Tabulario /

Ogni epoca ha le sue Versailles: le società tecnologiche e le corti dei nuovi Re Sole

Ogni epoca ha le sue Versailles: le società tecnologiche e le corti dei nuovi Re Sole

17 Maggio 2016 Carlo Mazzucchelli
Carlo Mazzucchelli
Carlo Mazzucchelli
share
Le grandi corporazioni tecnologiche, unitamente a quelle finanziarie, sono assimilabili alle corti del seicento e del settecento, anche nel modo di rappresentare se stesse attraverso l’edilizia e l'estetica dei loro centri direzionali. Luigi XIV è famoso come Re Sole ma anche per avere voluto e costruito la reggia di Versailles. Oggi Apple, nella veste di novello Re Mida del mercato tecnologico, sta costruendo la sua reggia di Cupertino che rievoca i fasti della reggia francese ma richiama anche The Circle, il romanzo di Dave Eggers. I nuovi progetti architetturali sono destinati a cambiare per sempre il panorama della Silicon Valley e la sua cultura dando forma a visioni utopiche fatte di nuovi falansteri e città del sole ma anche di potenziali panottici distopici futuri. Luigi XIV con Versailles celebrò se stesso e l'ideologia del suo tempo, oggi le tante nuove Versailles rischiano di celebrare solo le visioni e i desideri di chi le ha create e dei loro fedeli accoliti che le condividono.

Piccole, grandi Versailles vanno nascendo

In un’epoca dominata dalle aziende tecnologiche non potevano mancare visioni da esse ispirate e progetti finalizzati a lasciare tracce di sé nel futuro, come i grandi monumenti architetturali che molte aziende stanno intraprendendo per ospitare i loro centri direzionali (Google and Apple: the High-Tech Hippies of Silicon Valley).

Sono progetti che suggeriscono il costante bisogno umano di utopia ma che fanno riflettere anche sulla loro potenziale conversione in distopia e sull’affermarsi di una matrice comune identificabile nella componente distopica che sempre si cela in ogni visione utopica. Progetti che esprimono molto bene la capacità rivoluzionaria della tecnologia che, grazie alle utopie alle quali dà origine, è capace di sostenere una evoluzione continua finalizzato al progresso e alla costruzione di nuovi mondi, migliori di quelli in cui oggi viviamo.

Così come le corti del seicento e del settecento caratterizzarono la loro epoca con sontuosi palazzi e regge trasformate in organo centrale e rappresentativo del potere e della società, oggi aziende come Google, Apple, Facebook  sono impegnate a dare forma al loro immaginario con iniziative utili a consolidare il loro potere, la loro influenza e il loro successo. Lo fanno attraverso la Marca e i loro marchi ma anche definendo nuove etichette e stili di vita, razionalizzando comportamenti e abitudini, organizzando eventi cerimoniali e rituali ripetitivi (Google I/O, Apple WWDC, ecc.), favorendo relazioni sociali e ora anche attraverso la realizzazione di complessi monumentali che assumono il ruolo di caratterizzare la società tecnologica attuale così come le regge del seicento e del settecento caratterizzarono la società aristocratica.

Celebrazione della ricchezza e ricerca di prestigio

La similitudine con la società aristocratica non è casuale ma legata alla ricerca del prestigio. Un comportamento che appare irrazionale considerando che tutte le aziende tecnologiche si mostrano assetate di denaro e di ricchezza così come lo era la società borghese che soppiantò quella aristocratica. Nella realtà non esiste alcuna reale contraddizione perché entrambe le condotte puntano a un unico obiettivo di fondo, sviluppare e esercitare una capacità di controllo dei comportamenti individuali influenzando stili di vita e consolidando la capacità di catturare l’immaginario collettivo fornendogli valori, strutture, passatempi e nuove visioni. Qualcosa di simile a quanto fatto da re Luigi XIV con la reggia di Versailles, trasformata in residenza della nobiltà di corte e dell’alta borghesia nascente con l’obiettivo di evitare nuove ‘Fronde’ e accentuare al contrario i legami di dipendenza degli uomini di corte dal favore del re. Disporre di una Reggia significa poter imporre un’etichetta di corte, un cerimoniale, un’organizzazione sociale, dei rituali ma anche una dimensione psicologica e cognitiva di chi vi partecipa. Non è un caso che i membri aristocratici e borghesi della reggia di Versailles furono incapaci di cogliere le novità che stavano bollendo nella pentola della società francese e che portarono alla rivoluzione del 1789 e alla fine dell’aristocrazia. 

Oggi i tempi sono diversi e non ci sono nuove rivoluzioni francesi emergenti. Esiste tuttavia uno stretto rapporto tra la dimensione sociale e la dimensione psicologica dei molti protagonisti della scena tecnologica che si esprime nelle loro azioni, comportamenti e identità individuali e modelli interpretativi della realtà. In questo Tim Cook, Mark Zuckerberg, Elon Musk, Jeff Bezos, Larry Page, ecc., sono tra loro simili e tutti partecipi nella costruzione della civiltà tecnologica e nella definizione dei suoi processi di civilizzazione.

