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Umberto Eco, tecnologia, Web e le legioni di imbecilli

Umberto Eco, tecnologia, Web e le legioni di imbecilli

26 Agosto 2015 Redazione SoloTablet
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Tra i numerosi articoli che stanno riempiendo le pagine dei media per ricordare il grande intellettuale da poco scomparso, sono molti i commentatori che ricordano le sue posizioni in merito alla tecnologia. Molte delle affermazioni di Umberto Eco sono state equivocate o mal comprese nella loro contraddittorietà perché frutto di amore e odio. Tutti oggi ricordano la sua affermazione sui social network come generatori di imbecilli, pochi ricordano i molti commenti positivi espressi. Meglio ancora sarebbe guardare a Eco come a un tecnocritico desideroso di contribuire alla comprensione dei nuovi strumenti tecnologici e dei loro effetti collaterali.

Il pensiero di Eco sulla tecnologia è sparso in una miriade di suoi contributi, scritti, orali e video. Molte delle sue idee in merito sono state espresse in un’interessante intervista con il settimanale Famiglia Cristiana centrata sulla scuola e l’apprendimento. Un’intervista nella quale Eco definiva i nuovi media tecnologici come simpatici ma anche delicati e pericolosi, capaci di salvare la nostra memoria del passato e stimolanti per la scuola e la didattica.

Professore universitario ed esperto di comunicazione, Umberto Eco riteneva che grazie a Internet e alle nuove tecnologie la scuola potrebbe diventare molto più stimolante e coinvolgente. Senza nascondersi le insidie insite nella tecnologia per Eco le nuove tecnologie hanno una potenzialità elevata in termini di acquisizione di conoscenze e saperi e di divulgazione di conoscenze e sapere.

Sua è la creazione di Encyclomedia, un progetto ideato e diretto da Umberto Eco e realizzato da EM Publishers, che negli anni ha prodotto i materiali testuali e multimediali riferiti alla cultura e alla civiltà europea dalle origini a oggi, in modo da alimentare i più disparati media, dai libri, agli e-book, al WEB, alle App e a tutto ciò che verrà.

Una nuova enciclopedia digitale capace di sfruttare le potenzialità di Internet per trovare le affinità o le differenze e fornire le relazioni esistenti tra discipline campi del sapere e ambiti diversi come la letteratura, le scienze, l’arte, la musica, l’economia, la società, e la religione. La nuova enciclopedia è diventata uno strumento di studio della storia da parte di migliaia di studenti affiancandosi ai manuali di carta e a quelli online.

"Il computer non è una macchina intelligente che aiuta le persone stupide, anzi, è una macchina stupida che funziona solo nelle mani delle persone intelligenti." - Umberto Eco

Secondo Eco «Oltre a custodire la memoria storica, gli strumenti multimediali possono essere dei dispositivi per rinforzare la capacità di ricordare. Una delle tragedie del nostro tempo è che si conosce solo il presente. La perdita della memoria è un problema specie in America, dove i ragazzi non vanno oltre George Washington e confondono i centurioni romani con i tre moschettieri. L'assenza di memoria è un male per il futuro».

Encyclomedia è un’idea a cui Eco ha lavorato dalla metà degli anni 90, prima ancora del boom di Internet e dell’arrivo dei media sociali e pensata per essere utilizzata attraverso CD. L’idea di base era l’interattività, lo scopo rendere più attivo e interessante l’apprendimento ma anche di fornire un utile sussidio a insegnanti ancora a digiuno di tecnologia e impreparati tecnicamente a nuove forme della didattica mediate tecnologicamente.

Il progetto è la testimonianza dell’apertura di Eco alle nuove tecnologie ma anche della sua preoccupazione sugli effetti collaterali di Internet e delle nuove tecnologie. Internet rende sempre più impossibile verificare e vagliare le fonti e rende difficile superare il troppo rumore di fondo causato dal sovraccarico informativo e cognitivo. Encyclomedia voleva essere per Eco uno strumento intelligente per filtrare le molte informazioni disponibili, conservare la memoria e coltivare saperi e conoscenze.

Come per Nicholas Carr, anche per Eco la Rete rende stupidi ma solo se si accetta di diventarlo e se si adotta un ruolo passivo che dà per scontata la capacità della tecnologia di dare una direzione al progresso umano. L’esercizio di potere della tecnologia con la sua pretesa di abbracciare tutto dovrebbe al contrario essere costantemente verificato, filtrato e contrastato. Ad esempio bisogna attivarsi per mantenere alta la capacità di concentrazione per poter discernere tra vero e falso. Non è necessario poi essere sempre connessi, meglio sperimentare anche la disconnessione e la smemoratezza

Eco è stato amico della tecnica ma vi ha applicato il suo pessimismo antropologico e filosofico. E’ stato uno dei primi autori a scrivere con il computer e il primo italiano a interpretare i segni e i simboli ad esso associati così come quelli dei nuovi media. Consapevole della scarsa neutralità della tecnologia, Eco ha messo in guardia dall’uso che può esserne fatto, soprattutto da parte di coloro che si comportano da imbecilli. La tecnologia, Internet e i nuovi media rispecchiano la nostra realtà e chi noi siamo. Soddisfano le nostre curiosità e la nostra voglia e ricerca di conoscenza ma se la nostra interazione con questi strumenti si basa sulla superficialità e la imbecillità ciò che essi possono produrre non sarà altro che spazzatura.



