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Studia, programma, innova!

Studia, programma, innova!

17 Gennaio 2013 Carlo Mazzucchelli
Carlo Mazzucchelli
Carlo Mazzucchelli
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La pervasività e la semplicità delle nuove tecnologie digitali stanno determinando sempre più le modalità in base alle quali viviamo e lavoriamo. Tutti (quasi tutti) abbiamo appreso i nuovi linguaggi e le nuove forme di alfabetizzazione. Con i nostri dispositivi mobili inviamo messaggi, scriviamo, socializziamo, parliamo ma spesso lo facciamo in modo passivo concedendo sempre più spazio e governo delle nostre azioni alla tecnologia (facebook, google, twitter ecc.). Le enormi potenzialità che abbiamo di fronte, soprattutto in termini di collaborazione, creatività e innovazione, rischiano di essere vanificate da comportamenti conformistici che impediscono riflessioni più approfondite e ci trasformano in entità configurabili dall'esterno.

La lettura di due libri tra loro molto diversi suggeriscono alcune riflessioni utili a comprendere meglio il ruolo che la tecnologia sta oggi giocando nell'influenzare la nostra vita personale, sociale e professionale. Il Primo libro, Dove nascono le grandi idee. Storia naturale dell'innovazione,  è stato scritto da Steve Johnson , il secondo, Programma o sarai programmato, da Douglas Rushkoff, autore tra l'altro anche di "Coercion", Media Virus" e "Life Inc" .

Nel primo si parla di innovazione come frutto di ambienti aperti e piattaforme condivise che favoriscono la creatività e la redditività delle persone che vi operano e che fanno emergere grandi invenzioni. Il risultato finale nasce sempre da percorsi convergenti e condivisi, anche inconsapevolmente, e mai come il frutto di un'avventura solitaria.

Nel secondo l'autore suggerisce di pensare a fondo e riflettere su come utilizziamo i media digitali ( luogo dell'interazione, di nuovi linguaggi e di una nuova alfabetizzazione ), su come queste pratiche ci stiano influenzando e su ciò che stiamo facendo a noi stessi abbandonandoci completamente e acriticamente alla tecnologia.

 

Dove nascono le grandi idee. Storia naturale dell'innovazione

Il libro di Steve Johnson (autore anche dei bestsellers: Everything Bad Is Good for You, The Ghost Map eThe Invention of Air) riflette su come le nuove tecnologie e il web abbiano determinato il moltiplicarsi delle connessioni contribuendo ai processi che solitamente vengono attivati durante le fasi di creazione di nuove idee e che introducono nuova innovazione e cambiamenti. L'autore tende a sfatare l'idea, ancora molto diffusa, che le grandi innovazioni nascano da colpi di genio individuali e da intelligenze fuori dalla norma capaci di far emergere da sole nuove idee rivoluzionarie.

La creatività ( per saperne di più visitate Nuovoeutile il portale di Anna Maria Testa) non è quasi mai frutto di visioni estemporanee e non trascende mai le contingenze storiche e le tradizioni consolidate ma richiede tempo, studio, sviluppo di pensieri e conoscenze e soprattutto molta condivisione, collaborazione e disponibilità a farsi plasmare e sorprendere da idee di altri. Nel suo libro, la cui sintesi è ben espressa nel video qui allegato, l'autore ripercorre i percorsi e i sentieri che guidano la nostra mente verso la creazione e l'emergenza di nuove idee e lo fa attraverso l'analisi di alcune delle idee che hanno cambiato il mondo, a partire dall'invenzione della macchina per la stampa di Gutenberg fino a Google.

Il libro, che ho letto poco dopo la sua pubblicazione da parte dell'editore Rizzoli, è molto istruttivo in termini di racconto e descrizione di come sono nate molte idee in ambiti umani diversi come la biologia (Darwin e le idee sulla selezione naturale), la fisica, la musica ( Brian Eno e le nuove concezioni musicali moderne) la tecnologia (da Gutenberg a Google) e la cultura, ma contiene anche numerosi e utili suggerimenti su cosa fare praticamente per favorire la propria creatività e capacità di innovazione.

