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La civilizzazione video-cristiana

La civilizzazione video-cristiana

19 Gennaio 2015 Redazione SoloTablet
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BIBLIOGRAFIA TECNOLOGICA - De Kerckhove ricostruisce la storia dell'Occidente come un fitto intreccio di virate tecnologiche e trasformazioni della coscienza collettiva. L'alfabeto fonetico e la scrittura lineare hanno impresso la prima svolta fondamentale. Lo sviluppo della propensione occidentale all'astrazione ha origine con questa tecnologia che a livello neurologico si traduce in un'ipertrofia dell'emisfero sinistro. Ma sono soprattutto l'ebraismo e il cristianesimo ad appropriarsi di queste tecniche (Dio è il Verbo) e a forgiare la coscienza collettiva, creando una civiltà visuale. A conferma di questa tesi è ricordato l'irresisitbile impatto televisivo che papa Wojtyla ha saputo esercitare e il fenomeno americano del tele-evangelismo.

Derrick de Kerckhove, La civilisation video-chretienne, trad. it. di Claire Peltier, La civilizzazione video-cristiana, Milano, Feltrinelli, 1995

Nel dibattito attuale sul ruolo della televisione, un'importante linea di pensiero la interpreta, a torto o a ragione, come 'lo' strumento che ha determinato profondi e duraturi cambiamenti nelle attitudini psicologiche, soprattutto delle più giovani generazioni. In realtà secondo de Kerckhove, il più interessante tra gli allievi di McLuhan, la televisione deve essere intesa come uno tra i tanti 'media' che, nel corso della civilizzazione europea, ha significativamente contribuito a comporre la psiche dell'uomo occidentale.

Tre sono le cesure storiche individuate. In primo luogo la grande fase della cultura e del teatro greco: grazie all'alfabeto fonetico si dà inizio allo spazio mentale occidentale e alla nascita del concetto di soggetto. Seconda frattura è quella determinata dall'invenzione dei caratteri mobili di Gutenberg, che porterà con sé la lettura individuale delle sacre scritture, la Riforma protestante e il sorgere del razionalismo seicentesco. Terzo grande momento è dato dall'introduzione sempre più pervasiva dell'elettricità in ogni aspetto della vita quotidiana. In quest'ultimo secolo si sono quindi avvicendati, in rapida successione, telegrafo, radio, televisione e, negli ultimi anni, computer, realtà virtuali e reti informatiche.

Ma ogni 'media' introdotto ha sempre determinato importanti conseguenze di carattere neurofisiologico, per quanto riguarda le modalità dell'attenzione e dell'ascolto e in relazione agli atteggiamenti di comprensione 'politica' del mondo: dalla bomba atomica al pontificato di Giovanni Paolo II, dai tele-evangelisti ai fenomeni economici di globalizzazione.

E, in linea con la filosofia di McLuhan, le 'macchine' del nostro tempo vengono reinterpretate come molto simili al nostro sistema nervoso, tendenti alla creazione di una rete di sensibilità planetaria. Addio era dell'informazione, benvenuti, finalmente, nell'era della comunicazione.

 

Derrick de Kerckhove (Wanze, 30 maggio 1944) è un sociologo belga naturalizzato canadese.  Ha diretto dal 1983 al 2008 il McLuhan Program in Culture & Technology dell'Università di Toronto. È autore di La pelle della cultura e dell'intelligenza connessa (titolo originale: The Skin of Culture and Connected Intelligence) e Professore Universitario nel Dipartimento di lingua francese all'Università di Toronto. Attualmente è docente presso il Dipartimento di Scienze Sociali dell'Università degli Studi di Napoli Federico II dove è titolare degli insegnamenti di "Sociologia della cultura digitale" e di "Marketing e nuovi media". È supervisor di ricerca presso il PhD Planetary Collegium T-Node.

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