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Mercato tecnologico: il bene e il male di una rivoluzione in atto

Mercato tecnologico: il bene e il male di una rivoluzione in atto

18 Novembre 2017 Carlo Mazzucchelli
Carlo Mazzucchelli
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Se si guarda al mercato al consumo dei prodotti tecnologici nessuna valutazione negativa sembra ormai possibile. Le nuove tecnologie hanno cambiato la vita delle persone e offerto a tutti innumerevoli nuove opportunità. Se si presta attenzione agli effetti emergono però le preoccupazioni legate agli effetti di una rivoluzione che stanno evidenziando i suoi limiti e manifestando i rischi potenziali ad essa associati.

Tecnologia e progresso continuo...

Il mercato tecnologico attuale si presta a contese infinite tra tecnofobi e tecnofili. In realtà entrambe le categorie di contendenti debbono riconoscere i grandi progressi regalati dalle rivoluzioni tecnologiche in corso, non solo nel campo dell'informazione ma anche nella biologia, nella genetica, nella chimica e nella mobilità. I tecnofili che riconoscono i limiti di queste rivoluzioni pensano di poter gestirne gli effetti introducendo policy e normative adeguate a limitare i danni così come il potere crescente delle multinazionali tecnologiche e dei Signori del Silicio che stanno imponendo la loro agenda al mondo. I tecnofobi al contrario non perdono occasione per sottolineare gli effetti profondi che la tecnologia ha nella trasformazione dell'economia, della società, della politica così come della mente umana e neurobiologica.

La pervasività delle nuove tecnologie e in particolare dei dispositivi mobili con le loro APP ha cambiato in meglio la vita delle persone, in casa, nella società e al lavoro, nel loro essere consumatori e utenti, utilizzatori e sviluppatori. Tutti o quasi possono permettersi uno smartphone. Il mercato propone un'offerta ricca di prodotti di qualità con funzionalità elevate tra loro simili e al tempo stesso con la possibilità di soddisfare bisogni diversi anche per capacità di spesa e scelta di una Marca. Chi dispone di budget adeguati può comperarsi le Ferrari degli smartphone, tra loro simili ma ristretti in numero a poche Marche, Apple, Samsung, Google e Huawei. Gli altri possono rivolgersi a prodotti di fascia più bassa, senza spendere moltissimi soldi ma anche senza rinunciare a funzionalità, potenza, prestazioni e applicazioni. Una situazione simile si presenta anche nel mercato del tablet e del personal computer, due mercati nei quali i consumatori non sono tutti obbligati ad acquistare un iPad o un Surface Pro per soddisfare i loro bisogni di personal computing e rappresentazione di sè in società.

Il paradigma smartphone

Lo smartphone, diventato protesi potente di interazione con il mondo è oggi paradigma e metafora della forza della tecnologia. Una forza determinante nella globalizzazione del mondo, nella sua interconnessione e nella diffusione di informazione e conoscenza. Una forza ugualitaria che si offre a persone di ogni ceto e grado, in ogni parte del mondo e offrendo una infinità di opportunità a tutti coloro che ne possono trarre vantaggio.

La tecnologia non è però protagonista solo di scenari positivi e progressivi. I suoi effetti, ancora poco percepiti nella loro profondità, sono ogni giorno più evidenti. Lo sono per come è cambiata la comunicazione, la socializzazione e la relazione umana ma anche la manipolazione mediatica e la misinformazione, il crescente conformismo dei comportamenti, la concentrazione di potere nelle mani di pochi, il controllo e la videosorveglianza, la politica.

Gli effetti collaterali

La consapevolezza sugli effetti collaterali della tecnologia sta crescendo negli ultimi anni, coinvolgendo studiosi di varie discipline, i media e la politica nella richiesta di nuove normative capaci di regolamentare un fenomeno che sembra essere sfuggito a ogni controllo e sempre più dominato da pochi produttori e poche multinazionali mondiali. Scarsa è ancora la consapevolezza nel pubblico dei consumatori, ancora troppo presi dalla potenza del mezzo tecnologico che possiedono e troppo impegnati a usarla per soddisfare i bisogni impellenti e le urgenze del presente. Più dell'assenza di regolamentazioni è la scarsità di questa consapevolezza diffusa a caratterizzare una rivoluzione tecnologica che ha cambiato il mondo.

Il cambiamento spaventa sempre e suggerisce pensieri negativi in molti di coloro che lo sperimentano o ne sono vittime. Quello tecnologico moderno è un cambiamento continuo e accelerato che spaventa ancora di più per le implicazioni psicologiche, neurobiologiche, psichiche e sociali.

Il timore dei cambiamenti

I timori verso il cambiamento sono legittimi e forse necessari. La tecnologia sta sostituendo lo spazio e il tempo terrestri con spazi e tempi virtuali tutte legati all'immediatezza e alla presenza ma creando anche molte illusioni e infelicità, queste ultime determinate dall'emergere di nuove incapacità come quella di essere presenti nel mondo in cui si vive. Se si è costantemente interallaciati virtualmente si rischia di non essere realmente e autenticamente da nessuna parte.

I timori sono giustificati anche dall'evoluzione continua delle intelligenze artificiali e di macchine capaci di apprendere. Prima che le macchine intelligenti possano prendere il controllo passeranno ancora molti anni ma oggi a far crescere il timore è la semplice percezione di un futuro nel quale l'essere umano potrebbe essere in qualche modo assoggettato alla macchina e soprattutto a chi quella machina l'avrà relizzata o la gestirà.

La realtà futura, temuta da coloro che guardano con occhio critico alle numerose evoluzioni tecnologiche in corso, non è destinata a essere necessariamente distopica o negativa per la specie umana. Sarebbe sufficiente impegnarsi maggiormente per una maggiore conoscenza dei molti fenomeni di cui si è testimoni. Una conoscenza finalizzata a maggiore consapevolezza, utile per superare il nichilismo diffuso che porta a comportamenti tecnofili irrazionali, impedendo di sviluppare un ottimismo critico e consapevole e di superare il narcisismo edonista e autistico, effetto dell'uso che viene fatto del mezzo tecnologico, oggi così diffuso.

 

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