Ad esempio si può annotare tutto e farlo ogni qualvolta una nuova idea che si trasforma in immagine mentale e in pesniero affiora a livello cosciente. Ieri lo si poteva fare con una moleskine, emulando ciò che faceva Bruce Chatwin durante i suoi viaggi, oggi è reso più semplice dalla disponibilità ad ogni ora e in ogni luogo di dispositivi moibili come tablet e smartphone.

L'annotazione è utile perchè nulla nasce all'improvviso ma è sempre frutto di elaborazioni progressive attraverso percorsi che la nostra mente segue, non sempre in modo lineare ed anzi spesso molto tortuoso. Questi percorsi diventano più o meno semplici e ci avvicinano più o meno rapidamente alla meta a seconda degli ambienti e  dei contesti che frequentiamo e in cui operiamo e grazie allo scambio e alla interazione che abbiamo con altre persone. Ieri ciò avveniva prevalentemente in incontri faccia a faccia, oggi forse più di tipo virtuale e online ma senza disdegnare ed anzi valorizzando anche i primi.

Steve Johnson suggerisce di abbandonare  e di non credere nei percorsi lineari. Meglio affidarsi maggiormente al pensiero laterale (i sei cappelli di De Bono) e alla legge del caos dominata da fenomeni sotterranei ed emergenti ch,e facendo da attrattori, finiscono per determinare quali di essi si affermeranno effettivamente.

Per essere protagonisti di innovazione e cambiamento è necessario abbandonare ogni ricerca del migliore dei mondi possibili nei quali potrebbe nascere l'innovazione e focalizzare la propria attenzione e riflessione sul contesto in cui ci si trova, agendo sulle condizioni e, operando con le proprie scelte, contribuire a far emergere un modello o una idea. In questa attività non servono regole o formule particolari. L'osservazione suggerisce che esistono comunque delle caratterstiche del contesto che facilitano più di altre l'emergere di nuova innovazione. A queste caratteristiche comuni l'autore dedica sette capitoli nei quali descrive cosa va evitato e cosa sarebbe meglio fare.

Non vengono offerte o proposte delle ricette ma suggerite alcuni approcci, aizioni e modi di pensare che possono aiutare come la vita all'aria aperta e sportiva (rilassare il corpo, dimenticare la mente), coltivare le proprie intuizioni ( ciò che non sembra valido oggi può ornare utile domani), scrivere tutto quello che passa per la mente ( il cervello continua ad elaborare pensieri ma non tutti risalgono la soglia dei vari livelli di coscienza o come direbbe Damasio non tutti passano dall'io nucleare a quello autobiografico), presevare sempre un pò di disordine (evitare  librerie e scrivanie troppo ordinate ) e non temere di fare errori ( la lezione di Popper applicata alla vita individuale ), coltivare la serendipità ( la scoperta di una cosa non cercata e imprevista mentre se ne sta cercando un'altra), frequentare reti sociali più o meno liquide, reali e virtuali, condividere le proprie idee, non temere il copyright ed anzi prendere in prestito idee da altri, rielaborare e comunicare dopo averlo fatto e infine coltivare la passione per hobby diversi.

Programma o sarai programmato

Il secondo libro di cui voglio parlare è più congeniale alle mie letture e alle riflessioni che sto facendo da alcuni tempi sulla tecnologia e che ho pubblicato sia su questo portale che sulla rivista Computer Business Review (  Google non è più uguale per tutti e fa filtro. Fra un pò farà anche la ricerca... , Pensare nei tempi e negli spazi dei social networkLe realtà parallele dei social media. Non tutto è come sembra!,   Ambivalenza di Google. Strumento di libertà o di controllo?, Google e la ricerca troppo su misura ). E' un libro di facile lettura ma che richiede la disponibilità a far maturare il pensiero critico e la volontà (voglia?) di cambiare abitudini e uscire fuori dalle molte realtà raccontate, spesso prive di fondamento reale ( con Google posso vedere tutta la rete e Google è al mio servizio!).

