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Tecnorapidi incapaci di concentrarsi e che rischiano di perdere l'attenzione

Tecnorapidi incapaci di concentrarsi e che rischiano di perdere l'attenzione

11 Novembre 2014 Redazione SoloTablet
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A mettere in guardia i numerosi tecnorapidi e nativi digitali sono in particolare psicologi e educatori. Tutti attenti agli effetti che la tecnologia sta avendo nello sviluppo e nella crescita di bambini e adolescenti e sulla loro capacità di manetenrsi concentrati senza farsi distrarre da uno schermo, un messggio WhatsApp o un cinguettio. Lo psicologo Daniel Goleman ha proposto alcune idee su come migliorare la concentrazione. Indicazioni utili per tecnorapidi consapevoli e soprattutto per genitori tecnovigili attenti alle sorti dei loro figli.

Il passaggio alla società digitale è di quelli epocali. Ha portato a numerosi cambiamenti, alcuni dei quali capaci di produrre la riorganizzazione del nostro cervello e la ridefinizione delle modalità con cui lo utilizziamo, a livello cosciente ma sempre più spesso inconsapevole. La nuova cultura digitale emergente ha portato a privilegiare l'immagine rispetto al testo, la navigazione veloce e fotografica rispetto alla lettura seriale e lenta, il prevalere di nuove forme di  creatvità come frutto della rielaborazione di contenuti presistenti e disponibili in grande quantità online.

L'avvento della nuova civiltà tecnologica ha portato anche ad altre trasformazioni come ad esempio l'umento delle difficoltà di concentrazione e la perdita dell'attenzione, almeno nella forma tradizionale con cui era conosciuta e descritta.

Così come non siamo nati per leggere, non siamo neppure nati imparati nell'esercizio dell'attenzione e della massima concentrazione. La lettura come la capacità di concentrazione sono il frutto di 'apprendimento' e di riorganizzazione del nostro cervello che, grazie alla sua platicità, ha saputo dare forma a nuove sinapsi e collegamenti tra le sue componenti neuronali presistenti finalizzandole a compiti e risultati nuovi, grazie alla modellazione di nuove esperienze. La plasticità del cervello rischia oggi di essere vittima o protagonista di altre tipologie di trasformazioni, non necessariamete positive, che obbligano a qualche riflessione critica e all'esercizio del dubbio sul nsotro rapporto sempre più stretto con la tecnologia. 

Genitori tecnovigili per ragazzi tecnorapidi - un e-book di Carlo Mazzucchelli
Un prontuario di sopravvivenza attiva per  genitori tecnovigili alle prese con ragazzi tecnorapidi per affrontare i temi della dipendenza tecnologica e non solo

In un articolo del New York Times di alcuni anni fa si raccontave che i maggiori protagonisti tecnologici della Silicon Valley mandassero i loro figli in scuole dove la tecnologia era quasi assente e si interrogava su cosa sapessero che altri non sanno ancora, visto che continuano a disinteressarsi di quanta tecnologia sia disponibile nelle scuole dei loro figli e come essi la usino. E se quelli della Silicon Valley sapessero che l'eccesso di cinguettii e notifiche digitalu avessero qualche impatto negativo sullo sviluppo della mente dei ragazzi? E se fossero informati di ciò che si perde con una comunicazione istantanea, il multitsking e l'interruzione continua dovuta a interazioni sollecitate da qualche aggeggio tecnologico?

A queste domande ad oggi non ci sono risposte omogenee. Alcuni studiosi ritengono che la tecnologia ha semplicemente cambiato i contesti nei quali avviene l'apprendimento (in classe con APP, tablet, giochi, ecc.) e la crescita e che produrrà alla lunga effetti positivi. Altri sottolieano al contrario i rischi e gli impatti negativi, ad esempio sulla capacità di lettura ma anche di concentrazione e di attenzione e che si traducono spesso in comportamenti umani condizionati da sollevitazioni immediate, impulsi del momento invece di permettere la focalizzazione su una attività, una lettura, un evento o una persona che sta parlando.

Alcuni studiosi come Manfred Spitzer, autore del libro Demenza Digitale, ritengono che la nostra vita odierna e digitale si definisce dal fatto che facciamo sempre più cose nello stesso momento (multitasking) e che l'utilizzo contemporaneo di molteplici strumenti digitali svolge un ruolo fondamentale nella vita materiale di molti giovani. Ne derivano alcuni rischi collegati al controllo cognitivo che il nostro cervello è capace di esercitare, sulla difficoltà a mantenere elevato il livello di concentrazione e l'attenzione e sul rischio di acquisire nozioni, informazioni e conoscenze in modo (attraverso esperienze di tipo) superficiale. A sostegno della tesi che il multitasking provoca effetti negativi, Spitzer cita nel suo libro una indagine dell'Università di Stanford che ha evidenziato come gli individui che utilizzano più strumenti digitali sono in genere meno efficienti e attenti alle cose che fanno perchè hanno problemi a controllare la loro mente, maggiori difficoltà a isolare gli stimoli irrilevanti proveineti dall'ambiente e a ignorare nella memoria gli stimoli insignificanti.

