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Robot alla conquista dei nostri posti di lavoro

Robot alla conquista dei nostri posti di lavoro

26 Maggio 2015 Carlo Mazzucchelli
Carlo Mazzucchelli
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Non temono il jobs act e stanno diventando sempre più intelligenti. Sono macchine non sindacalizzabili e capaci di occupare molti spazi lavorativi fino ad oggi presidiati da umani. Se continua così secondo alcuni il medioevo prossimo venturo è assicurato.

Di macchine intelligenti ne consociamo molte. Ad esempio il bancomat che ci rifornisce di denaro in modo efficiente e sicuro da anni e oggi le auto che guidano da sole senza bisogno dell’aiuto di un autista umano. Ma ci sono anche anche i robot con cui Amazon ha annullato migliaia di lavoratori umani dai magazzini della sua filiera logistica e le aziende cinesi che stanno introducendo migliaia di robot nelle loro fabbriche.

L’automazione tecnologica non è un fenomeno nuovo e ha già cambiato radicalmente il mondo. Oggi ciò che la caratterizza è la sua accelerazione che sembra dominata da un’autonomia e indipendenza della tecnologia che non ha più bisogno dell’essere umano per progredire. Ne derivano grandi opportunità e nuovi incubi. Uno su tutti la sparizione del lavoro, in un momento strico e economico nel quale il lavoro è già sparito o diventato in massima parte precario.

 

Fino a poco tempo fa l’automazione tecnologica e l’evoluzione della tecnologia in generale sono state guardate con occhio benevolo, ottimista e incantato. Questo sguardo positivo e entusiasta aveva messo in secondo piano i tecno-pessimisti e tutti coloro che, da punti di vista diversi, mettevano in guardia contro la prepotenza e pervasità tecnologica. Da alcuni anni la schiera dei tecno-entusiasti si è assottigliata e sono emerse nuove analisi e riflessioni che hanno suggerito la necessità di elaborare nuovo pensiero critico in modo da guardare alla tecnologia con occhi diversi.

Di questa riflessione critica si è fatto portavoce anche SoloTablet che negli ultimi quattro anni ha fornito recensioni e approfondimenti sulle opere di vari autori come Sherry Turkle, Eugeny Morozov, Jaron Lanier, Manfred Spitzer, Howard Rheingold e molti altri.

Oggi vogliamo segnalare il nuovo libro di Marton Ford, uscito da poco negli Stati Uniti, dal titolo Rize of robots. E’ un testo che riprende le riflessioni di autori che sul tema della robotizzazione delle macchine avevano già espresso dubbi e perplessità come Andrew McAfee, Robert Gordon (Race against the Machine) e David Autor. L’autore si interroga sul futuro del lavoro, su quanti posti di lavoro rimarranno e su chi li avrà con la proliferazione dei robot. Ford non è uno studioso e neppure un accademico ma un imprenditore produttore di software. Le sue conclusioni negative e preoccupate sul predominio delle macchine lo porta a chiedere interventi pubblici di sostegno al lavoro umano in vista di quella che è ormai una rivoluzione realizzata. Una rivoluzione iniziata dagli umani e oggi perseguita dalle macchine stesse con la loro evoluzione che impone cambiamenti dirompenti in tutti gli ambiti di vita, sia individuali che sociali.

La riflessione critica di Ford nasce dalla considerazione che la tecnologia non ha portato ad un nuovo paradiso in terra o a lavorare meno per lavorare tutti, bensì sta contribuendo massicciamente alla riduzione del lavoro e alla sua precarizzazione. Se un operaio cinese si sta sindacalizzando e chiede un aumento di stipendio, oggi può essere sostituito da un robot, che costerà meno ma soprattutto non avanzerà mai la richiesta di un rinnovo di contratto.

Se la realtà del lavoro è quella che tutti conosciamo non meraviglia che cambi anche la riflessione sul ruolo della tecnologia. E’ una riflessione necessaria perché invece di generare maggiori opportunità e allargare le opzioni di lavoro, la tecnologia sembra remare al contrario. La sostituzione uomo-macchina non è più limitata alla previsione di Wiener sui lavori manuali ma interessa anche attività cognitive e intellettuali. Candidati a essere sostituiti sono giornalisti e lavoratori di ufficio, addetti agli studi legali e segretarie, magazzinieri e persino programmatori di computer.  La robotizzazione colpirà sia i colletti blu che quelli bianchi, farà evaporare posti di lavoro manuali e colpirà i lavori tipici del ceto medio che hanno garantito la loro solidità economica e il benessere familiare. A essere interessati dalla rivoluzione tecnologica saranno anche gli ambiti dell’istruzione e della sanità pubblica con conseguenze nefaste in termini di disoccupazione e diseguaglianza.

 

La precarizzazione del lavoro, unitamente alla robotizzazione porterà a un ulteriore calo dei consumi con effetti perversi sulla economia e sulla vita delle persone. Con questi scenari di fronte Rise of the Robots di Ford è un invito a tutti a valutare con maggiore attenzione le implicazioni e gli effetti della evoluzione tecnologica. La riflessione deve valutare anche le opportunità che la tecnologia sta offrendo ma soprattutto deve servire a elaborare strategie per il futuro. E’ un futuro che può essere catastrofico o prospero, insicuro economicamente e caratterizzato da disuguaglianza diffuse e crescenti o equilibrato e ricco di opportunità per tutti.

Il libro di Ford offre, a tutti coloro che sono interessati a contribuire a dare forma agli scenari futuri, innumerevoli spunti di riflessione e nuovi strumenti cognitivi e informativi per farlo.

 


PS: Da segnalare sono anche numerosi altri libri recentemente usciti che invitano a riflessioni critiche sulla tecnologia: Shadowa Work di Craug Lambert e La gabbia di vetro di Nicholas Carr, e altri.

 

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