Tutte le aziende che questi leader del mercato dirigono sono oggi attive nella realizzazione di monumenti finalizzati a testimoniare il loro successo e a lasciare tracce future, molto più solide di quelle intangibili e digitali legate alle tecnologie da esse prodotte perché fondate su fondamenta di cemento e ferro e su strutture di materiali pensati per durare nel tempo e a futura memoria. Si tratta in genere di edifici pensati per ospitare il centro direzionale dell’azienda ma anche per raccontarla e rappresentarla.

il Ring di Apple

L’azienda che prima di altre ha trasformato in progettualità edilizia la sua visione del mondo è stata Apple. L’idea non poteva che nascere dalla testa di Steve Jobs ed è destinata a trasformare una piccola cittadina californiana come Cupertino in una novella Versailles. Il progetto prevede la realizzazione di un enorme edificio ad anello (The Cicle?) che diventerà il centro direzionale di Apple, richiamerà la struttura di una nave spaziale o disco volante e aspira a essere l’edificio più bello al mondo. Così bello da diventare una nuova meraviglia terrestre che tutti i terrestri vorranno visitare.

Luigi XIV fece costruire la sua reggia in pochi anni ma era così smanioso di entrarvi che vi trasferì la residenza a lavori in corso. Il Ring di Apple è al contrario in costruzione dal 2011 e vede impegnati 13000 lavoratori che agiscono indisturbati dietro alte mura erette per nascondere agli occhi indiscreti dei curiosi ciò che è destinato a sorprendere il tutti e a comunicare il potere della Marca Apple nel mondo. Le dimensioni sono gigantesche come lo sono quelle delle piramidi di Giza (anche quelle delle copie di Las Vegas….) ma anche del New Century Global Center di Schengdu, uno tra i più grandi centri commerciali al mondo. La cura nei particolari e la scelta dei materiali è simile a quella che guidò gli architetti del Re Sole nel costruire una sede degna delle sue visioni e della volontà di potenza. La reggia di Versailles ha una sala degli specchi unica al mondo,  il Ring di Apple avrà le facciate del suo edificio ricoperte da vetrate curve fatte costruire appositamente da un’azienda specializzata tedesca. I costi proibitivi calcolati in cinque miliardi di dollari sono anch’esso assimilabili ai milioni di franche che all’epoca costò la reggia di Versailles a Luigi XIV e che fomentò critiche e pettegolezzi in tutte le classi sociali dell’epoca.

Così come la reggia di Versailles si è dotata negli anni di parchi, giardini e tanto verde, anche il Ring di Apple, disegnato dall’architetto britannico Norman Foster, sarà immerso in un grande spazio verde che riempirà sia l’interno dell’anello sia il suo esterno e darà forma a un’orchidea in fiore con l’intenzione di richiamare i ricordi che Steve Jobs aveva della sua vita da bambino.

I giardini pensili e l'open space di Facebook

Così come Apple anche Facebook ha dato forma architetturale alla sua filosofia e cultura aziendale con una ‘reggia’ edificata a Menlo Park su una superficie di quasi mezzo milione di metri quadri che rappresenta uno degli Open Space più grandi al mondo. A caratterizzare la nuova struttura saranno i giardini pensili costruiti sui tetti degli edifici ad un'altezza di 20 metri e che offriranno percorsi paesaggistici e sportivi su un'area verde di quasi cinquantamila metri quadrati.

Il nuovo centro direzionale di Facebook ospiterà 2800 lavoratori ed è stato costruito come una estensione del centro direzionale precedente a cui rimarrà collegato da un tunnel sotterraneo. Le persone lavoreranno, senza uffici personali, in uno spzio che evocherà quelli tradizionalmente occupati da Facebook alla sua nascita con l'idea di mantenere viva la realtà, l'attitudine e la cultura di una azienda composta da ingegneri costruttori che usano il software come loro materia prima e di hacker capaci di trasformare ogni pezzo di codice in qualcosa di diverso.

Le pareti interne sono adornate da murali e installazioni artistiche che da sempre caratterizzano la cultura di Facebook. Alcuni murali sono stati realizzati, probabilmente in cambio di pacchetti consistenti di azioni, da artisti e graffitari famosi come David Choe, Evan Shivley e molti altri.