Secondo Rushkoff nella tecnologia è in qualche modo incorporato il mondo che verrà e il rischio che a farlo diventare realtà sia solo la tecnologia sta diventando sempre più verosimile perchè la nostra partecipazione è grande ma l'approccio è passivo, poco critico e molto delegato alle grandi realtà che oggi dominano il mercato tecnologico come Google, Facebook, Apple, Amazon e Micorosft.

In passato gli oggetti di uso quotidiano e comune frutto di tecnologia come l'auromobilile, il frigorifero o il televisore erano alla portata della nostra conoscenza. Con un cacciavite eravamo in grado di intervenire per riparare un guasto e individuare la causa. Oggi gli oggetti tecnologici sono fatti da software, chip e schede elettrobiche di cui non sappiamo quasi nulla e a cui ci affidiamo come quando da piccoli ci si affidava alla guida dei genitori passando il tempo a guardare fuori dal finestrino dell'auto. Il problema è che oggi alla guida dell'auto non ci sono persone su cui poter fare completo affidamento ( vedi la personalizzazione introdotta da Google e le violazioni alla privacy di Facebook ed altri social network).

Nel libro l'autore suggerisce un aproccio attivo e critico che deve passare attraverso l'osservanza di dieci comandamenti, alcuni dei quali controintutivi, che andrebbero rispettati con attenzione, come quelli di Mosè, per evitare di diventare cinghia di trasmissione e semplice ingranaggio di una tecnologia di massa fuori controllo. L'importanza dei dieci comandamenti di Mosè non era legata solo ai contenuti e al messaggio in essi contenuto ma anche alla scrittura. Il profeta scese dalla montagna con delle tavole scritte e da allora il testo (la bibbia, il corano, i vangeli) hanno trasformato la vita delle persone dando forma a cambiamenti importanti come le leggi, i contratti, le relazioni  ecc.

"Scrivere una email non è l'equivalente di comporre una lettera e inserire un messaggio in un social network non corrisponde ad inviare una email! Ognuna di queste azioni porta a risultati differenti e ci richiede un quadro mentale e un approccio diversi tra loro" - Douglas Rushkoff

Oggi stiamo vivendo una nuova era, di grandi cambiamenti che toccano tutte le sfere della vita umana, economica, politica e sociale ma anche tecnologica. La parola scritta è diventata codice software e come tale sta determinando le nostre azioni e le nostre attività. A differenza di quanto avveniva con la parola scritta e poi stampata oggi a fare la differenza è che la programmazione del software trasforma le parole direttamente in attività/azioni.

Diventa perciò urgente oltre che necessario che tutti, giovani ed adulti si impegnino nel cercare di capire le inclinazioni e le tendenze delle tecnlogie che utilizzano sviluppando un pensiero critico sia sull'uso che ne viene fatto sia sugli strumenti tecnologici e le tecnologie software usate. Solo così si può evitare di cadere nelle trappole di Facebook e altri social network che con i loro meccanismi e logiche sociale sviluppate per rispondere a modelli di business, rischiano di condizionare se non rovinare la vita, personale e professionale di molte perosne.

Douglas Rushkoff non ritiene che si debba rimanere fuori dai nuovi mondi digitali ma una cultura tecnologica guidata esclusivamente da logiche di mercato, da mode e tendenze deve essere contrastata e per dare un suo contributo suggerisce i suoi dieci comandamenti:

