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Social media, ricerca di attenzione e distrazioni varie

Social media, ricerca di attenzione e distrazioni varie

15 Dicembre 2016 Carlo Mazzucchelli
Carlo Mazzucchelli
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L'uso dei media sociali può essere visto come la ricerca di attenzione e di gesti affettivi ed emotivamente coinvolgenti da parte degli altri. La distrazione è solitamente associata al surplus cognitivo e alla difficoltà a concentrarsi e focalizzarsi. Un'attenzione catturata dai click e dai like rischia di aumentare la distrazione e la difficoltà di concentrazione. Le due cose non sono comunque in contrapposizione tra loro ma due facce della stessa medaglia rappresentata da contesti interconnessi, virtualizzati dalla tecnologia e molto digitali


L'obiettivo di fondo di quasi tutti i media sociali è di ottenere l'attenzione degli utenti e di trattenerla a lungo favorendo click, condivisioni di contenuti, like e altre attività finalizzate a coltivare la presenza dentro gli spazi digitali da essi colonizzati. Il raggiungimento dell'obiettivo è legato alla capacità delle applicazioni di creare emozioni, momenti affettivi ed esperienze coinvolgenti, quasi sempre legate al piacere derivante dalla condivisione e dalla interazione sociale.

Il tempo crescente dedicato all'uso di dispositivi tecnologici e delle loro applicazioni aumenta la distrazione cognitiva ma al tempo stesso ne evidenzia il valore in termini di migliori e più intense esperienze vissute online, di piacere della condivisione e di interazioni all'interno di reti sociali di interesse, di pratica e di esperienza. E' come se, maggiore è la distrazione causata dall'attaccamento al mezzo tecnologico, più grande è l'intensità, soprattutto emotiva e affettiva, con cui si vivono le esperienze online. I momenti vissuti intensamente online sono sempre contingenti e spesso incapaci di produrre risultati concreti. La noia e la scontentezza che ne derivano riducono il livello di distrazione creando al tempo stesso una minore attenzione al mezzo digitale e alla sua esperienza. Attenzione e distrazione viaggiano insieme come il prodotto contraddittorio di momenti piacevoli determinati dalla concentrazione e dall'attenzione dedicate alle attività online, e al tempo stesso di disorientamento generato dalla perdita di attenzione a causa di esperienze online noiose, poco intense e coinvolgenti e percepite come improduttive. Attenzione e distrazione non sono mutualmente esclusive ma elementi costituenti un flusso continuo di stati cognitivi, emotivi e affettivi fatti di cose desiderate e da evitare, di scelte e indecisioni e in genere di situazioni in continuo divenire e difficili da controllare.

Il potere di molti media sociali sta nella loro capacità di distrarre l'attenzione degli utenti attirandoli nei loro spazi virtuali e coinvolgendoli nelle loro attività. E' un potere che si manifesta, lato utente, nella rinuncia all'uso della componente razionale del cervello, nel dedicare risorse cognitive come la memoria alle ricerche e alle attività online, nel cambiamento dei modi con cui si percepisce la realtà del mondo e nella perdita cronica di attenzione su cose e fatti della vita fattuale.   Una situazione che da alcuni studiosi è stata descritta come demenza digitale o amnesia culturale.

Attenzione e disattenzione non sembrano però tra loro separabili ma semplici momenti di un'esperienza che le vede convivere nella forma di vasi comunicanti e come se fossero guidate dalle stesse forze e imperativi. Sono semplici variazioni di momenti esperienziali di diversa intensità che coinvolgono la percezione, la capacità di rispondere agli stimoli esterni e richiedono una grande flessibilità individuale e capacità adattativa all'interno di processi esperienziali continui, mutabili, veloci e senza pausa.

Attenzione e distrazione viaggiano insieme, anche se si considera la loro relazione con il lavoro. L'uso eccessivo di smartphone e di media sociali viene visto da molti come potente mezzo di distrazione di massa dalle incombenze lavorative. Non è un caso che molte applicazioni aziendali siano costruite in modo da impedire qualsiasi accesso privato online e piattaforme sociali o a limitarne l'utilizzo. Al tempo stesso, con l'obiettivo di sedurre e catturare maggiore attenzione, molte APP promettono benessere e felicità, fuga dalla realtà e analgesici digitali per la gestione di stati emotivi di malessere personale.

