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Cosa si può imparare dalla rottura o dalla perdita dello smartphone

Cosa si può imparare dalla rottura o dalla perdita dello smartphone

25 Gennaio 2017 Redazione SoloTablet
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Si scopre di essere dipendenti da qualcosa (dal lat. dependēre ‘pendere da’) quando ne è impedito l'accesso o l'utilizzo per un tempo più o meno prolungato. Si è dipendenti dal gioco d'azzardo, da droghe e psicogeni vari, da forme di bulimia varie, da tabacco e alcol ma anche da smartphone e gadget tecnologici. La dipendenza genera una fame improvvisa che vuole essere saziata, crea soggezione, senso di vuoto, comportamenti ripetitivi e incontrollabili, e ossessioni. E' così anche per la dipendenza da smartphone. Nel caso in cui si rompesse o si smarrisse si potrebbe scoprire che la sua perdita non è poi così deleteria o drammatica. Recuperato il dispositivo se ne farebbe un uso più consapevole e intelligente.

Chi studia le varie forme di dipendenza (La dipendenza tecnologica in forma di esibizione) che attanagliano molti individui le descrive come una forma di debolezza che finisce per trasformare le persone che ne soffrono in vittime di situazioni nelle quali l'altro, l'oggetto e il protagonista della dipendenza, è comunque il più forte. La dipendenza viene spesso associata ad una scarsa autostima, da un cattivo rapporto con se stessi e dal bisogno di farsi sostenere da qualcosa o qualcuno appoggiandosi ad esso per andare avanti, per fare e agire, sperimentare e vivere. Si può essere legati a qualcosa o qualcuno ma rimanere sani, forti del proprio valore interiore. In assenza di questa forza che deriva dall'interiorità individuale si va alla ricerca dell'approvazione degli altri, esattamente ciò che oggi succede spesso nella frequentazione degli spazi sociali della Rete fatta attraverso strumenti tecnologici come lo smartphone.

La dipendenza tecnologica

La dipendenza tecnologica (La solitudine dei giovani networker) è un fenomeno in crescita con caratteristiche assimilabile a quelle di altre forme di dipendenza. Con esse condivide l'essere percepita come una forza associata a comportamenti trasgressivi, euforici, eccitanti e che possono manifestarsi sia in forma di esaltazione sia di ansia e stress. Lo smartphone come molte altre sostanze, persone o oggetti, di cui si è dipendenti, è diventato un oggetto di cui non si può fare a meno, così come Linus (SPEGNETE FACEBOOK E BACIATEVI) non rinuncerebbe mai alla copertina che lo ha reso celebre.  Molte persone, senza rendersene conto, vivono in funzione del loro dispositivo tecnologico, in reazione alle sollecitazioni che da esso arrivano e per lo smartphone che le collega al mondo, facendole sentire meno sole, apprezzate da chi le circonda, genitori, amici e adulti, a loro volta dipendenti da oggetti tecnologici simili. Il bambino che convive con genitori dipendenti dai loro giocattoli tecnologici (Genitori tecnovigili per ragazzi tecnorapidi, il mio ultimo e-book sui temi della tecnologia) difficilmente può sfuggire allo stesso tipo di dipendenza e ricorrerà allo stesso tipo di oggetto/prodotto per riempire il vuoto che percepisce dentro e intorno a sè, anche per colpa di genitori disattenti che hanno delegato alla tecnologia molte delle responsabilità educative di cui dovrebbero farsi carico in modo responsabile (Bambini, dipendenze tecnologiche, interazioni sociali e tecnologia).

L'uso prolungato dello smartphone, così come quello di qualsiasi altra sostanza capace di indurre dipendenza, è spesso determinato dalla necessità di mantenere inalterati gli effetti desiderati dal suo utilizzo (Dipendenza digitale. Istruzioni per un uso equilibrato e felice della tecnologia). Cosa difficile da ottenere! L'uso ripetuto e ripetitivo dello smartphone produce effetti sempre minori sull'umore di chi lo usa e finisce per essere usato principalmente per eliminare i disturbi che nascono dall'astinenza, dal non utilizzo o dallo spegnimento del dispositivo. La sofferenza psicologica e fisiologica che ne deriva è reale (Bambini, dipendenze tecnologiche, interazioni sociali e tecnologia), ma forse nel caso del dispositivo tecnologico, esagerata. Facile farne esperienza, soprattutto nel caso in cui ci si trovi a dover praticare un'astinenza forzata dovuta alla rottura del dispositivo, alla sua perdita o smarrimento a causa di un furto o di una sbadataggine (lo smartphone messo in lavatrice e centrifugato insieme ai calzini....).

