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Il silenzio creativo e lo smartphone spento

Il silenzio creativo e lo smartphone spento

19 Aprile 2016 Redazione SoloTablet
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Il silenzio fa parte della saggezza dei saggi per il suo potere invisibile che agisce sulla nostra persona con effetti pieni di contrasto. Il silenzio può indurre la calma rinfrescando cuore e mente agendo come un tonico che vivifica e rigenera. La pratica del silenzio non riguarda solo la sfera spirituale ma molte altre esperienze umane come l’ascolto di un brano di musica classica o la lettura di un buon libro. Osservare il silenzio serve a rendere più ricettiva la mente, favorisce la concentrazione e l’efficacia del nostro pensiero e permette di sviluppare la creatività. Ad una condizione, che si sappia o si decida di spegnere, almeno per un po’ di tempo, lo smartphone che ci accompagna ormai in ogni nostro gesto e movimento.

Ritrovare il silenzio determinato dalla assenza di ronzii elettronici, di cinguettii e di squilli telefoni significa proiettarsi sulle proprie risorse interiori personali e scoprire le loro riserve durevoli, la loro originalità e capacità creativa. Spegnere il proprio dispositivo mobile è un modo per aiutare la propria concentrazione, per fare qualcosa di diverso come leggere un libro o ascoltare della buona musica, tutte attività che possono contribuire a generare utili input e pensieri o idee creative.

Cercare di essere creativi con il proprio smartphone che continua a squillare è un compito improbo, anche se ormai siamo tutti allenati a varie tipologie di multitasking e attività parallele. Il disturbo dello smartphone non deriva quasi mai dalla singola telefonata ma dai suoi messaggini e cinguettii che portano direttamente dentro i posti abitati della Rete e lì tengono imprigionati quanti vi sono arrivati. Messaggiare, navigare, cinguettare, postare, videotubare, instagrammare e whatsappare sono tutte attività che mal si prestano per favorire un processo creativo che non è mai collegato alla famosa lampadina che si accende ma è sempre un processo che si svolge per fasi successive.

Il processo inizia solitamente con una fase di preparazione che richiede impegno e concentrazione perché prevede la raccolta delle informazioni che servono e la loro organizzazione. L’atteggiamento metodico e sistematico che caratterizza questa fase della creatività mal si sposa con le interruzioni continue di un trillo dello smartphone. Nella fase successiva, nota come incubazione, il silenzio è a maggior ragione necessario per favorire l’elaborazione mentale dei materiali  e delle informazioni raccolte E’ un processo che richiede tempo e si sviluppa provando e riprovando ma sempre seguendo pensieri apparentemente disordinati alla ricerca di una loro destinazione e soluzione. L’incubazione non richiede grande concentrazione, non a caso continua anche durante il sonno e il sogno, due momenti importanti che forse non dovrebbero essere interrotti da uno squillo notturno. L’illuminazione istantanea della creatività in azione che porta a una soluzione o idea si presenta in modo inaspettato, anche con smartphone acceso, ma la sua registrazione ha bisogno di tempo, concentrazione e mancanza di distrazione. Esattamente ciò che serve per l’ultima fase del processo creativo, quello delle verifiche che comportano messe a punto, prove tecniche e formalizzazioni.

Il silenzio tecnologico che accompagna il processo creativo favorisce il pensiero analogico e non lineare che caratterizza ogni momento creativo. Per arrivare a nuove idee o soluzioni serve il pensiero logico e lineare ma soprattutto quello laterale e analogico fatto di somiglianze, analogie, differenze, suggestioni e ricorso a metafore. Pensare per immagini aiuta la creatività ma le immagini che scorrono nella testa non sono quelle che scorrono sul display di un gadget tecnologico e non hanno lo stesso codice psichico. Con uno smartphone silenziato però il display potrebbe favorire con le sue immagini nuove narrazioni e fornire risorse utili al processo creativo.

Come nel processo della creatività, anche per spegnere o tenere spento a lungo il proprio smartphone richiede una forte motivazione, l’energia che facilita l’azione, compresa quella creativa. Essere motivati si spinge verso un obiettivo, lo spegnimento dello smartphone ad esempio. L’azione dello spegnimento è importante perché richiede un’azione e che ci si attivi per compierla. Una scelta che sembra semplice ma che in realtà comporta lo spreco di energie come la motivazione da noi stessi prodotte. Motivarsi per un obiettivo che può soddisfare un bisogno può essere più facile che farlo per attivarsi in un processo creativo il cui risultato non è mai garantito. E’ però la condizione fondamentale per raggiungerlo. Per farlo bisogna superare alcuni ostacoli, solitamente di tipo cognitivo, cambiare abitudini consolidate e orientare le proprie scelte facendone discendere nuovi comportamenti.

Per trovare la motivazione giusta bisogna fare i conti con una dipendenza che probabilmente non tutti vogliono ammettere ma che è evidenziata dai fatti che raccontano di un consumo giornaliero di contenuti digitali che supera le 10 ore al giorno. Significa che un numero elevato di persone passa ormai la maggior parte del suo tempo connessa al suo dispositivo digitale e non si trova nelle condizioni ottimali per un processo creativo che coinvolge aspetti psicologici e percettivi che avvengono all’interno del campo semantico che caratterizza il silenzio come attività psichica.

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Spegnere lo smartphone non è obbligatorio ed anzi, in alcuni casi, non serve ma farlo significa eliminare parte del rumore che tanto caratterizza la vita odierna per ritrovare i valori preziosi del silenzio. Quello misterioso della lettura, quello privilegiato dell’atto artistico, quello sacro della contemplazione e della preghiera o quello preziose del processo creativo.

Dopo avere bandito il silenzio dalle nostre vite, il ritrovarlo, anche con lo spegnimento o il silenziamento del dispositivo mobile, significherebbe scoprire quanto esso sia utile oppure semplicemente che esso esiste ancora, si può ricreare e si può ascoltare. Spegnere completamente lo smartphone significa eliminare il sovraccarico informativo che lo caratterizza per la mole di dati acustici, visivi, emotivi, virtuali e cognitivi che trasmette in continuazione e adottare un ritmo lento, lontano dalla velocità dei social network e dalla rumorosità che li caratterizza.

Ritrovato il silenzio per il processo creativo si potrebbe infine scoprire che con esso si è compresa meglio anche l’arte del tacere, anch’essa utile alla concentrazione, all’osservazione e all’ascolto. La scoperta potrebbe trasformare il silenzio da bisogno a desiderio o a necessità.

Sarebbe interessante scoprire anche quanti sono oggi dotati dell’energia (intesa come motivazione) che serve per spegnere il proprio cellulare e per tenerlo spento a lungo.

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