Nell'economia dell'attenzione la percezione e l'esperienza delle persone sono costantemente frammentate e condivise tra schermi multipli, dispositivi, piattaforme e applicazioni, strumenti tutti attivi nella produzione di stimoli, impulsi e richiami finalizzati a catturare la risorsa scarsa rappresentata dall'attenzione. La competizione nel conquistare l'attenzione è resa complicata dalla quantità impressionante e sorprendente di attività e di dati che pullulano nei mondi interconnessi online. Questa competizione rende difficile raggiungere livelli elevati di visibilità e ingaggiare gli utenti in modo da catturare la loro attenzione e, soprattutto, di alimentarla e tenerla alta ed allertata. La difficoltà nasce però anche da una diagnosi sbagliata della distrazione.

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Se attenzione e distrazione sono facce della stessa medaglia lavorare sulla prima significa farlo anche sulla seconda. Significa ad esempio saper produrre valore in modo continuativo in modo da poter gestire e inserirsi tra le oscillazioni che si creano tra l'una e l'altra. Lo si può fare creando nuove narrazioni, creando novità i continuazione, inventando nuove iniziative capaci di sorprendere, meravigliare, intrattenere e gratificare. Per farlo bisogna disporre in tempo reale di dati sui comportamenti, sulle azioni, sulle scelte e sui processi decisionali degli utenti online e di strumenti di tracciabilità, misurazione e analisi delle informazioni da essi prodotte.

I dati utili non sono solo quelli legati ai livelli di attenzione espressi ma soprattutto quelli della distrazione mostrata. Anche la distrazione si esprime in click, assenza di like, diminuzione di post e messaggi, calo di interazioni, di condivisioni e cambiamenti di stato, memi virali e altre espressioni digitali di momenti esperienziali online. Questi dati devono essere associati a quelli probabilmente già raccolti sulle preferenze, le reti di contatti, gli interessi, i valori e le credenze che emergono dalle attività degli utenti online. 

Attenzione e distrazione devono essere studiate e usate nel contesto del presente continuo che caratterizza l'esperienza digitale online. E' un presentismo che si manifesta nell'attenzione posta ai cambi di stato e alle interazioni immediate e quasi sincronizzate di messaggi. E' una percezione del tempo che incide anche sulla distrazione, a sua volta schiacciata tra un passato senza storia e un futuro in costante divenire come presente. Il richiamo dei fatti del passato è spesso usato per mantenere alta ed emotivamente motivata l'attenzione e per manipolare, ad esempio con la rimozione di memorie negative o emotivamente negative o dolorose, la distrazione dell'utente.

Attenzione e distrazione sono diventati i campi di azione nei quali si contrano oggi i grandi protagonisti della scena tecnologica. Gli uni mirano a gestirle generando emozioni, altri ottimizzando la creazione e gestione di sensazioni e affetti positivi, altri modulandoli in modo da ridurne la volatilità e gestirne l'intensità. Essendo attenzione e distrazione esperienze individuali, massima cura è dedicata ai profili e alle storie personali, alle reti di contatti, ai contesti nei quali le persone operano e alle loro esperienze online, spesso inaccessibili o difficili da analizzare tramite semplici algoritmi più o meno intelligenti.

Il valore e il potere della distrazione per ogni individuo richiedono grande attenzione da parte di realtà che gestiscono le loro piattaforme tecnologiche online con il semplice ma importante obiettivo di monetizzare i loro modelli di business. Questa attenzione commerciale non può limitarsi a lavorare sull'attenzione dell'utente ma focalizzarsi sulla modulazione che caratterizza il passaggio continuo da uno stato all'altro, dall'attenzione alla distrazione e ritorno, in un flusso circolare senza fine e molto legato alla intensità emotiva ed affettiva dei momenti di esperienza in esso sperimentati. Ciò che serve non è solo una gestione ottimale dell'attenzione ma anche la capacità di estrarre valore dalla distrazione, ad esempio alimentandola, modulandola, manipolandola con l'obiettivo finale di trasformarla in nuova attenzione.

 

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