  • evitare di essere sempre online: tutto può essere ritardato e non tutte le comunicazioni obbligano a risposte/reazioni immediate, procrastinare aiuta la comunicazione, la scelta, la focalizzazione e molto altro
  • vivere di persona: perchè demandare tutto ai propri avatar di facebook?
  • si può sempre scegliere di non scegliere
  • non abbiamo mai pienamente ragione
  • rimanere sè stessi
  • non svendere gli amici: migliaia di like ma nessuna amicizia, i contatti non sono legami!
  • dire la verità: complicato in un paese che ha eretto la bugia asistem....ma ci si può provare, almeno nelle cerchie di amici con cui si interagisce e collabora
  • condividere senza rubare: nulla si crea perchè tutto è già stato creato! Quando lo si fa è utile citare la fonte e mai rubare.
  • programmare o essere programmati: non è mai difficile apprendere i nuovi linguaggi e il codice che si nasconde dietro le cose più comuni e i nuovi mondi virtuali e paralleli che frequantiamo. Molto utile interrogarsi e capire ch esistono codici nascosti tra le interfacce di programmi come Facebook, Google ecc. Se non lo si capisce si finisce per rimanere vittime di chi quei codici ha sviluppato e pagato costruendoci sopra i propri modelli di business che oggi stanno plasmando il mondo ( non è una esagerazione: facebook ha già un miliardo e duecento milioni di utenti)

 

Alcune conclusioni

Entrambi i libri qui menzionati meritano di essere letti con attenzione.

"...ad uccidere non sono le pistole, bensì gli individui; però le pistole rappresentano una tecnologia con maggiori inclinazioni a uccidere qualcuno, rispetto ad esempio alla radio-sveglia" - Douglas Rushkoff

Il primo di Steve Johnson può essere letto come un manuale da cui apprendere le metodologie utili ai processi che portano all'emergere e alla creazione (creatività) di nuove idee e che introducono cambiamenti e innovazione. Questi processi sono oggi resi più semplci ed efficienti grazie alle nuove tecnologie e alla rete che favoriscono il moltiplicarsi di miriadi di connessioni, di conversazioni e opportunità di collaborazione e scambio.

Il secondo di Douglas Rushkoff ci suggerisce di usare le nuove tecnologie ma al tempo stesso di cercare di comprendere appieno le sue caratteristiche soprattutto nel momento in cui le utilizziamo come mezzo di comunicazione per relazionarci con il mondo. Questa riflessione è necessaria perchè la rivoluzione digitale sta travolgendo il nostro mondo in modo radicale con effetti, sulla nostra vita personale, sociale e professionale, maggiori di quanto non sia mai successo nelle rivoluzioni (stampa, personal computer, internet, web 2.0 ecc.) precedenti. Di questa rivoluzione bisogna far parte ma è meglio farlo attivamente per evitare di subire passivamente le logiche della tecnologia ( programmazione e software ) e quelle dei modelli di business su di essa costruiti.

Per trarre vantaggio e non essere sopraffatti dalla rivoluzione tecnologica in atto meglio allora....studiare, innovare seguendo i suggerimenti di Steve Johnson e programmare adottando quelli di Douglas Rushkoff.

Che ne pensate? Avete letto anche voi questi due libri?.....

 



Bibliografia per altri approfondimenti

    • Geert Lovink, Internet non è il paradiso, Apogeo 2004.
    • Ippolita, Luci e ombre di Google, Feltrinelli 2007
    • Nicholas Carr, Internet ci rende stupidi?, Raffaello Cortina Editore, 2011.
    • Jaron Lanier, Tu non sei un gadget, Mondadori, Milano 2010.
    • AA.VV., Internet è un dono di Dio, Skira / Wired, Milano 2010.
    • Matteo Bittanti (a cura di), Gli strumenti del videogiocare, Costa & Nolan 2005.
    • Steven Johnson, Tutto quello che fa male ti fa bene. Perché la televisione, i videogiochi e il cinema ci rendono
    • Henry Jenkins, Cultura convergente, Apogeo 2007.
    • Paolo Ferri, Nativi digitali, Bruno Mondadori, Milano 2011.
    • John Palfrey, Urs Gasser, Nati con la rete, BUR, Milano 2009.
    • Lev Manovich, Software Culture, Olivares, Milano 2010.
    • Manuel Castells, Galassia Internet, Feltrinelli, Milano 2007.
    • Chris Anderson, La coda lunga. Da un mercato di massa a una massa di mercati, Codice 2010.
    • Evgeny Morozov, L'ingenuità della rete. Il lato oscuro della libertà di internet, Codice 2011



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