Il Googleplex di Google a Mountain View

Come Luigi XIV, che continuò ad allargare la sua reggia con l’aggiunta di nuove ale dell’edificio principale e nuovi edifici che costarono anche la demolizione di residenze già esistenti, Google sta pianificando la riedificazione del suo Googleplex (googolplex significa 10^{googol}  - un 1 seguito da googol zeri o 10^{\,\!10^{100}} ma è anche un portmanteau fra Google e complex  - in inglese complesso, in senso architettonico, o plesso) di Mountain View che dovrebbe ospitare il suo centro direzionale. L’idea è di costruire degli edifici a specchio in grado di muoversi e di adattarsi ai nuovi bisogni futuri di ampliamento e rimodellazione degli spazi.

Per anni Google ha vissuto in spazi affittati coltivando il suo ideale di nuovo campus tecnologico a cui sta ora dando forma con l'aiuto di due archistar come Thomas Heatherwick e Bjarke Ingels. Il nuovo progetto si estenderà su quattro agglomerati architettonici pensati per il lavoro e il tempo libero contenuti ognuno al'interno di grandi cupole rivestite di vetri che formeranno un rivestimento simile alla pelle.  Le scale saranno sostituite da rampe per permettere l'accesso anche in bicicletta o futuri veicoli elettrici e gli uffici saranno costriti con moduli simili al lego in modo da permettere la loro scomposizione e ricomposizione in spazi diversi, la loro spedizione o spostamento in luoghi diversi e lontani, il tutto grazia all'intervento di un grande gigante tecnologico.

Il Googleplex, unitamente al Ring di Apple e al nuovo hedquarter di Facebook è l'espressione della nuova cultura del lavoro emergente nella Silicon Valley, un misto di flessibilità del posto di lavoro, di ermetismo intellettuale autarchico e di alchimia fondato sull'idea che tutto è possibile, sempre che ci siano risors sufficienti e non ci sia alcun intervento esterno. L'open space, il verde, le cupole, il campus sono tutti concetti e geometrie che sostengono la narrazione liberista ed ecologista delle corporazioni tecnologiche americane e che non poteva non trovare concreta realizzazione nel Googleplex e nella sua organizzazione degli spazi lavorativi.

L'idea che questi nuovi  centri direzionali possano estendersi in futuro con l'aggiunta di spazi residenziali abitativi come quelli contenuti all'interno del mega centro commeciale che è alla base del romanzo di Saramago La Caverna (A proposito di caverne e centri commerciali...da Platone alla Cina.), lascia intravedere futuri panottici che potrebbero apparire già oggi terrificanti per molti lavoratori della Silicon Valley. Centri direzionali trasformati in città stato ed espressione di nuove megalomanie e perversioni di potenza, completamente ragionevoli e perseguibili da parte di aziende che non producono soltanto prodotti tecnologici ma che stano cambiando il mondo per gli effetti che questi prodotti hanno sulla vita delle persone. 

Il Device Solutions hedaquarter USA di Samsung

Realizzato nel corridoio tecnologico che caratterizza la Silicon Valley di San Jose, il nuovo centro direzionale di Samsung contribuisce, come altri progetti simili sopra descritti, a rinnovare il panorama dek territorio con la stessa carica innovativa riscontrabile nelle proposte digitali e tecnologiche dell'azienda coreana.

Il nuovo edificio si trova nello stesso campus che ospita da trenta anni la Samsung e simboleggia sia la lunga esperienza americana dell'azienda sia la sua capacità innovativa. Il nuovo edificio è servito a riunificare 700 dipendenti all'interno di un uncio campus di un milione di acri migliorando l'efficienza organizzativa e l'efficienza produttiva basata sulla collaborazione di vari laboratori di ricerca e sviluppo dedicati ai semiconduttori, alla produzione di LED e display.

Dotato di guardini e spazi all'aperto per il tempo libero e le attività sportive il nuovo centro direzionale di Samsung è stato progettato per favorire la collaborazione e l'incontro tra i membri dell'organizzazione e la loro cretività produttiva.

Nuove architetture per ridisegnare il mondo, anche cognitivamente

I nuovi edifici, unitamente a quelli in via di realizzazione di Uber, Nvidia e di altre aziende e startup, cambieranno il panorama architetturale della Silicon Valley portandola dall’etica del garage e del seminterrato a quella del castello principesco e della reggia della società aristocratica.

L’architettura degli edifici, novelle regge del ventunesimo secolo,  in fase di realizzazione rispecchia la cultura e la visione del mondo delle rispettive aziende. Apple ad esempio ha scelto un approccio minimalista e senza fronzoli, quasi tradizionale ma elegante nella sua estetica moderna che deve richiamare l’eleganza dei prodotti di Apple e la loro semplicità. Il campus a cui darà forma il Ring non sarà immediatamente visibile da eventuali visitatori ma osservabile dalla terrazza di un edificio a se stante come se fosse un’opera d’arte o un’icona della Marca.

