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Cina nell'era della sorveglianza

Cina nell'era della sorveglianza

15 Giugno 2018 Redazione SoloTablet
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La Cina è già oggi una delle nazioni più sorvegliate al mondo. Videocamere ovunque, sistemi di riconoscimento facciale e ora anche radio-chip per monitorare la circolazione degli autoveicoli.

L'era della sorveglianza probabilmente è sempre esistita. In letteratura è stata descritta da romanzi memorabili come 1984 di George Orwell che na ha dato una interpretazione da utopia negativa facendo intravedere il ruolo e il potere del Grande Fratello. Oggi che tutti siamo diventati tutti, grazie alle tecnologie che utilizziamo, grandi fratelli, complici dei sistemi di sorveglianza attuali che hanno assunto le sembianza di Google o facebook ma anche di reti degli oggetti, sensori, dispositivi indossabili e mille altri marchingegni tecnologici che soddisfano bisogni ma al tempo stesso sorvegliano.

Gli esempi su cui riflettere sono numerosi, la Cina, insieme agli Stati Uniti, ne offre probabilmente il numero maggiore.

Dal primo di luglio le auto cinesi saranno dotate di tecnologia RFID. Al momento l'uso della tecnologia verrà lasciato alla scelta volontaria del possessore dell'auto ma dal 2019 tutte le nuove automobili saranno dotate di un chip RFID. Il progetto è la implementazione di un programma che vede come protagonisti il ministero dei trasporti cinese e quello della sicurezza.

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Obiettivo del programma è ridurre la congestione che spesso caratterizza la vita cittadina degli automobilisti e in questo modo intervenire anche nella riduzione di inquinamento in città sempre più popolose. Obiettivo non secondario è anche la capacità di evitare attacchi terroristici condotti con autoveicoli.

Il chip RFID sarà collocato sull'automobile in modo da permetterne la facile lettura da parte di strumenti appositi predisposti sulle strade. Questi strumenti saranno in grado di rilevare la targa, il colore dell'auto e altre utili informazioni per la sua identificazione e posizionamento.

La tecnologia non è nuova ed è già stata usata in molte aree del mondo per automatizzare processi o attività come ad esempio i pagamenti automatizzati in autostrada. La cina però ha deciso di rendere obbligatorio l'aggiunta del chip  RFIS sulle auto dei cittadini cinesi. Una iniziativa che solleva il dubbio di un utilizzo della tecnologia per un ulteriore innalzamento del livello di sorveglianza in un paese già fortemente sorvegliato.

Un paese che può vantare quasi 200 milioni di videocamere installate (saranno 400 milioni entro il 2021) e con tecnologie già in uso per il riconoscimento facciale delle persone. Per non parlare di come e quanto sia controllato l'accesso a Internet e delle telecomunicazioni.

Ciò che avviene in Cina fa parte di una tendenza globale che vede una trasformazione profonda della società, dovuta anche al ruolo giocato dalla tecnologia. Una società che vive di sorveglianza e nella quale, nonostante le numerose normative introdotte, l'ultima nota come GDPR, la privacy del cittadino si può considerare morta o diventata molto liquida. Sorveglianza e morte della privacy sono costantemente giustificate dal bisogno di maggiore sicurezza. Una giustificazione che riceve scarse critiche, in particolare non viene valutata pienamente nella sua valenza politica e nell'esercizio del potere. La carenza di critica denota una specie di rassegnazione e resa determinate dalla percepita impossibilità, individuale e collettiva, di potersi difendere.

Ne deriva una forma di servitù volontaria come quella che si manifesta, anche in forma di complicità, nei numerosi fenomeni che caratterizzano la vita online delle numerose persone che abitano le piattaforme di social networking. Tra questi fenomeni c'è il bisogno narcisistico e di visibilità che spinge milioni di persone a cedere informazioni personali e in questo modo a farsi profilare, sorvegliare e controllare. Le informazioni cedute determinano una perdita di autonomia, oggi sempre più strumento potente nelle mani di algoritmi e logiche software usate dalle piattaforme tecnologiche per ipotecare il futuro delle persone.

Un futuro che, senza alcun slancio di azione, è destinato ad assomigliare sempre più, ma in modo diverso, a quello descritto da 1984 di Orwell o a quello che si sta imponendo in Cina.

 

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