MISCELLANEA /

Tecnologia e Privacy: non ci sono dati personali innocui

Tecnologia e Privacy: non ci sono dati personali innocui

22 Agosto 2016 Redazione SoloTablet
SoloTablet
Redazione SoloTablet
share
Perchè dovrebbe essere necessario monitorare, memorizzare e archiviare dati personali e sensibili come il battito cardiaco, pressione sanguigna, respirazione, temperatura corporea e altri impulsi vitali? In futuro ad esempio per capire dalle variazioni del battito cardiaco l’eventuale disponibilità di un partner ad una avventura sessuale o per capire se soffre di particolari disfunzioni, anche ti tipo sessuale!

I dispositivi indossabili non sono ancora diffusi come lo sono gli smartphone. Oggi quando si pensa a quali dispositivi posseduti contengono dati personali si pensa in generale a quest’ultimo e alle sue APP. Nessuno penserebbe ad un dispositivo indossabile, neppure chi già ne possiede uno. Non ci penserebbe anche perché nessuno riesce a immaginare a cosa potrebbero servire dati noiosi, ripetitivi e quantitativi come quelle rilevati dagli impulsi vitali e dalle attività di una persona.

In realtà già oggi sarebbe opportuno porre grande attenzione a questi dati la cui diffusione e conoscenza da parte di terzi potrebbe rivelarsi potenzialmente rischiosa. Dati e informazioni personali e sensibili non sono innocui, soprattutto nelle mani delle persone sbagliate. Questi dati sono di interesse crescente da parte di una miriade di realtà che operano in Rete con l’obiettivo di raccogliere informazioni sugli utenti per utilizzarle a scopo di profitto e finalità commerciali. La ricerca sui dati legati alla salute degli individui è al momento ancora in una fase adolescenziale ma molte aziende stanno affinando i loro algoritmi di ricerca e di data mining dei dati. Lo stanno facendo in un contesto carente di una legislazione ad hoc e con sistemi innovativi che prospettano benefici e opportunità ma anche rischi che suggeriscono nuove riflessioni e maggiore attenzione da parte dei singoli individui ma anche delle istituzioni.

Uno studio del 2015 condotto in Svezia ha rilavato una correlazione tra alcune tipologie di battito cardiaco con la propensione alla violenza del soggetto. Un dato che, se venisse confermato, offrirebbe forse nuovi strumenti di prevenzione alle forze dell’ordine ma che potrebbe anche essere usato per predisporre algoritmi che potrebbero portare, unitamente all’analisi di altri dati bio-sensibili disponibili, a profilare i cittadini a loro insaputa. Conoscendo questi dati chiunque potrebbe essere in grado di definire, in modo pregiudizievole e senza nessuna certezza di accuratezza, le emozioni, gli stati d’animo, l’umore degli individui.

La condivisione di questi dati in ambienti sociali come un social network o APP come Cardiogram potrebbe dare luogo a interpretazioni, percezioni e associazioni dagli effetti indesiderati per la loro infondatezza e superficialità. Ad esempio chi può essere certo che un battito cardiaco accelerato sia indice di nervosismo eccessivo, maggiore interesse o capacità di mentire? La facilità d’errore potrebbe avere conseguenze negative concrete nei rapporti amicali così come in quelli lavorativi in termini di fiducia reciproca, volontà e disponibilità alla collaborazione.

Dati sensibili come il battito cardiaco si prestano a valutazioni e interpretazioni sbagliate dovute alle conoscenze insufficienti e ai numerosi pregiudizi che caratterizzano il modo con cui molte persone interpretano i dati. La situazione è resa ancora più critica dal fatto che i dati all’origine del pregiudizio sono prodotti da algoritmi computazionali creati da persone che a loro volta potrebbero disporre di scarse conoscenze scientifiche e sicuramente hanno i loro pregiudizi personali.

Se le informazioni derivabili dai dati raccolti sono incomplete è facile comprendere quanto esse non siano esattamente innocue. Soprattutto se vengono usate da altre persone, entità governative o private per scopi e obiettivi non sempre chiari e condivisi e in contesti come quelli attuali nei quali manca una legislazione capace di proteggere la privacy dei dati raccolti attraverso i dispositivi tecnologici indossabili.

Molte aziende o entità private che già oggi fanno uso dei dati sensibili raccolti attraverso dispositivi tecnologici in uso da parte di dipendenti e consumatori enfatizzano la loro attenzione alla riservatezza e protezione dei dati. Nel farlo dimenticano però che quando un dato sensibile passa da un dispositivo come uno smartphone al Cloud attraverso una connessione Wi-Fi, anche i migliori sistemi di crittografia attivi non sono ancora in grado di garantire una completa sicurezza sulla loro inviolabilità. Ricercatori dell’MIT ad esempio hanno dimostrato di riuscire a entrare in possesso di questo tipo di dati in modalità remota analizzando segnali Wi-Fi che si irradiano dal corpo umano in modalità riflettente.

I dati disponibili non sono solo quelli del battito cardiaco. Un’infinità di sensori sta trasformando dispositivi mobili e indossabili e oggetti che compongono le Reti di oggetti in potenti strumenti di spionaggio e sorveglianza. Al tempo stesso numerosi progetti di ricerca stanno investigando le relazioni esistenti tra abitudini, comportamenti diffusi e attività umane e patologie, L’obiettivo è la prevenzione grazie alla capacità predittiva applicata all’analisi dei comportamenti ma in futuro questa montagna di dati potrebbe permettere un’analisi anche delle esperienze emozionali e di mappare l’intero genere umano.

Quando questo avverrà sarà stato reso possibile dai dati che ogni utente tecnologico attuale sta producendo. Un motivo elementare per esercitare una riflessione critica su quanto sta avvenendo e elaborare una personale valutazione che potrebbe avere ricadute concrete ad esempio nelle scelte di acquisto di nuovi gadget tecnologici e nel loro utilizzo.

 

comments powered by Disqus

Sei alla ricerca di uno sviluppatore?

Cerca nel nostro database