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In Rete proliferano le narrazioni ma quante meritano attenzione e una lettura?

In Rete proliferano le narrazioni ma quante meritano attenzione e una lettura?

26 Agosto 2015 Redazione SoloTablet
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Conta di più avere mille Like/MiPiace o avere un pubbico attento e interessato che legge, condivide e commenta quello che viene pubblicato? E’ un dilemma con cui si confrontano tutti coloro che abitano la Rete in modo attivo e con finalità di business o professionali

Di questo dilemma abbiamo parlato con Anna Fata, co-fondatrice di Mywebidentity , una realtà che si propone di fornire un servizio finalizzato alla creazione e gestione di identità individuali integrate, sia online che offline, sia personale che professionale.

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Buongiorno Anna, la Rete, Internet e il Web non sono sempre quello che si racconta o si percepisce online. La sua quasi ventennale frequentazione degli spazi abitati del Web le hanno permesso di maturare un’esperienza concreta e di elaborare una riflessione personale sull’uso delle tecnologie della Rete. Vuole condividere con i lettori di SoloTablet le sue considerazioni generali?

Buongiorno, quel che vi posso dire, a mio modesto avviso,  è che quello che si investe in termini di coltivazione di relazioni umane,  di condivisione di contenuti, nel tempo, ripaga sempre. In termini di visibilità, stima, reputazione, considerazione, rispetto.

Questo a patto che vi siano alcuni ingredienti di base: avere obiettivi ben precisi e strategie ben calibrate, essere sistematici, costanti, coerenti, saper coltivare una nicchia, pur avendo uno sguardo aperto, vasto, ma senza improvvisarsi ‘tuttologi’, imparare a dare senza aspettarsi nulla in cambio, non crearsi aspettative irrealistiche che rischiano di essere deluse, collocare i bisogni del prossimo al primo posto, pur sapendo rispettare i propri modi, tempi, risorse, mettere al centro l’elemento umano nel proprio modo di porsi, e accanto quello professionale: in fondo, anche davanti a degli schermi tutti siamo umani e tutti desideriamo avere a che fare con persone, anzi, forse soprattutto in tali contesti.

Alcuni ingredienti possono sembrare in apparente contraddizione tra loro, in realtà il segreto sta nel sapere trovare un equilibrio – in costante divenire, nel tempo, nei contesti, con le diverse persone, a seconda dei contenuti – tra essi, esattamente come accade per una ricetta gastronomica. Senza la pretesa di piacere a tutti, perché ciascuno, in ultima analisi, ha il suo gusto.

 

La Rete è oggi fatta di narrazioni e frequentazioni di spazi sociali. Le une e le altre sono collegate a profili digitali che non sempre coincidono con quelli reali. Quali sono secondo lei le motivazioni che spingono una persona a costruirsi personalità multiple in Rete, quali sono le strategie che adottano, quali quelle utili a raggiungere risultati concreti e capaci di soddisfare bisogni reali?

Personalità multiple: questa espressione si presta a diverse interpretazioni.

Se con questa espressione intendiamo il fatto che alcuni di noi svolgono attività differenti, in diversi campi e si rivolgono a pubblici differenti, non credo sia un reale problema. Almeno nella misura in cui l’essere umano che sta dietro alle diverse vesti professionali mantenga la sua coerenza, etica, morale, in tutti i contesti.

In tal caso, mantenere profili differenti aiuta il lettore a crearsi immagini nitide, chiare, senza sovrapposizioni né confusioni, né contraddizioni del profilo, prodotto/ servizi.

Se, al contrario, con tale espressione intendiamo una scissione schizofrenica in cui elementi umani e professionali dei diversi profili sono in contrasto, se non addirittura in conflitto tra loro, qui temo possa sorgere qualche problema. Perché, in questo caso, si adotta questa strategia? Dipende. A volte è una scelta consapevole, a volte no. Tralascio questo ultimo caso, che attiene con tutta probabilità alla sfera del patologico, per analizzare il primo caso in cui le motivazioni possono essere le più disparate. Possiamo addurne una che funge da base comune per tutte: a tutti noi piace piacere, essere riconosciuti, accolti, accettati, al limite diventare ..ricchi e famosi, se consideriamo la sfera professionale. Per questo, a volte, siamo disposti anche a tradire noi stessi, la nostra vera natura, i nostri reali talenti, esperienze, private e professionali.

