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Per un 2018 tecnologicamente consapevole

Per un 2018 tecnologicamente consapevole

18 Gennaio 2018 Carlo Mazzucchelli
Carlo Mazzucchelli
Carlo Mazzucchelli
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Finite le celebrazioni e completato il giro di auguri e felicitazioni per l'anno nuovo si può riflettere meglio sull'anno appena iniziato. La riflessione può portare a ribadire e focalizzare alcuni proponimenti ai quali dedicarsi durante l'intero percorso annuale che porterà immancabilmente a un altro anno nuovo, a nuovi auguri e a nuovi programmi. Un proponimento, che tutti potrebbero fare proprio nel 2018, è di riflettere sulla relazione con la tecnologia e sui suoi effetti. Un proponimento che faccio anche mio, evidenziando alcune ragioni e motivazioni che lo sosterranno durante l'anno.

Meditare, riflettere, pensare, conoscere sono verbi che cerchiamo costantemente di declinare al presente senza quasi mai riuscire a farli diventare forze strutturanti della nostra vita quotidiana.  Riuscire a farlo significherebbe dotarsi di strumenti cognitivi e adottare buone pratiche utili a navigare una realtà in continuo cambiamento, ma anche a comprendere meglio stili di vita, abitudini e comportamenti che caratterizzano la vita tecnologica nella quale siamo tutti, più o meno felicemente, immersie e/o imprigionati.

Intenzioni propositive per il 2018

Il punto di partenza può essere l'assunzione di un impegno, da riempire con azioni concrete, finalizzate all'analisi e a migliorare la conoscenza dei propri comportamenti nei confronti della tecnologia, degli effetti e delle conseguenze delle nostre relazioni con essa, sia individuali e personali sia sociali e collettivi.

L'analisi dovrebbe servire a facilitare una riflessione  approfondita su aspetti che solitamente vengono messi in secondo piano dalle gratificazioni continue e dalle promesse che la tecnologia ci regala. Aspetti quali ad esempio le disuguaglianze diffuse che stanno crescendo in tutto il mondo e il ruolo che stanno assumendo poche realtà multinazionali, sempre più potenti, in grado di governare e determinare la vita di miliardi di persone con le loro piattaforme e tecnologie.

Tra i molti elementi su cui riflettere, alcuni hanno assunto una rilevanza particolare:

  • il potere crescente di poche multinazionali tecnologiche e il ruolo mondiale da esse assunto nella creazione di economie e di mercati ma anche di nuove povertà, schiavitù lavorative, precarietà e nella ridefinizione di concetti basilari come diritti, libertà individuali e democrazia. Le multinazionali di cui si parla sono in genere associabili alla Silicon Valley e ad una filosofia libertaria nella quale viene legittimata l'elusione delle tasse, la competitività drogata dalle posizioni dominanti e da mercati senza regole uguali per tutti. Sembrano cattedrali di democrazia ma in realtà sono semplici chiese o sette che praticano un feudalismo digitale (Bruce Sterling) del quale pochi hanno percezione e consapevolezza e al quale ancora meno intendono opporsi. Il potere immenso che hanno raggiunto i cosiddetti Signori del silicio (Eugeny Morozov) dovrebbe al contrario diventare oggetto di costanti riflessioni critiche, quantomeno finalizzate a porsi delle domande sul ruolo che stanno avendo nel colonizzare le menti, nel modificare la percezione del sé e degli altri e nel determinare la percezione della realtà
  • il modo con cui è determinato il successo globale di queste aziende attraverso piattaforme tecnologiche, reti diffuse di persone e di server (Cloud Computing) ma soprattutto disponibilità illimitata di dati e informazioni (Big Data) che vengono usati per un'operazione, mai sperimentata prima su scala così ampia, di manipolazione semantica e di condizionamento psicologico delle persone
  • la dopamina profusa in quantità dai flussi continui di notifiche, di MiPiace e cuoricini, di messaggi e promozioni stà mettendo a dura prova l'abilità di ognuno nel mantenersi focalizzati e concentrati e la capacità di resistere nella difesa dei propri valori, della socialità e della necessità di pensare e programmare il futuro. Le reti sociali tecnologiche garantiscono migliaia di connessioni e contatti ma stanno anche generando nuove e più grandi forme di solitudine e isolamento, diverse ma anche collegate a quelle prodotte dalla precarietà e dalle difficoltà economiche di molte persone e gruppi sociali.
  • la frequentazione continuativa e assidua di ambienti online sta annullando ogni forma di privacy e riservatezza personali. I segreti personali che una volta si raccontavano al prete con la - quasi - certezza che non sarebbero stati condivisi con nessuno, oggi vengono superficialmente e allegramente regalati a motori di ricerca, browser, social network  e APP. I possessrori di queste tecnologie garantiscono trasparenza, riservatezza e abbondanza ma in realtà usano dati e informazioni per monetizzarli e trasformarli in opportunità commerciali e di guadagno. A esser memorizzati, analizzati e usati non sono soltanto dati grezzi ma dati legati a esperienze individuali e socialici, non sono solo i nostri segreti, ad esempio le nostre preferenze e i nostri comportamenti di acquisto, ma anche i nostri sogni, desideri, emozioni e affetti. I dati archiviati in spazi e piattaforme di cui non abbiamo alcun tipo di controllo possono essere facile preda di cybercriminali ma anche di istituzioni e governi, più o meno democratici, con finalità di controllo e sorveglianza.

