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Il periodo natalizio suggerisce serenità e pace, una pausa prima della tempesta?

Il periodo natalizio suggerisce serenità e pace, una pausa prima della tempesta?

11 Dicembre 2015 Carlo Mazzucchelli
Carlo Mazzucchelli
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La cronaca, con le morti dei bambini sulle spiagge del mediterraneo, la guerra, le paure per nuovi attacchi terroristici e le perdite finanziarie per banche salvate senza salvare i sottoscrittori ignari di obbligazioni a rischio, è piena di fatti che non aiutano a prepararsi al Natale. Questi fatti danno forma a visioni apocalittiche o negative sul futuro che sembrano create e vissute come preparazione a quello che verrà. Ma si può anche stare ottimisti!

Il clima generale non è dei più sereni, anche se la narrazione politica della realtà suggerisce ottimismo, voglia di fare e ripartenze varie. La realtà dei fatti è più dura di quanto si voglia credere e soprattutto non raccontare. Fortunatamente a Roma si è aperta la santa porta della misericordia.  Ad aprirla un papa straniero con un richiamo, rivolto a tutti, a non fare finta di nulla e a guardare in faccia la realtà. Una realtà che è complicata e con alcune scadenze da rispettare per evitare il peggio che potrebbe arrivare.

Il peggio in arrivo non sembra trattenere i più dal continuare a fare quello che hanno sempre fatto. I grandi del pianeta continueranno a fare accordi sul clima al ribasso e senza scadenze stringenti da rispettare. Le grandi nazioni continueranno a coltivare le loro contraddizioni di politica estera, combattendo terroristi armati da paesi alleati a cui hanno fornito armi e supporto. I terroristi da parte loro sposteranno il terreno e le pedine del loro gioco letale dalla Siria alla Libia, dall’Afghanistan a un territorio che scopriremo più avanti, ma non cambieranno la loro prassi di attacchi insensati e violenti contro persone, cristiane e mussulmane, innocenti. I paesi occidentali dovranno fronteggiare il ritorno delle destre fasciste e ultrareazionarie che avranno buon gioco a muoversi nel deserto della politica dei partiti tradizionali, così uguali tra di loro da annullarsi a vicenda e tutti responsabili di un vuoto che altri da tempo hanno iniziato a colmare.

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Nel frattempo assistiamo all’uscita di nuovi film a carattere catastrofico che sembrano dare forma ai sogni di molti, originati da nuove paure e timori verso il futuro. Al tempo stesso si diffonde l’uso di videogiochi, anch’essi a sfondo catastrofista, spesso ambientati in ambienti distopici, conseguenza di apocalissi nucleari o disastri naturali nei quali l’unico obiettivo della sopravvivenza è legato a una battaglia continua.

La tendenza alla produzione e all’uso di giochi a sfondo catastrofista (Bioshock, Fallout, ecc.) è in essere da tempo. Gli scenari sperimentati sono i più vari ma anche tutti molto simili nel prevedere guerre nucleari, invasioni di alieni brutti, armati e cattivi, l’avvento della singolarità e del dominio delle macchine intelligenti o robot, la guerra e il terrorismo globali, disastri naturali e molto altro. Chi sceglie e pratica questi giochi è come se avesse deciso di fare pratica e imparare a come sopravvivere in scenari futuri prossimi venturi che quasi certamente arriveranno. Nella pratica del gioco i giocatori sembrano quasi tutti in grado di sopravvivere, nel futuro si vedrà. L’unica certezza è che il gioco della realtà non prevede aggiornamenti e non può essere rigiocato.

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Opera di Josan Gonzales tratta dal libro The Future is Now

L’amore per ambientazioni distopiche, prevalenti in numerosi film hollywoodiani e nei videogiochi più popolari, è sintomatico della percezione della realtà attuale come problematica e poco serena. Anticiparla e viverla anche se in modo virtuale sembra un modo per renderla innocua e anestetizzarla nei suoi effetti più deleteri.  In giochi come Half-Life 2, la scena è occupata da alieni, da costruzioni extraterrestri mostruose e personaggi alla Lovecraft con cui è necessario ingaggiare battaglie violente e senza tregua per sopravvivere. La lotta però sembra sempre più l’obiettivo stesso del gioco, una droga di cui molti giocatori soffrono la dipendenza. Si lotta per la sopravvivenza ma anche per il potere. Battuti gli alieni (i terroristi dell’Isis) agli umani rimasti non resterà che gestire o spartirsi il potere.

Ma non è detto che il risultato sia quello sperato soprattutto se il mondo rimasto sarà distrutto e si dovrà combattere per trovare le risorse utili a sopravvivere, a ricostruirsi una famiglia e una comunità e a dotarsi delle tecnologie e degli strumenti che servono per ripartire.

La narrazione di film e videogiochi appare oggi dominata dal pessimismo e dallo scetticismo sulla capacità della realtà attuale di generare positività e ottimismo. E pensare che basterebbe riconoscere la realtà per quello che è e che il futuro non è necessariamente nero, denso di nubi e di disastri incombenti. Se ottimisti proprio non si può essere, è sufficiente pensare che non ci sono tanti disastri così grandi da eliminare l’istinto umano alla sopravvivenza.

Il Natale si avvicina, per il momento tutti possono prendersi una pausa di serenità, pace e … misericordia!

 

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