Uno psicologo come Daniel Goleman condivide molte analisi degli studiosi che sottolinenano gli aspetti negativi ma suggerisce di combattere gli effetti con azioni e comportamenti. Il suo suggerimento è di agire con l'intelligenza emotiva e di lavorare sulle emozioni in modo da poterle gestire e controllare. E' un sUggerimento che nasce dallo studio e dall'osservazione che hanno portato a evidenziare il ruolo degli impulsi emotivi nei bambini e negli adolescenti e il loro peso maggiore nell'adolescenza rispetto all'età adulta. Molti media digitali operano attraverso impulsi emotivi e sono molto bravi nel distogliere l'attenzione e produrre elementi di distrazione. Il tutto è determinato dal carattere emotivo irresistibile che questi strumenti hanno.

Il richiamo alla carica emotiva dei contenuti di Goleman richiama l'ultimo lavoro di Massimo Recalcati nel quale ha illustrato la forza erotica dell'ora di lezione e la sua capacità nel determinare, su un cervello giovane, caMbiamenti duraturi e tali da facilitare in futuro nuove evoluzioni e sviluppi positivi. Cedere al richiamo emotivo delle tecnologie digitali e non saper cogliere altri impulsi provenienti dall'ambiente esterno reale può produrre, secondo Goleman, alcune conseguenze negative, soprattutto in persone fino ai 25 anni, età che è considerata da molti come discriminante nella crescita efficace del cervello (non tutti sono d'accordo!). Ad esempio se il cervello nell'età giovanile non è capace di consoidare i circuiti dell'attenzione e della concentrazione, la cosa potrebbe diventare molto complicata nell'età adulta. Concentrarsi e focalizzare l'attenzione su qualcosa serve alla creazione di nuovi circuiti, a favorire nuove sinapsi, a sviluppare alcune parte del cervello legata all'apprendimento e a collegare tutti i nuovi elementi tra di loro.

"Today more than ever in human history our ability to focus is challenged by new technologies, by things that are distracting. You see couples at dinner, both looking at their phones and not at each other. You see moms taking care of a kid, holding the kid in one arm and staring at a phone in the other. And the fact is that students and teachers are more distracted than ever. It’s a new normal and yet the basis of learning is being able to pay attention. It takes sustained attention to comprehend what the teacher is telling you. It takes a continuous, unbroken attention to read a passage in a book. And in a time when we’re raising children in an atmosphere where the normal thing to do is to be distracted all the time, we have to be explicit and make an effort more than any time in history to help children learn something very simple, it’s the basis of learning– to pay attention." - Goleman

Sia i nativi digitali, più soggetti di altri alla perdita di concentrazione e attenzione, sia gli immigrati alle prese con i nuovi (per loro) strumenti elettronici, possono contrastare i possibili effetti negativi allenando la loro mente all'attenzione e alla concentrazione e utilizzando al meglio anche tecnologie (Tenacity per iPad)pensate appositamente per facilitare questo tipo di esercizio e di allenamento.

L'allenamento può passare attraverso esercitazioni pratiche di fronte al proprio personal computer, televisore o dispositivo mobile o portare alla pratica della meditazione. Una scelta ottimale per chi non riesce a non farsi distrarre dai messaggi in arrivo su uno schermo o per chi deve trovare una ragione valida per procedere allo spegnimento dei propri dispositivi elettronici. Meditare serve a disAttivare rapidamente ogni elemento di distrazione e a facilitare l'autocontrollo o il controllo cosciente del nostro pensiero in modo da focalizzarlo su obiettivi, problematiche, pensieri specifici.

Lo psicologo Goleman guarda alla nostra capacità di prestare attenzione e di concentrarsi come ad un muscolo che invece di dare forma ad un movimento di un arto serve a determinare atti volontari e consapevoli e a farlo facendo prevalere la parte più evoluta del cervello, la cosiddetta neocorteccia, che per essere efficiente deve potersi riposare, evitare distrazioni o allontanarle, concentrarsi e focalizzare l'attenzione.