 

Per chi volesse approfondire il punto di vista di Eco sulla tecnologia può leggere il testo seguente, pubbicato sul settiomanale Espresso come una lettera al nipotino:

Caro nipotino mio,

non vorrei che questa lettera natalizia suonasse troppo deamicisiana, ed esibisse consigli circa l’amore per i nostri simili, per la patria, per il mondo, e cose del genere. Non vi daresti ascolto e, al momento di metterla in pratica (tu adulto e io trapassato) il sistema di valori sarà così cambiato che probabilmente le mie raccomandazioni risulterebbero datate.

Quindi vorrei soffermarmi su una sola raccomandazione, che sarai in grado di mettere in pratica anche ora, mentre navighi sul tuo iPad, né commetterò l’errore di sconsigliartelo, non tanto perché sembrerei un nonno barbogio ma perché lo faccio anch’io. Al massimo posso raccomandarti, se per caso capiti sulle centinaia di siti porno che mostrano il rapporto tra due esseri umani, o tra un essere umano e un animale, in mille modi, cerca di non credere che il sesso sia quello, tra l’altro abbastanza monotono, perché si tratta di una messa in scena per costringerti a non uscire di casa e guardare le vere ragazze. Parto dal principio che tu sia eterosessuale, altrimenti adatta le mie raccomandazioni al tuo caso: ma guarda le ragazze, a scuola o dove vai a giocare, perché sono meglio quelle vere che quelle televisive e un giorno ti daranno soddisfazioni maggiori di quelle on line. Credi a chi ha più esperienza di te (e se avessi guardato solo il sesso al computer tuo padre non sarebbe mai nato, e tu chissà dove saresti, anzi non saresti per nulla).

Ma non è di questo che volevo parlarti, bensì di una malattia che ha colpito la tua generazione e persino quella dei ragazzi più grandi di te, che magari vanno già all’università: la perdita della memoria.


È vero che se ti viene il desiderio di sapere chi fosse Carlo Magno o dove stia Kuala Lumpur non hai che da premere qualche tasto e Internet te lo dice subito. Fallo quando serve, ma dopo che lo hai fatto cerca di ricordare quanto ti è stato detto per non essere obbligato a cercarlo una seconda volta se per caso te ne venisse il bisogno impellente, magari per una ricerca a scuola. Il rischio è che, siccome pensi che il tuo computer te lo possa dire a ogni istante, tu perda il gusto di mettertelo in testa. Sarebbe un poco come se, avendo imparato che per andare da via Tale a via Talaltra, ci sono l’autobus o il metro che ti permettono di spostarti senza fatica (il che è comodissimo e fallo pure ogni volta che hai fretta) tu pensi che così non hai più bisogno di camminare. Ma se non cammini abbastanza diventi poi “diversamente abile”, come si dice oggi per indicare chi è costretto a muoversi in carrozzella. Va bene, lo so che fai dello sport e quindi sai muovere il tuo corpo, ma torniamo al tuo cervello.

La memoria è un muscolo come quelli delle gambe, se non lo eserciti si avvizzisce e tu diventi (dal punto di vista mentale) diversamente abile e cioè (parliamoci chiaro) un idiota. E inoltre, siccome per tutti c’è il rischio che quando si diventa vecchi ci venga l’Alzheimer, uno dei modi di evitare questo spiacevole incidente è di esercitare sempre la memoria.

Quindi ecco la mia dieta. Ogni mattina impara qualche verso, una breve poesia, o come hanno fatto fare a noi, “La Cavallina Storna” o “Il sabato del villaggio”. E magari fai a gara con gli amici per sapere chi ricorda meglio. Se non piace la poesia fallo con le formazioni dei calciatori, ma attento che non devi solo sapere chi sono i giocatori della Roma di oggi, ma anche quelli di altre squadre, e magari di squadre del passato (figurati che io ricordo la formazione del Torino quando il loro aereo si era schiantato a Superga con tutti i giocatori a bordo: Bacigalupo, Ballarin, Maroso eccetera). Fai gare di memoria, magari sui libri che hai letto (chi era a bordo della Hispaniola alla ricerca dell’isola del tesoro? Lord Trelawney, il capitano Smollet, il dottor Livesey, Long John Silver, Jim…) Vedi se i tuoi amici ricorderanno chi erano i domestici dei tre moschettieri e di D’Artagnan (Grimaud, Bazin, Mousqueton e Planchet)… E se non vorrai leggere “I tre moschettieri” (e non sai che cosa avrai perso) fallo, che so, con una delle storie che hai letto.