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Mio dio ho distrutto il mio smartphone!

Può capitare a tutti di perdere il proprio smartphone, di lasciarlo cadere e renderlo inservibile, di metterlo in lavatrice con i jeans o di vederselo scippare in uno shopping center. Nulla di grave considerando che è possibile acquistarne un altro immediatamente, spesso anche dilapidando i pochi euro accumulati sul conto corrente grazie a semplici voucher. Ma cosa succede se questa sostituzione immediata non è possibile, per mancanza di budget, di zii disposti a fare prestiti o regali o di altri impedimenti reali?

La prima cosa che si potrebbe scoprire è di quanto sia diventato necessario Google Search per sopravvivere e per vivere, alimentando cognitivamente la propria testa e disporre delle informazioni che servono e che si è disimparato a recepire in altri modi o con altri strumenti. E' una scoperta che probabilmente accomunerebbe la maggioranza dei due miliardi di utilizzatori di smartphone al mondo che oggi spendono in media cinque ore al giorno sul loro dispositivo attivandolo quasi fino a 100 volte al giorno.

Ora supponiamo di distruggere per un incidente o una sbadataggine, perdere o vedersi rubare lo smartphone. Facile prevedere le reazioni di panico, di stress e di ansia. Facile anche immaginare i tentativi per rianimarlo nel caso in cui il dispositivo sia stato danneggiato in casa o in ufficio. Ancora più facile immaginare quanto possa sentirsi sola e persa una persona rimasta senza lo strumento che la collegava al mondo e del quale era diventata in qualche modo dipendente.

Scoprire che se ne può fare a meno

Difficile pensare che una persona che abbia perso il suo smartphone non provveda in tempi rapidi (rapidissimi) alla sua sostituzione. Ma cosa succede nel caso questa sostituzione non fosse possibile o dovesse essere rimandata nel tempo? Si avrebbe l'opportunità di verificare il livello di dipendenza raggiunto dal dispositivo ma soprattutto di scoprire che se ne può anche fare a meno. Almeno per un determinato periodo, più o meno lungo. Ciò che ne deriverebbe da questa scoperta è probabilmente un utilizzo più consapevole e intelligente del gadget tecnologico e una minore soggezione e dipendenza dalle sue attrattive magnetiche, seduttive e ruffiane.

Superati i timori di non potere avere conferme in tempo reale sulle attività di partner, colleghi e amici, di non poter seguire via Whatsapp l'uscita di scuola dei figli, di non poter usare Google Maps per raggiungere il nuovo centro commerciale, si potrebbe scoprire che la perdita dello smartphone produce anche alcuni effetti positivi.

I numerosi effetti positivi, tutti da scoprire e sperimentare

Ad esempio, senza la presenza di uno smartphone sempre attivo e pronto a rumoreggiare o vibrare sul comodino, si dormirà sicuramente meglio. Si può evitare di irritarsi di fronte ai cinguettii di Trump che impediscono di prendere sonno in modo sereno ma anche di rattristarsi per la scarsità di Like sulla propria pagina Facebook o dall'assenza di email nella propria mailbox. Piccoli ma importanti segnali che tengono allertato il cervello con la produzione di dopamina e impediscono l'accesso rapido e soporifero al mondo a-tecnologico dei sogni (solo gli Androidi di Philip Dick sognano pecore elettriche). Senza lo smartphone si puà produrre dopamina in modi diversi, ad esempio ascoltando musica, chiacchierando con il partner (dopo averlo privato del suo tablet) o leggendo l'ultimo libro di Mrs Peregrine o di Pamuk.

Un'altra interessante scoperta che si può fare in assenza di uno smartphone è quanto sia facile rimanere senza contatti e le loro chiamate. E' una scoperta che forse non interessa tutti ma sicuramente coloro che si trovano a rispondere a telefonate mentre sono alla toilette, stanno raccogliendo gli scarti fisiologici che il loro cagnolino ha lasciato per strada o stanno preparando una cena memorabile per il fidanzato o la fidanzata del momento. Costoro possono forse sperimentare nuovamente la tranquillità, la concentrazione e la dedizione che sempre richiedono attività semplici ma necessarie per stare bene o per fare stare bene persone o animali di cui si ha cura. Una pausa dal bombardamento che deriva dall'essere sempre contattabili e raggiungibili è cosa buona, per la mente, per il fisico, per l'umore ma anche per la propria autostima e per le relazioni con gli altri.

