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Il Web non è più quello di una volta!

Il Web non è più quello di una volta!

21 Marzo 2017 Redazione SoloTablet
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Sembra questo il messaggio che è venuto da colui che ha contribuito alla creazione del World Wide Web come lo conosciamo oggi, Tim Berners-Lee. In un suo intervento pubblico ha esternato le sue preoccupazioni sul Web attuale con messaggi che non hanno avuto la visibilità e la risonanza che avrebbero dovuto avere.

In forma di lettera aperta alla comunità dei produttori e  degli utenti e ai media, Tim Berners-Lee ha evidenziato quelli che secondo lui sono i maggiori rischi che l'universo Web sta correndo a causa di comportamenti diffusi che lo rendono uno spazio spesso inaffidabile, poco etico e ancor meno rispettoso della privacy e della riservatezza dei dati personali. Ciò che non funziona è la proliferazione di notizie false, un uso poco etico di pubblicità, spesso usate anche con scopi politici, e la gestione dei dati privati delle persone che si muovono online.

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Sul tema la Rete è piena di narrazioni, opinioni, chiacchiere ma poco nella realtà viene fatto per garantire maggiore benessere e tranquillità dell'utente. La lettera di Berners-Lee (disponibile a questo indirizzo)è stata originata dalla celebrazione del 28° anniversario del WWW ed è stata diffusa nella sua veste di presidente della World Wide Web Foundation.

Il messaggio della lettera non fa altro che richiamare l'attenzione sulla preoccupazione crescente che il WEB si stia trasformando in qualcosa di molto diverso dal passato. Preoccupazione legata alla crescente diffusione di false notizie, usate anche per scopi politici ed elettorali o semplicemente usate per scopi commerciali e di guadagno. False notizie abilmente costruite e soprattutto utilizzate all'interni di spazi fertili per la loro proliferazione e diffusione come i social network che sembrano fatti apposta per spargere epidemie e pandemie varie.

La seconda grande preoccupazione montante è la scomparsa della privacy e la perdita di controllo sui propri dati personali, sempre più oggetto di conquista e di archiviazione da parte di entità le cui finalità non sono mai trasparenti o note. I dati vengono conservati in Big Data e usati anche all'insaputa dei loro proprietari che hanno così perso il controllo diretto di asset che dovrebbe essere di loro pertinenza decidere se e come utilizzare.

La terza preoccupazione condivisa è l'uso che viene fatto della pubblicità. Grandi Marche, inserzionisti e agenzie di comunicazione sanno di dover misurarsi con consumatori sempre più ciechi alle loro sollecitazioni promozionali. Per questo e altri motivi commerciali ricorrono allora a ogni trucco, trappola e inganno per presentare pubblicità on modo poco etico e ancor meno rispettoso delle persone a cui esse sono rivolte. Il tutto senza che i governi e la politica intervengano. Non lo fanno perchè loro stessi ne fanno sempre più ampiamente uso.

Queste preoccupazioni si fondono su un timore di fondo ancora più grande, legato a chi domina, possiede e governa le risorse della Rete. Sono in genere i proprietari della piattaforme e degli ecosistemi ad esse collegati, denominati GAFA (Google, Apple, Facebook e Amazon) o la banda dei quattro ma in realtà molti altri che come questi appena menzionati possiedono le piattaforme abitate da milioni di persone che fanno uso delle loro applicazioni e dispositivi.

Il potere di questi signori del silicio e del software sembra incontrollato e non controllabile, con effetti non ancora completamente evidenti e valutabili, soprattutto in termini di trasparenza, rospetto della privacy e della libertà del navigante cittadino, prima ancora che consumatore ed elettore.

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