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Odio le pubblicità POP-UP ma soprattutto chi le giustifica usandole!

Odio le pubblicità POP-UP ma soprattutto chi le giustifica usandole!

26 Febbraio 2015 Carlo Mazzucchelli
Carlo Mazzucchelli
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Se c'è una cosa che non sopporto è una navigazione costantemente interrotta da finestre promozionali che si aprono a tradimento, all'improvviso e ad ogni istante impedendo di completare ciò che stavo facendo o leggendo. Qualsiasi click interessante si porta appresso una finestra che si apre, che parla, che si muove e che alla fine mi disturba ma soprattutto annoia. Il fatto che questo approccio venga utilizzato è comprensibile ma chi lo pratica è così sicuro alla lunga di trarne dei benefici? I dati sugli investimenti in campagne di questo tipo dicono di si! Grazie ai milioni di consumtaori che cliccano ignari e contenti!

Si potrebbe dare la colpa di tutto a chi lo ha inventato, ma il POP-UP pubblicitario sarebbe comunque prima o poi apparso ugualmente. La frenesia delle Marche nel proporre i loro prodotti è tale da suggerire loro la ricerca costante di nuovi approcci per interagire con il consumatore con l'esplicito obiettivo di influenzare il suo processo decisionale di acquisto. Un obiettivo percepito come raggiungibile visto che l'approccio pubblicitario di questo tipo è costantemente praticato.

Personalmente ho dei dubbi sulla numerosità dei consumatori che si lasciano distrarre o irretire dai pop-up cliccando le immagini o i video proposti, ma può darsi che la mia visione sia condizionata dall'essere un immigrato digitale e dall'ambizione di volere controllare liberamente le mie scelte di acquisto, di volere sfuggire dall'uniformità dei comportamenti e dalla subalternità del consumatore. Nella realtà attuale i dati sugli investimenti in pubblicità online e mobile vedono numeri crescenti, a conferma di pratiche comportamentlai diffuse diverse da quelle che ho scelto di praticare io.

Il mio fastidio per i Pop-Up non nasce dal desiderio di poter disporre di una Internet dei tempi andati, libera di pubblicità e meno piegata a scopi commerciali. Internet non è una entità morale e non deve rispettare alcuna etica predefinita. La Rete è amorale e non fa che riflettere quello che succede e caratterizza la nostra società consumistica attuale. La pubblicità marketing e promozionale continuerà ad esistere perchè il pubblico a cui si rivolge continua a seguirla evitando scelte e comportamenti alternativi. Non è un caso che il mio fastidio è rivolto a coloro, spero pochi, che continuando a cliccare sui Pop-Up ne giustificano la reiterazione e ne prolungano la vita. Ho al contrario maggiore comprensione verso uffici marketing e agenzie pubblicitarie che quando hanno nuovi prodotti e campagna pubblicitarie hanno bisogno di ricercare forme diverse, approcci innovativi e strumenti nuovi per raggiungere le loro potenziali audience di riferimento.

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Il fastidio si trasforma in odio verso i Pop-Up e in inimicizia verso chi vi interagisce se penso alla quantità di informazioni che i vari sistemi di sorveglianza e raccolta di dati sono oggi in grado di effettuare online. Ogni visualizzazione, ricerca o click finisce nel Big Data. Ogni dato viene registrato, archivitao, classificato e in seguito usato per trasformare il consumatore da attore a semplice esecutore di scelte suggerite da entità esterne. Un intervento reso possibile dall'analisi dei comportamenti dei cosumatori e dalla crescente abilità dei pubblicitari e dei grandi marchi di trasformare bisogni impliciti in espliciti e di tele-guidare le scelte e gli acquisti lasciando la grande libertà al consumatore di credere che la scelta sia solo sua.

Ciò che colpisce maggiormente è la pervicacia e la persistenza di coloro che, per guadagnare sulla pubblicità online (advertiser e pubblisher), cercano sempre nuovi trucchi per indurre o semplicemente trascinare un utente della rete sulla pagina di destinazione predisposta. Il trucco più odioso e malefico è quello di farlo suggerendo di cliccare sul bottone indicato per chiudere la finestra di Pop-Up. Divertenti ma anche molto stupidi i tentativi recenti di nascondere il bottone per chiudere la finestra, cambiandone la posizione, miniaturizzando l'icona, facendolo apparire ad intermittenza, ecc.

Mentre in rete l'attenzione dei cittadini della rete sembra essere tutta focalizzata sulle narrazioni e sulla loro importanza nella creazione di esperienze utente di qualità e coinvolgimenti, Internet e i suoi browser si sono riempiti di pubblicità idiote e invasive prive di ogni forma di narrazione e incapaci di veicolare messaggi o di comunicare pragmaticamente. Considerando la mole di investimenti che questo tipo di pubblicità comporta, è lecito chiedersi quanto siano veri i bisogni di narrazioni e 'user experience' e quanti siano i consumatori che realmente se ne curano. Se nessuno cliccasse sui banner Pop-Up è molto probabile che sparirebbero dall'orizzonte e dalla visuale dell'utente.

La persistenza di molti responsabili marketing nel ricorrere ai banner Pop-Up è sicuramente legata alla facilità con cui possono essere prodotti e alla percezione di una più facile profittabilità legata alle nuove tecnologie di geo-localizzazione, profilazione del consumatore e analisi dei suoi bisogni che permettono di personalizzare un'offerta. Per molti di questi esperti di marketing costruire narrazioni e dare forma a nuove esperienze utente di prodotto o marchio rimane complicato o impossibile. Per mancanza di contenuti da comunicare e di capacità narrative. Avete mai visto pubblicità Pop-Up di Apple?

Le finestre pubblicitarie Pop-Up si sono diffuse in modo virale con il diffondersi della percezione di una calante utilità dei banner. Se l'utente non va al banner, facciamo in modo che sia il Banner Pop-Up ad andare dal consumatore. Una specie di pratica jihadista imposta da novelli talebani laici ma con la missione del target marketing. E' come se uno spettacolo teatrale, un'opera alla Scala di Milano o un concerto venissero interrotti all'improvviso per una inserzione pubblicitaria sul palcoscenico, nel bel mezzo di 'Lucean le stelle' o di 'Essere o non essere, questo è il problema!". Non sarebbe meglio risparmiare l'investimento in pubblicità Pop-Up e regalare ai consumatori biglietti dell'Opera o inviti gratuiti al teatro?

L'idea che il consumatore della rete sia un povero idiota disposto a seguire e a subire i suggerimenti e le scelte dei marchi è vecchia, superata nella letteratura marketing dall'ide adi un consumatore sempre più protagonista e attore delle proprie scelte ma sembra essere l'unica valida per la miriade di agenzie pubblicitarie che vivono sulla realizzazione di spot, video e pubblciità web varie.

Cosa succederebbe se il 100% degi utenti della rete decidessero di non cliccare e imparassero a non cadere vittime dalle numerose trappole predisposte per farli continuare a cliccare?

Nel frattempo io posso crogiolarmi nella superba ilusione di non essermi fatt condizionare dal marketig per non avere mai cliccato intenzionalemente una finestra pubblicitari pop-up!

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