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Raccontare la realtà non è cosa semplice

Raccontare la realtà non è cosa semplice

29 Marzo 2017 Carlo Mazzucchelli
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Nell'era delle false notizie la politica sembra avvantaggiarsi dall'uso di nuovi linguaggi e strumenti tecnologici. Il risultato è la nascita di populismi e approcci che stanno mettendo a rischio la democrazia, così come l'abbiamo conosciuta e sperimentata. Chi se ne preoccupa non troverà scorciatoie e facili soluzioni. Unica via rimane la proposizione di una riflessione critica finalizzata alla comprensione dei problemi ma anche alla ricerca di modi comuni e condivisi per risolverli.

Le false notizie sono sempre esistite così come è sempre stato praticato il loro uso manipolatorio e politico. Il fatto che l'attenzione sul fenomeno sia oggi così alta dipende dalla percezione di vivere tempi strani, critici e alla fine dei tempi nei quali sembrano essere a rischio le regole di convivenza e i patti di cittadinanza che hanno caratterizzato le democrazie occidentali.

La crisi è evidenziata dal linguaggio della politica e dalla sfiducia generalizzata nella sua classe dirigente. E' una crisi che dipende da come la realtà viene interpretata e raccontata e che si manifesta in modo improvviso e brutale come è avvenuto ad esempio in Inghilterra con l'affermazione della Brexit al referendum e con la vittoria, tutta di pancia e di cinguettii, di Donald Trump.

A essere cambiato non è solo il linguaggio della politica. I media sociali hanno cambiato il linguaggio comune facendo emergere comportamenti di tipo individualista e narcisistico, rivolto più al Sè che all'esterno e che hanno trasformato il dibattito pubblico in uno sfogatoio da confessionale, autobiografie, autoritratti e racconti della realtà sempre soggettivi e mai realmente oggettivi.

La realtà virtuale dei social network, non più separabile dalla realtà fattuale, ha finito per definire ciò che è autentico e ciò che è vero e a dar priorità alle emozioni, all'istinto penalizzando la riflessione razionale, l'elaborazione di pensiero critico e lo sviluppo di conoscenze e consapevolezza necessarie per mantenere un sano equilibrio in grado di resistere alle narrazioni della Rete.

Il linguaggio dei social network è oggi preso in prestito da politici e politicanti, da avventuristi e capipopolo, che hanno capito e imparato a usare molto bene gli slogan e i cinguettii, i messaggi bervi alla Facebook, il potere delle immagini alla Instagram. L'uso che i politici fanno dei nuovi media è spesso volgare, estremo e contribuisce al degrado del linguaggio e dell'informazione. Non è detto però che sia un uso capace di determinare risultati concreti e di funzionare a lungo. Ci sono numerosi segnali, e la discussione che si è aperta sulle false notizie è uno di questi, che indicano una reazione civica dei cittadini dell'era dell'informazione. Una reazione determinata dal bisogno di realtà e di verità, di interlocutori e fonti affidabili e che sta portando a un uso più razionale di molti strumenti tecnologici e soprattutto a una maggiore consapevolezza sul loro ruolo nella società delle false notizie attuali.

Chi volesse approfondire l'argomento può leggere il bel libro, pubblicato recentemente anche in Italia da Feltrinelli, di Mark Thompson La fine del dibattito pubblico - Che cosa è successo al linguaggio della politica.

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