Nel web, però, grazie al dilagare delle informazioni in tempi brevissimi, al fatto che sono quasi imperiture, reperibili relativamente facilmente, le menzogne non durano a lungo e le conseguenze che ne possono derivare possono essere assai deleterie, sia per la persona, sia per il professionista.

Il dubbio che sorge e che ciascuno dovrebbe fare proprio è: ne vale la pena?

 

Stare in Rete sembra facile ma non lo è. Implica sapere dialogare, conversare e relazionarsi agli altri. Non può essere una avventura passeggera ma un viaggio che dura nel tempo e che fa convivere tra loro vari mondi paralleli, virtuali e reali. Bisogna imparare ad ascoltare e non solo a cinguettare, soprattutto è necessario saper offrire qualche valore aggiunto. Lei cosa ne pensa?

Coltivare relazioni: oggi più che mai abbiamo a disposizione degli strumenti preziosi per fare ciò, ma troppo spesso li usiamo male. Ci si illude che grazie ad un dispositivo tecnologico i costi e gli sforzi di conoscenza e relazione siano ampiamente ridotti, invece, per certi versi si sono amplificati. Ci richiedono attenzione, connessione, presenza pressoché costante, proprio perché sono fruibili 24 ore su 24, 7 giorni su 7.

Se da un lato questo è un grande valore aggiunto, perché consente di valicare i limiti di spazio e di tempo, di agire in tempo reale, così come in differita, consentendo a ciascuno di rispettare i propri modi, spazi, tempi, energie, dall’altro, se non ben utilizzati, secondo criteri organizzativi personali e professionali ben precisi per ciascuno di noi, rischia di peggiorare la qualità della vita privata e professionale, proprio per il loro carattere ubiquitario, pervasivo di onnipresenza.

Poiché ogni strumento, di suo, è neutro, sta a noi sapere dedicare il giusto spazio, tempo, modo, energie, così che rappresenti un’opportunità, non un limite.

Coltivare rapporti umani, così come professionali, richiede tempo ed energia, oggi, come in passato. Oggi abbiamo occasioni in più per relazionarci con persone che fino a poco tempo fa sarebbero state inaccessibili per noi, per avviare nuovi contatti, mantenerne di acquisiti, recuperarne di vecchi, ma alla fine, l’umanità di ciascuno di noi impone il rapporto vis a vis, la concretezza, oggi come ieri. Per questo servono reale motivazione, impegno, responsabilità, non ci sono scorciatoie, oggi come ieri.

E quando siamo di fronte ad una persona in carne ed ossa, stacchiamo gli occhi e le orecchie dagli schermi e stiamo esclusivamente con il nostro interlocutore. Ce ne sarà grato, la relazione migliorerà e noi stessi saremo più sereni e soddisfatti ..

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Stare online in modo attivo e partecipato significa condividere un profilo, esperienze lavorative e conoscenze, contenuti e narrazioni. Secondo lei cosa serve per catturare l’attenzione del potenziale lettore o follower? Meglio puntare sulla qualità o sul numero di Like, sulla ricchezza dei contenuti o sulla loro brevità cinguettante, le citazioni o i contributi originali e frutto di riflessioni personali?

Catturare l’attenzione, tema interessante. Oggi la nostra attenzione è ai minimi storici, anche a causa dell’infinità continua di stimoli a cui siamo sottoposti. Non mi riferisco solo alla sovrabbondanza di contenuti dentro e fuori dal web, che realmente sussiste, ma anche al fatto che noi stessi aumentiamo il carico con azioni multitasking: mentre guidiamo parliamo al telefono, o rispondiamo ai messaggi sullo smartphone, mentre mangiamo diamo un’occhiata al tablet, mentre sullo sfondo qualcuno parla oppure la tv è accesa.

Credo che prima di cercare di catturare l’attenzione del prossimo si debba lavorare sulla propria attenzione: che cosa conta per me? Cosa mi interessa? Che cosa vale la pena che io alimenti con il mio tempo ed energia? Tutto è in funzione degli interessi e degli obiettivi.

Alla luce di quanto detto prima, che non si può piacere a tutti né rispondere ai bisogni, desideri, aspettative di tutti, occorre scremare prima di tutto dentro se stessi: quali sono le mie competenze? Come posso renderle utili e accattivanti al prossimo? In che modo le posso rendere concrete e immediatamente applicabili? Dove si trova il mio potenziale pubblico? Quale è il linguaggio, le parole e frasi chiave che il mio target utilizza, in modo che il mio messaggio venga compreso e magari condiviso?