Sembra un gioco (ed è un gioco) ma vedrai come la tua testa si popolerà di personaggi, storie, ricordi di ogni tipo. Ti sarai chiesto perché i computer si chiamavano un tempo cervelli elettronici: è perché sono stati concepiti sul modello del tuo (del nostro) cervello, ma il nostro cervello ha più connessioni di un computer, è una specie di computer che ti porti dietro e che cresce e s’irrobustisce con l’esercizio, mentre il computer che hai sul tavolo più lo usi e più perde velocità e dopo qualche anno lo devi cambiare. Invece il tuo cervello può oggi durare sino a novant’anni e a novant’anni (se lo avrai tenuto in esercizio) ricorderà più cose di quelle che ricordi adesso. E gratis.

C’è poi la memoria storica, quella che non riguarda i fatti della tua vita o le cose che hai letto, ma quello che è accaduto prima che tu nascessi.

Oggi se vai al cinema devi entrare a un’ora fissa, quando il film incomincia, e appena incomincia qualcuno ti prende per così dire per mano e ti dice cosa succede. Ai miei tempi si poteva entrare al cinema a ogni momento, voglio dire anche a metà dello spettacolo, si arrivava mentre stavano succedendo alcune cose e si cercava di capire che cosa era accaduto prima (poi, quando il film ricominciava dall’inizio, si vedeva se si era capito tutto bene - a parte il fatto che se il film ci era piaciuto si poteva restare e rivedere anche quello che si era già visto). Ecco, la vita è come un film dei tempi miei. Noi entriamo nella vita quando molte cose sono già successe, da centinaia di migliaia di anni, ed è importante apprendere quello che è accaduto prima che noi nascessimo; serve per capire meglio perché oggi succedono molte cose nuove.

Ora la scuola (oltre alle tue letture personali) dovrebbe insegnarti a memorizzare quello che è accaduto prima della tua nascita, ma si vede che non lo fa bene, perché varie inchieste ci dicono che i ragazzi di oggi, anche quelli grandi che vanno già all’università, se sono nati per caso nel 1990 non sanno (e forse non vogliono sapere) che cosa era accaduto nel 1980 (e non parliamo di quello che è accaduto cinquant’anni fa). Ci dicono le statistiche che se chiedi ad alcuni chi era Aldo Moro rispondono che era il capo delle Brigate Rosse - e invece è stato ucciso dalle Brigate Rosse.

Non parliamo delle Brigate Rosse, rimangono qualcosa di misterioso per molti, eppure erano il presente poco più di trent’anni fa. Io sono nato nel 1932, dieci anni dopo l’ascesa al potere del fascismo ma sapevo persino chi era il primo ministro ai tempi dalla Marcia su Roma (che cos’è?). Forse la scuola fascista me lo aveva insegnato per spiegarmi come era stupido e cattivo quel ministro (“l’imbelle Facta”) che i fascisti avevano sostituito. Va bene, ma almeno lo sapevo. E poi, scuola a parte, un ragazzo d’oggi non sa chi erano le attrici del cinema di venti anni fa mentre io sapevo chi era Francesca Bertini, che recitava nei film muti venti anni prima della mia nascita. Forse perché sfogliavo vecchie riviste ammassate nello sgabuzzino di casa nostra, ma appunto ti invito a sfogliare anche vecchie riviste perché è un modo di imparare che cosa accadeva prima che tu nascessi.

Ma perché è così importante sapere che cosa è accaduto prima? Perché molte volte quello che è accaduto prima ti spiega perché certe cose accadono oggi e in ogni caso, come per le formazioni dei calciatori, è un modo di arricchire la nostra memoria.

Bada bene che questo non lo puoi fare solo su libri e riviste, lo si fa benissimo anche su Internet. Che è da usare non solo per chattare con i tuoi amici ma anche per chattare (per così dire) con la storia del mondo. Chi erano gli ittiti? E i camisardi? E come si chiamavano le tre caravelle di Colombo? Quando sono scomparsi i dinosauri? L’arca di Noè poteva avere un timone? Come si chiamava l’antenato del bue? Esistevano più tigri cent’anni fa di oggi? Cos’era l’impero del Mali? E chi invece parlava dell’Impero del Male? Chi è stato il secondo papa della storia? Quando è apparso Topolino?

Potrei continuare all’infinito, e sarebbero tutte belle avventure di ricerca. E tutto da ricordare. Verrà il giorno in cui sarai anziano e ti sentirai come se avessi vissuto mille vite, perché sarà come se tu fossi stato presente alla battaglia di Waterloo, avessi assistito all’assassinio di Giulio Cesare e fossi a poca distanza dal luogo in cui Bertoldo il Nero, mescolando sostanze in un mortaio per trovare il modo di fabbricare l’oro, ha scoperto per sbaglio la polvere da sparo, ed è saltato in aria (e ben gli stava). Altri tuoi amici, che non avranno coltivato la loro memoria, avranno vissuto invece una sola vita, la loro, che dovrebbe essere stata assai malinconica e povera di grandi emozioni.

Coltiva la memoria, dunque, e da domani impara a memoria “La Vispa Teresa”.

 

 

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