.

Nel neuro-capitalismo l’attività del cervello legata alle emozioni, agli affetti, ai sentimenti e ai processi decisionali (anche di consumo) è diventata strumento produttivo, macchina efficiente per combattere l’inefficienza, per l’automazione e l’intelligenza artificiale, per il controllo sociale e cognitivo delle persone, nei loro ruoli diversi di lavoratori, consumatori, cittadini ed elettori.

Il neurocapitalismo è l’argomento di un interessante libro di Giorgio Griziotti  dal titolo Neurocapitalismo. Mediazioni tecnologiche e linee di fuga, pubblicato da Mimesis edizioni (Milano 2016, pag. 254, euro 20). E’ un testo che si colloca nel più ampio terreno di studio e di riflessione sulla fase attuale del capitalismo tecnologico avviata da numerosi studiosi, collettivi, gruppi e comunità di persone che non rinunciano a riflettere sulla loro esistenza e sul ruolo che in essa ha assunto la tecnologia. La riflessione non è mai tecnofoba. E’ tecnocritica e suggerisce un uso alternativo, liberatorio e umanistico della tecnologia ma mira a evidenziare i rischi emergenti in termini di controllo sociale, profilatura delle identità personali, violazione della privacy, mercificazione di ogni sfera umana.

Il mondo nel quale agiscono le nuove tecnologie e le neuroscienze non è più quello della divisione del lavoro industriale del secolo precedente ma quello dominato dalle interfacce tecniche che governano i display dei dispositivi mobili di cui sono tutti dotati, dal linguaggio tecnologico e dalle forme della comunicazione sociale che lo caratterizzano, dal grande gioco globale a cui tutti sono chiamati a partecipare (non solo Facebook…) e da nuovi modelli di produzione e di consumo. E’ un mondo nel quale comportamenti, emozioni, affetti, relazioni e profili identitari possono essere analizzati con potenti strumenti di analytics da pochi attori del mercato per catturare e gestire a scopi economici le reazioni degli utenti ai diversi contenuti a cui sono esposti.

Il testo di Griziotti svela quali siano stati i passaggi di una rivoluzione tecnologica che ha avuto un impatto profondo su tutti i tipi di produzioni, sia quelle materiali e industriali (prodotti, macchine, robot, ecc.) sia quelle cognitive e intangibili (innovazione, conoscenza, ecc.), sul lavoro e sulla riproduzione che ognuno fa del presente e della sua realtà esistenziale e psicologica.

Lontano dal condividere l’agiografia e la celebrazione acritica della tecnologia che domina molto del pensiero corrente, Griziotti invita a ragionare sul ruolo da essa assunto nel capitalismo dell’informazione e delle interfacce tecniche e nel definire nuove forme d’interazione con la macchina che non è solo stimolante, divertente ed efficiente ma anche costrittivo, manipolatorio, condizionante e autoritario. E’ un ruolo che ha riverberi concreti a livello sociale, politico ed economico e che suscita resistenze e contrapposizioni, in particolare da parte delle nuove masse lavorative, sempre più composte da produttori cognitivi e lavoratori della conoscenza.

Controllo, profilazione, personalizzazione, nuovi modelli di socializzazione e produzione non sarebbero possibili senza la sinergia che si è creata tra tecnologia e neuroscienza. Il lavoratore così come il consumatore può essere profilato in base alle preferenze espresse su una pagina Facebook o il suo profilo online, può essere mappato e seguito attraverso i sensori del suo dispositivo mobile, può essere usato per la generazione di nuovo fatturato e profitto. Questo lavoratore e consumatore vive spesso una realtà di precarietà e povertà, di privazione e pauperizzazione ma è al tempo stesso il target e lo strumento perfetto per perseguire obiettivi economici destinati ad arricchire i pochi e a garantire la riproduzione del sistema capitalistico stesso. Il processo di produzione è sempre meno legato alle filiere produttive e alle catene di montaggio, dove ormai prevale l’uso di robot e macchine intelligenti, e sempre più determinato dalle numerose interazioni digitali online che tendono a far dimenticare la realtà più complessa e meno esaltante che si svolge al di fuori della Rete e dei suoi meccanismi informazionali e ludici. Il tutto avviene in spazi globali che non permettono più alcuna forma organizzata di resistenza, in contesti di lavoro gratuito e di cosiddetta sharing economy caratterizzati nella realtà da elevati tassi di disoccupazione e dalla trasformazione degli stessi produttori in merci.

La situazione che si è venuta a determinare ha effetti reali sulla vita delle persone e sulla loro felicità (Costretti a sanguinare è uno dei titoli del libro di Griziotti). Sono effetti che si manifestano in vari modi, in forme ansiogene e di malessere che finiscono per influenzare la vita affettiva, il benessere fisiologico, la socialità e le relazioni interpersonali, la vita sessuale e la riproduttività (sempre meno figli), la vita sensoriale e cognitiva.

La riflessione suggerita dall’autore del libro non è semplicemente teorica ma deve tradursi in pratiche di tipo cooperativo e partecipativo finalizzate alla creazione di alternative reali e cognitive ai processi imposti dal neuro-capitalismo e che stanno generando nuove forme di alienazione, reificazione e di sfruttamento. Queste pratiche devono trovare la strada per una loro articolazione politica in termini di reddito universale, politiche ambientali, flessibilità reale, beni comuni e diritti.

Giorgio Griziotti è stato uno dei primi ingegneri informatici usciti dal Politecnico di Milano. Ha acquisito in seguito una lunga esperienza nel campo delle TIC (Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione). La sua partecipazione al movimento autonomo italiano negli anni Settanta lo ha posto nella condizione di svolgere gran parte della sua attività professionale all’estero. I suoi più recenti saggi sono apparsi nelle opere collettive: Creative Capitalism, Multitudinous Creativity, Lexington Book, Londra, 2015, La Moneta del Comune, Alfabeta2-Derive&Approdi, Roma, 2015. È uno degli animatori del collettivo internazionale “Effimera”.

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