Un buon contenuto per essere compreso, condiviso, deve suscitare al tempo stesso emozione, identificazione, deve raccontare una storia, essere motivante, costruttivo, utile, positivo, arricchente, potenziante. Deve saper parlare alla mente, al cuore, allo spirito, sia che si tratti di contenuti ludici, sia professionali. Perché sia chi scrive, sia chi legge è prima di tutto un essere umano ed è su questa leva che si deve agire. Questo è ciò che conta in primis.

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Molti attori della Rete sono alla costante ricerca di follower, contatti. Costruirsi reti sociali di contatti, conoscenti e amici è relativamente facile, quanto lo è un semplice click. Più complicato è invece costruirsi una autorevolezza riconosciuta e una rete di lettori fidelizzati, interessati ai contenuti pubblicati, alle idee in essi espresse e alle attività ad essi collegate. Cosa ne pensa?

Come già detto in precedenza, per costruirsi autorevolezza, stima, fiducia si deve lavorare, lavorare, lavorare e ancora lavorare. E’ un’attività che non hai mai fine, che non si conquista una volta per tutte.

Basta un piccolo scivolone per rovinare quanto fatto magari nel corso di anni. Ma non tutto è perduto: saper gestire i momenti di crisi, che possono accadere a chiunque, con onestà, trasparenza, coerenza, tempestività, responsabilità rappresenta la strategia vincente per salvaguardare la propria immagine, professionalità e magari anche accrescerla.

 

La Rete è uno spazio sociale e relazionale. Coltivare e curare le relazioni online è tanto complicato quanto lo è nella vita reale, con in più il problema dell’assenza delle forme di comunicazione non verbale che sempre favoriscono l’incontro e il dialogo. Secondo lei i tempi, i luoghi, i comportamenti prevalenti in rete facilitano o rendono più difficoltoso relazionarsi, collaborare nel tempo, condividere e interagire?

Come accennato sopra, coltivare le relazioni richiede tempo, energia, motivazione, online, come offline. Con l’aggiunta della coerenza. Si deve avere il coraggio di essere se stessi, umanamente e professionalmente, on e offline, senza soluzioni di continuità.

 

Psicologi e sociologi descrivo spesso i social network come spazi di ricerca del Sé. I display degli schermi diventano finestre per collegarsi alla numerose realtà virtuali online ma soprattutto specchi nei quali ricercare la propria identità e conoscersi. Quanto conta per lei psicologa il ruolo del display come specchio e strumento di conoscenza di se stessi?

La relazione, lo scambio, il confronto col prossimo è di vitale importanza per la propria consapevolezza ed evoluzione personale e professionale, online come offline. Il nostro prossimo funge da specchio per noi e quanto più quello specchio rimanda un’immagine che non ci piace, ci infastidisce, tanto più proficuo può essere il lavoro su noi stessi, perché denuncia quelle parti di noi che hanno più bisogno di essere curate, coltivate, migliorate.

Il web, lo schermo ci offrono una protezione dietro la quale schierarci, osservare, senza obbligo di mettersi in gioco, interagire. Sono molte le persone che sono online, anche e soprattutto nei social network, ma non manifestano la propria presenza con alcuna forma di azione, tranne un profilo (che magari di rado viene aggiornato).

Le motivazioni per cui alcuni di noi non si mettono in discussione, non vengono allo scoperto, possono essere infinite e non necessariamente negative né patologiche, anzi. Si tratta di predisposizioni individuali di personalità, che inducono a decidere come, dove, quanto, quando investire il proprio tempo ed energie e che giustificano un comportamento più o meno partecipe. In fondo, anche offline ci sono persone che preferiscono stare più sullo sfondo che non emergere da protagonisti centrali.

Credo che ciascuno di noi, con la sua consapevolezza e sensibilità, se sufficientemente onesto verso se stesso, possa fare un uso ottimale del web e dello schermo da cui osserva.

 

A conclusione della nostra intervista ci racconta meglio cosa propone online e quali sono i servizi del progetto di cui è co-fondatrice?

Mywebidentity nasce da un gruppo di professionisti di diversa estrazione e formazione che si sono ritrovati intorno ad un progetto comune: coltivare l’umanità dentro e fuori il web, in un’ottica coerente e integrata. Per questo motivo offre strumenti e contesti a tutto tondo per coltivare il personal branding individuale e quello aziendale, con gli strumenti della costruzione di siti, app, software, grafica, fotografia professionale, coaching, eventi on e offline, social media management, web content editing, storytelling.

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