Tecnologie irresistibili e resistenze necessarie

Per molti abbiamo ormai perso il controllo della tecnologia, diventata irresisitibile e inevitabile. In realtà continuiamo ad avere la possibilità di fare delle scelte e di esercitare il nostro controllo sulle tecnologie che usiamo. Non siamo obbligati a consultare lo smartphone ogni minuto e neppure a presenziare Facebook in modo da postare una reazione ad ogni messaggio o nuovo cambio di stato che si materializza sul display del dispositivo. Non siamo neppure obbligati a usare il motore di ricerca di Google per trovare informazioni e dati che ci servono. La dipendenza comportamentale da uso eccessivo di prodotti tecnologici ci può rendere complicata la scelta ma la decisioneè pur sempre nelle nostre possibilità. Anche quella di disconnettersi, abbandonare l'acquario Facebook o smettere di cinguettare in pubblico.

Chi si convincerà della propria capacità decisionale e del proprio potere di scelta potrebbe incamminarsi sulla buona strada che porta a ripensare e rivedere le relazioni con la tecnologia e dare loro un nuovo senso e una nuova direzione. In fondo non si tratta di decidere se usare o meno la tecnologia ma come usarla, quando e quanta attenzione e tempo dedicarle.

Un altro modo per riflettere sulla tecnologia è allargare il proprio sguardo alle numerose diseguaglianze che caratterizzano la nostra epoca. Lo scandalo Weinstein ha portato all'ttenzione di tutti la diseguaglianza di genere ma molte sono le disuguaglianze di cui bisognerebbe preoccuparsi. Comprese quelle legate alla tecnologia e al suo potere esteso al mondo intero, in termini economici, finanziari e politici.

Riflettere su questo tipo di disuguaglianza significa fare i conti con fenomeni dei quali non siamo necessariamente a conoscenza ma dei quali dovremmo essere sempre più consapevoli. Questi fenomeni hanno ricadute importanti sulle persone, sulla cultura, sui comportamenti sociali e sulle relazioni. Sono fenomeni che interessano individui sempre più narcisi e guidati da valori egoistici, che colpiscono un numero grande di nuovi schiavi del lavoro, che stanno trasformando i diritti pubblici (scuola, sanità, mobilità, ospitalità, ecc.) in servizi erogati da multinazionali tecnologiche (Uber, Airbnb, ecc.), che stanno danno forma a sistemi di governo sempre più centralizzati.

Alcune considerazioni finali

Riuscire a riflettere su questi temi in relazione al ruolo assunto dalla tecnologia significa riuscire a ridefinire i contorni di una relazione, oggi asimmetrica,  dalla quale oggi non possiamo prescindere. L'obiettivo per il 2018 potrebbe essere quello di ristabilre il controllo sull'uso che facciamo dei nostri dispositivi e delle piattaforme tecnologiche che frequentiamo. Un controllo che si tradurrebbe in minore tempo dedicato alla interazione tecnologica e un tempo maggiore regalato alla relazione faccia a faccia e alla conversazione umana, in maggiore attenzione alle cose fuori dalla Rete e una maggiore consapevolezza sui problemi emergenti, visti nelle loro globalità e profondità.

 

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