Senza lo smartphone si scopre anche che l'urgenza non è una malattia e neppure una legge del tempo. Andare veloci può servire ma non è sempre necessario, anzi in alcuni casi è meglio rallentare e ritrovare il senso e la pratica della lentezza. Nessun dottore ha suggerito che bisogna rispondere immediatamente a una chiamata o a un messaggino, soprattutto se quando il fenomeno si manifesta si sta cucinando, truccandosi o facendosi la barba, si sta baciando il partner o si è impegnati in una amabile discussione. L'urgenza di risposta e reazione immediata non è quasi mai giustificata, anzi può sempre essere trasformata in lentezza.

L'altra scoperta che deriva dall'assenza prolungata di uno strumento come lo smartphone è che si spende di meno. Una scoperta interessante considerando quanto si spende inconsapevolmente a causa delle mille trappole marketing e commerciali disseminate nei servizi e nelle applicazioni associate allo smartphone. Si spende di meno anche perchè ad esempio, non potendo accedere alle vendite online, si è obbligati a ritornare nei supermercati e trarre vantaggio dalle offerte disponibili ma soprattutto da comportamenti di acquisto più lenti e ragionati.

Un altro vantaggio che deriva dal distacco dal dispositivo tecnologico è di tipo cognitivo. Ci si può difendere meglio dal surplus informativo e gestire al meglio quello cognitivo anche nell'affrontare la soluzione di problemi e nel fare scelte più adeguate nei vari processi decisionali nei quali si è costantemente impegnati nella vita di tutti i giorni. Impossibilitati a fare affidamento sulla memoria del dispositivo si può riscoprire l'utilità della memoria di cui si è dotati e come usarla senza l'ausilio di strumenti esterni al cervello, soprattutto nella ricerca di risposte e informazioni che servono per un'azione o per una scelta. Il dispositivo è sicuramente un utile strumento di backup ma nel caso in cui non fosse disponibile non si saprebbe in che modo recuperare le informazioni in esso memorizzate. Scoprire che la nostra memoria può fungere anch'essa da backup può suggerire buone pratiche future, anche in presenza del dispositivo.

Dover fare a meno del proprio smartphone può essere doloroso. Lo evidenziano tutte le indagine condotte da psicologi e studiosi del fenomento tecnologico e dei media sociali e che hanno raccontato come, soprattutto le nuove generazioni, siano vittime di reazioni di apnico, stress, ansia, infelicità, isolamento (Solitudine digitale - Disadattati, isolati, capaci solo di una vita virtuale?) anche solo per un distacco di sole 24 ore dal loro gadget tecnologico. E' doloroso così come lo è il distacco forzato da ogni altro tipo di sostanza capace di generare dipendenza.

Un distacco prolungato, suprata la fase di panico e dopo aver imparato a gestire l'ansia e il senso di isolamento che ne deriva, permette però di scoprire anche numerosi effetti benefici che sono l'esatto opposto di quelli negativi associati e derivanti dalla dipendenza dal mezzo tecnologico (Dipendenze tecnologiche: quali sono i rischi reali?): benefici fisiologici che derivano dall'evitare le posture tipiche che caratterizzano l'uso dello smartphone e che causano in molte persone problemi alla schiena (il 45% dei giovani con un'età tra i 16 e i 24 anni ne soffrono, un aumento del 60% rispetto al 2014) ma anche dal far riposare i nervi che. costantemente sollecitati dall'uso del dispositivo, possono causare mal di testa ed emicranie; benefici psicologici derivanti dalla possibilità di ridurre l'ansia da prestazione e dalla interazione continua resa possibile dall'essere sempre connessi, di ridurre lo stress associato alla urgenza che sempre determina l'arrivo di un messaggio, un cinguettio, una email o una chiamata; benefici fisiologici che derivano dall'allontanrsi dalle radiazioni del mezzo tecnologico, dal far risposare l'udito ormai troppo sollecitato dalle molte interazioni tecnologiche, dall'evitare fenomeni di ingrassamento e obesità, due effetti collaterali associati all'uso prolungato di mezzi tecnologici e dalla rinuncia ad un sano esercizio fisico, ma anche di venire in contatto con i numersoi batteri che abitano felicemente le superfici dei dispositivi e di far riposare gli occhi sempre più affaticati da un uso continuativo nell'interazione con display illuminati; benfici cognitivi che derivano dalla maggiore capacità di attenzione e concentrazione; infine benefici sociali derivcanti dal recupero di sane esperienze e pratiche relazionali e sociali (Crescere tecnologicamente allacciati, insieme ma soli! Lo racconta Sherry Turkle).

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