Goleman sembra volerci dire che siamo 'macchine' portate alla perdita di attenzione e di concentrazione dalla loro naturale dipendenza da impulsi esterni e ambientali e meccanismi 'naturali' che funzionano sulla base dei componenti che li fanno funzionare, come ad esempio la componente più antica del nostro cervello o parte subcorticale, e di alcune regole basilari come l'automazione, la necessità di riposo (non solo sonno), la scelta utilitaristica nell'uso delle risorse, la ricerca di sistemi premianti, ecc.

Se siamo macchine e il nostro cervello è un muscolo, allora abbiamo la possibilità di metetrlo in esercizio e di allenarlo per raggiungere obiettivi prefissati e utili (necessari) quali l'attenzione e la concentrazione.

 

Per questo tipo di allenamento Goleman suggerisce sei tipologie di esercizi:

    • L’essenza della concentrazione è il non essere distratti, quindi il compito del meditante è di focalizzare la mente su una cosa sola. Per farlo ci si può sedere chiudendo entrambi gli occhi, concentrando la propria attenzione sul respiro e cercando di seguire i cambiamenti che esso (ritmo e respiro stesso) produce sul corpo. La mente deve andare all'aria inalata attraverso bocca e narici, al diaframma, ai muscoli dello stomaco in contrazione o rilassamento. Riuscire a concentrarsi non è mai semplice, per farlo bisogna imparare a superare la tensione tra la concentrazione su un pensiero o oggetto e i pensieri/impulsi capaci di generare distrazione. Il superamento avviene dopo numerose esercitazioni e porta al completo padroneggiamento della propria capacità di concentrazione con ricadute positive in termini di focalizzazione, efficacia risolutiva e operativa,  serenità. Chi medita concentrandosi impara anche a dialogare con sè stesso, a eleborare pensiero e a lasciarlo fluire liberamente ma al tempo stesso rimane consapevole delle sue sensazioni, emoziaoni, stimoli, ecc.

     

      • Ai bambini l'esercizio sopra descritto va proposto con alcune varianti. Il bimbo dovrebbe stendersi supino su proprio lettino appoggiando lo stomaco al suo peluche preferito guardandolo mentre esercita la respirazione. Inspirazione e espirazione dovrebbero essere accompagnati dal conteggio dei respiri. L'esercizio deve avere una durata di cinque minuti almeno o proseguita fino al raggiungimento della concentrazione indotta dalla calma e dalla serenità. L'allenamento è da suggerire a tutti i bambini. I genitori devono sapere che attenzione, concentrazione e memoria sono tre elementi/risorse fondamentali nello sviluppo del bambino e che vanno costantemenete esercitate, soprattutto all'ingresso della scuola primaria e quando aumentano gli stimoli ambientali, oggi fortemente alimentati da strumentazioni tecnologiche. Queste tecnologie impediscono spesso lo sviluppo di autodisciplina e capacità di concentrazione. Un effetto a cui si può ovviare seguendo i consigli di Goleman...

       

        • La nostra mente è sempre impegnata in mille pensieri e distratta da mille attività, soprattutto quando siamo online e impegnati a navigare, chattare o postare messaggi sui social network. Un modo per riprendere il controllo di sè e diminuire il livello di distrazione è di concentrarsi su un unico pensiero e abituarsi a capire quando da quel pensiero ci si comincia a distaccare. Appena lo si capisce bisogna interrompere 'l'interruzione' e ritornare al pensiero su cui si era deciso di concentrare la prpria attenzione. Secondo lo piscologo questo esercizio dovrebbe essere fatto ogni giorno, meglio quando ci si è appena svegliati e se dura dieci o venti minuti.

         

          • Tenere alta la concentrazione è faticoso, soprattutto quando si è stanchi. Meglio allora recuperare le forze fisiche e mentali con una siesta pomeridiana, staccando dita e occhi dai dispositivi posseduti e navigado nel mondo virtuale e parallelo dei sogni, anche in analogico. Il sonnellino potrebbe far recuperare le forze, permettere di riprendere le energie mentali e disporre di nuove risorse per alzare il livello di attenzione e concentrarsi.

           

            • Se la concentrazione necessaria è di lunga durata meglio spezzare le attività che la richiedono in compenenti più piccole e di breve durata. Non è la soluzione ideale per tutti, lo è sicuramente per quanti hanno difficoltà a rimanere concentrati a lungo

             

              • Chi è sempre collegato tende a controllare in continuazione la posta o le notifiche di messaggi e cinguettii in arrivo. Un comportamento che può indurre alla noia e alla compulsività, nemici entrambi della concentrazione. Il controllo ossessivo del dispositivo digitale e di Internet, quando è terminato, lascia dietro di sè un senso di smarrimento e di vuoto che non facilita la concentrazione e distrugge qualsiasi tentativo di recuperare l'attenzione, almeno per i sette minuti successivi.

                 

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