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E se a usare impropriamente i social network sono i genitori?

E se a usare impropriamente i social network sono i genitori?

11 Maggio 2016 Redazione SoloTablet
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Tutti i genitori o quasi mettono in guardia i loro figli dal pubblicare e condividere online informazioni personali. Alcuni studi recenti però indicano che i primi a violare questa regola sono i genitori stessi, nonostante le pressanti richieste dei loro figli ad evitare di farlo. I ragazzi chiedono che non siano pubblicate informazioni su di loro ma spesso le richieste rimangono inascoltate. Potere del media e del bisogno compulsivo degli adulti a presenziare il social network.

Attraverso un progetto di collaborazione alcuni ricercatori dell’Università di Washington e dell’Università del Michigan hanno intervistato 250 coppie di genitori e i loro figli con un’età tra i 10 e i 17 anni. Lo scopo dell'indagine era di investigare le linee guida che i genitori suggeriscono/impongono ai loro figli per la frequentazione dei social network e quelle che i ragazzi vorrebbero vedere seguite anche dai loro genitori.

Tra le regole principali che i genitori vorrebbero venissero osservate dai loro figli emerge la protezione dell’identità e delle informazioni personali. Dall’indagine è però emerso un altro dato molto interessante, la richiesta che a osservare questa regola siano anche i genitori, soprattutto nell’evitare di parlare dei loro figli online e di condividere le informazioni pubblicate sui social network che li riguardano.

La percentuale dei ragazzi che hanno evidenziato questa richiesta è doppia rispetto a quella dei genitori che chiedono il rispetto della regola ai loro figli. Una chiara indicazione di come gli adulti abbiano popolato i social network e ne facciano un uso non sempre appropriato perché condizionato dal mezzo tecnologico e dai comportamenti compulsivi da esso generati.

Da tempo indagini di mercato hanno evidenziato come molti ragazzi, soprattutto i più giovani della generazione Zeta, limitino la loro frequentazione di social network come Facebook preferendovi spazi e applicazioni come SnapChat che ha la particolarità di cancellare a tempo i messaggi da essa veicolati. I più giovani vivono con fastidio la presenza online dei loro genitori e di adulti spesso troppo focalizzati in azioni di sorveglianza e controllo che di reale affiancamento e utilizzo intelligente del mezzo tecnologico.

L’indagine qui menzionata evidenzia ora un altro aspetto interessante, la scarsa fiducia dei ragazzi nei confronti dei loro genitori sulla loro capacità di rispettare le loro richieste di non pubblicare nulla che li riguardino senza il loro permesso preventivo. I ragazzi trovano spesso i contenuti pubblicati dai loro genitori imbarazzanti e sono frustrati dalla difficoltà con cui i genitori comprendono i danni che possono fare alla loro reputazione, identità e presenza online.

A dare ragione ai ragazzi ci sono le innumerevoli immagini e fotografie usate da genitori nei loro profili di Facebook. Foto che ritraggono i loro figli in fasce, usate per raccontare la felicità di essere madri o padri ma che in realtà fungono da elemento di disturbo e turbamento per i loro figli, cresciuti e con identità, personalità e corpi che si sono distanziati da quelli illustrati dalle immagini pubblicate dai loro genitori online.

Ciò che ha evidenziato la ricerca è interessante perché fa riflettere su alcuni luoghi comuni, come quello che vorrebbe gli adulti più maturi e capaci di comprendere cosa significa usare e condividere le informazioni online e dei ragazzi che invece debbano ancora impararlo. La ricerca evidenzia che anche ragazzi con un’età inferiore ai 10 anni sono molto coscienti del fatto che ciò che viene pubblicato è una rappresentazione di loro stessi. Ne sono talmente consapevoli e conoscono così bene i media sociali dal chiedere e pretendere che i genitori li ascoltino, soprattutto quando chiedono loro di non pubblicare nulla senza averli avvisati.

Il fenomeno di genitori e adulti che usano i social network per condividere informazioni sui loro figli è pratica diffusa ovunque e delinea nuovi comportamenti e abitudini che in alcuni paesi sono stati oggetto di censura da parte dei legislatori. Ad esempio in Francia una legge mette in guardia i genitori dal pubblicare liberamente fotografie dei loro figli su Facebook definendo questa pratica come non sicura e in violazione della legge sulla privacy dei ragazzi. La pena per i genitori che violano la legge è valutata in 50.000 euro e fino a un anno di prigione. Una pena che, se inflitta, non renderebbe felici i figli dei genitori che l’hanno subita ma che li garantirebbe sulla maggiore attenzione futura dei genitori nel pubblicare altre fotografie.

La riflessione che i genitori possono trarre dalla loro esperienza con i media sociali è che non sono obbligati ad abbandonarli e che sarebbe comunque irrealistico e controproducente che qualcuno glielo chiedesse. Molti genitori usano Facebook e le altre piattaforme di social networking per esercitare consapevolmente e intelligentemente la loro funzione parentale per informarsi, approfondire le conoscenze degli strumenti usati dai loro figli e per essere in grado di fornire loro un migliore supporto, ogni qualvolta ne avessero bisogno o in modo preventivo.

Chiedere o obbligare genitori o adulti a non pubblicare informazioni personali sui loro figli, in particolare fotografi, può essere utile ma è completamente insufficiente. Meglio sarebbe invece fornire loro strumenti e conoscenze utili a comprendere meglio il mezzo tecnologico e le sue implicazioni cognitive, emotive e relazionali. Facebook e il suo uso compulsivo o eccessivo da parte dei loro figli è per molti genitori un problema assimilabile a quello della droga, del sesso, del bullismo scolastico, ecc. Ciò che conta nell’affrontare questi problemi è la capacità di mantenere sempre, in qualsiasi situazione e condizione, una linea aperta di comunicazione bidirezionale con i ragazzi. Ne potrebbe derivare la maggiore capacità di capire le loro richieste e di assecondarle ma anche la possibilità di definire insieme le regole e le linee guida per l’uso dei media sociali e dei nuovi mezzi tecnologici.

 

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