Facebook sembra indirizzata a fare qualcosa di completamente diverso. Ha scelto l’archistar Frank Gehry, l’architetto che ha realizzato il Guggenheim Museum di Bilbao ma racconta il suo progetto come finalizzato alla efficienza e alla praticità operativa più che all’estetica. Il profilo basso che caratterizza la narrazione del progetto da parte di Facebook non deve ingannare, è una scelta mirata per parlare alle nuove generazioni di hipster e nativi digitali vari che vestono in maniera trasandata e in jeans ma sempre con vestiti firmati e legati a Marche di moda. Il nuovo edificio prevede tre superfici, il parcheggio sotterraneo, il piano terra che ospiterà tutti i dipendenti in un grande Open Space dove nessuno disporrà di un ufficio suo proprio e il tetto che fungerà da parco e giardino esterno. L’idea dello spazio aperto, dalla forma di un grande hangar ma simile anche ad un garage,  è quella di favorire le relazioni sociali e le interrelazioni tipiche di un social network o di una rete sociale.

Google non poteva che puntare sul vetro e sulla mobilità. I vetri e la struttura sono stati pensati per modificare nel tempo l’estetica dell’edificio in modo da esprimere i nuovi valori e strategie future dell’azienda ma anche la sua possibile espandibilità e riorganizzazione elastica degli spazi. E’ come se Google volesse far passare l’idea che anche l’architettura può essere intaccata nella sua inamovibilità dall’uso di tecnologie innovative e disruptive.

I progetti delle aziende fin qui menzionate sono tra loro diversi ma si assomigliano per la filosofia che li ha ispirati e che si riscontra in alcuni elementi che li accomunano. Tutti sono ispirati agli Open Space e al minimalismo funzionale finalizzato a favorire e incentivare il lavoro collaborativo e le relazioni sociali tra i dipendenti da parte di persone libere di muoversi e di lavorare in qualsiasi parte dell’edificio, non solo uffici ma anche palestre, caffè e giardini.  I nuovi edifici sono accomunati anche dalla presenza di molto verde (il Ring di Apple sarà circondato da 9000 piante) e dal ricorso a energie eco-sostenibili.

Centri di aggregazione futuri o isole alla fine di un mondo?

Così come Versailles cambiò per sempre la realtà della cittadina alle porte di Parigi ma soprattutto le abitudini di centinaia di nobili francesi che decisero di stabilirsi stabilmente a corte pur di godere dei favoritismi del Re e della Regina e soddisfare i loro desideri, anche i nuovi centri direzionali delle aziende tecnologiche muteranno per sempre il panorama della Silicon Valley e le abitudini dei suoi abitanti.

La grandiosità dei nuovi centri, come gli spazi del Circle di Eggers, faranno sì che le persone stiano sempre al loro interno rinunciando alle abitudini socializzanti e creative legate ad incontri continui in piccoli bar, caffè, ristoranti, abitudini che sono state alla base per decenni di moltissime nuove idee, di nuove opportunità di lavoro e dinamicità della domanda e dell’offerta oltre che favorire la nascita di innumerevoli startup. Ora se ciò continuerà a sussistere potrebbe avvenire all’interno degli spazi delimitati e inclusivi, anche cognitivamente e culturalmente, dei vari Ring o Circle che caratterizzano i nuovi centri direzionali.

L’estetica ipnotica e sonnambula dei nuovi monumenti celebrativi della potenza delle corporazioni tecnologiche attirerà nuove forme di turismo ma potrebbe anche alterare un ambiente che fin qui è stato una fucina di talenti, di idee, di prodotti e soprattutto di startup e di nuove aziende.

I nuovi centri direzionali della grandi multinazionali rappresentano, unitamente alle magalopoli, ai mega centri commerciali, alle ciità del diverrtimento e ai parchi a tema, la fase corrente di evoluzione del sistema capitalistico attuale. Sono edifici fatti per favorire la produttività e l'efficienza ma soprattutto per celebrare la Marca, la ricchezza e la potenza derivante dal successo di mercato e di pubblico e dalla necessità di alimentare le esperienze utente e le conversazioni dei consumatori con i marchi attraverso megastrutture nella forma tangibile di castelli da fiaba del ventunesimo secolo. Castelli capaci di fare sognare, di sorpendere e di sollecitare il pellegrinaggio  come lo fa da secoli la Kaʿba, la Pietra Nera (in arabo: الحجر الأسود , al-ḥajar al-aswad) della Mecca.

Il pellegrinaggio potrebbe essere compiuto da fedeli fortificati da una salda  fede religiosa ma potrebbe trasformarsi anche in una esperienza oppiacea nella quale tutti sentono di stare bene, anche quando in realtà stanno girando semplicemente intorno (in tondo - around the Riing - in The Circle), in monosfere dalla forma di bolle che possono scoppiare da un momento all'altro.

 

comments powered by Disqus

Sei alla ricerca di uno sviluppatore?

Cerca nel nostro database