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L' ingenuità della rete. Il lato oscuro della libertà di internet

L' ingenuità della rete. Il lato oscuro della libertà di internet

01 Ottobre 2015 Redazione SoloTablet
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BIBLIOGRAFIA DI TECNOLOGIA - Con il titolo "L'Ingenuità della rete" Eugeny Morozov ha fornito un altra riflessione sull'evoluzione della tecnologia e sui suoi effetti o "Dark side" che la caratterizza. Il libro è tradotto e pubblicato in Italia dalle edizioni Codice e fornisce utili spunti per riflessioni non omologate sul ruolo della tecnologia e sui numerosi falsi luoghi comuni con cui viene descritta e raccontata. Nello specifico l'autore avanza i suoi dubbi sulla prestesa intrinseca carica libertaria di internet e dei social network. Una riflessione critica interessante anche perchè fatta da uno scrittore bielorusso impegnato nella difesa della libertà di espressione a mezo Internet e al tempo stesso collaboratore di giornali come il Wall Stree Journal, il Financial Times e The Economis.

Eugeny Morozov - L'ngenuità della rete. Il lato oscuro della libertà di internet - Codice edizioni 2011, pp. 360, € 27,00, trad. Marilena Renda e Fjodor Ardizzola .Titolo originale The Net Delusion- The Dark Side of Internet Freedom


Twitter Revolution: se ne è parlato per l’Iran nel 2009, per la Cina e ora per l’Egitto: prima ancora che lo scontento dei cittadini, il grande protagonista delle proteste sembra essere stato il web. La convinzione che le tecnologie digitali siano lo strumento perfetto per la creazione della democrazia corrisponde alla realtà?

Morozov, in antitesi all’ottimismo utopista di pensatori come Clay Shirky, documenta come anche governi tutt’altro che democratici usino le piattaforme digitali piegandole ai loro fini. In Russia e in Cina, scrive, gli spazi di intrattenimento online sono studiati apposta per allontanare l’attenzione dei giovani dalla partecipazione civile. Internet non è inequivocabilmente buona, insomma; Twitter e Facebook non hanno giocato alcun ruolo cruciale; e la rivoluzione sarebbe accaduta con o senza di loro. Pensare alla rete come a un propagatore naturale di democrazia è fuorviante e pericoloso: la strategia più efficace per garantire forme efficaci di cambiamento sociale è rimanere calati solidamente nella realtà.

"Per chiunque voglia vedere la democrazia prevalere negli ambienti più ostili e improbabili, la prima decade del nuovo millennio è stata segnata da un senso di amara, se non totale, disillusione. La marcia apparentemente inarrestabile della libertà iniziata alla fine degli anni Ottanta sembra non solo aver subito una battuta d’arresto, ma aver proprio cambiato direzione."

"Stupisce che l’unico luogo in cui l’Occidente (e gli Stati Uniti in particolare) sia irrevocabilmente intenzionato a promuovere la democrazia sia il cyberspazio. L’agenda della libertà è out; l’agenda di Twitter è in. È significativo che l’unico discorso rilevante sulla libertà fatto da un membro importante dell’amministrazione Obama sia stato quello di Hillary Clinton sulla libertà di internet nel gennaio 2010. Sembra una scommessa facile: magari internet non porterà la democrazia in Cina o in Iran, ma può far pensare che  l’amministrazione Obama abbia la squadra di politica estera più tecnologicamente attrezzata della storia. Adesso i più intelligenti sono anche i più geek. La dottrina Google, la fiducia entusiasta nel potere liberatorio della tecnologia accompagnata dall’urgenza irresistibile di arruolare le nuove aziende della Silicon Valley nella lotta globale per la  libertà, esercita un fascino crescente su molti politici, tanto che molti di loro sono ottimisti sul potenziale rivoluzionario di internet quanto lo erano gli imprenditori del settore alla fine degli anni Novanta. Cosa può andare storto allora?"

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