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Leggere che fatica! Leggere che piacere!
Il nostro cervello non è nato per leggere, ma può imparare a farlo. La pigrizia può essere un impedimento, da vincere scoprendo il piacere della lettura. Sia essa quella cartacea e lineare, sia essa digitale e visuale. Superare la pigrizia non è facile, ma si può essere aiutati nel riuscirci. Genitori, insegnanti, adulti dell’era digitale sono chiamati a una sfida epocale, instillare nei più giovani la voglia di leggere e facilitare l’emergere di motivazioni forti a farlo. Se funziona tutti ne uscirebbero più ricchi, più capaci di comprendere sé stessi, gli altri e il mondo. Consapevoli della fortuna che è loro capitata: la scoperta della lettura.
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Libri e librerie, autori e lettori, in un paese che non legge!
Come può sentirsi un lettore forte nel panorama editoriale italiano? E se poi fosse anche un autore? Librerie che chiudono, editori alla ricerca di fatturato e profitto, più intenti a sopravvivere e vivacchiare che a innovare, libri spazzatura in aumento, scrittori di nome ma non di fatto, cervelli sempre più atrofizzati e omogeneizzati, lettori dalle scelte, dai comportamenti, e dai gusti cloroformizzati e conformistici, condizionati dalla frequentazione dei mondi digitali e online, sparizione dei critici letterari, dei maestri e degli intellettuali capaci di stare fuori dal coro, prezzi troppo elevati e spazi librari sempre più ridotti. Tanti tasselli di un panorama desolante ma veritiero, sul quale tutti dovrebbero fare una riflessione personale, collettiva e, perché no, anche politica.
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La fatica della lettura e il piacere di leggere
Come ha scritto Maryanne Wolf nel suo libro Proust e il calamaro, noi umani non siamo nati per leggere. Nella evoluzione della nostra mente e della nostra la capacità di apprendere, leggere non è affatto qualcosa di naturale. E' una realtà nota che può avere effetti drammatici o conseguenze affascinanti a seconda della disponibilità, volontà, determinazione o pigrizia nel perseguire e coltivare la lettura. Sul tema della lettura, Annamaria Testa ha pubblicato un interessante articolo sulla fatica del leggere che suggeriamo ai nostri lettori per una lettura attenta e curiosa.
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La Rete, i Social Network e la scrittura
Segnaliamo un interessante articolo dello scrittore Paolo Giordano, pubblicato nell'inserto della lettura di Repubblica. Il testo descrive un mondo che è ancora, almeno per molti narratori, in uno stato intermedio fra il terrestre e il virtuale. Alcuni si trovano bene, anzi benissimi, altri non si trovano ancora a loro agio. Nella realtà di ognuno nulla cambia perchè la Rete e la tecnologia sono ormai diventati non più un semplice mezzo ma un fine.
Si trova in Tecnobibliografia
Proust e il calamaro: storia e scienza del cervello che legge
BIBLIOGRAFIA DI TECNOLOGIA - Non siamo nati per leggere, ma siamo dotati di un cervello straordinariamente plastico Così apprendiamo dalla storia e dalla scienza del cervello che legge, raccontate da Maryanne Wolf in questo saggio, dove si intrecciano riferimenti a discipline diverse quali neuroscienza, linguistica, psicologia, storia e pedagogia.
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La fatica della lettura in digitale
Si scrive tanto, anche a sproposito. Si legge sempre di meno, ma si naviga sempre. Si cinguetta più che dialogare. E soprattutto ci si lascia trascinare dalla sequenza binaria stimolo-risposta senza comprendere che sarebbe utile esercitare ogni tanto il pensiero critico, unico strumento capace di sostituire il dubbio alla semplice curiosità. In questo scenario la lettura è diventata strumento potente di comprensione di sé stessi e del mondo ma anche per formare il cervello delle nuove generazioni che verranno.
Si trova in Tecnobibliografia / Cultura
👩‍🚒️ 👩‍🚀️ Siamo quello che leggiamo
Il nostro cervello non è nato per leggere, impara a farlo. Se astutamente allenato non smetterà più di continuare a farlo.
Si trova in Tecnopillole
La gentilezza nell'ascolto
Ascolto attivo. Significa che ascoltare presuppone una qualche attività. Così quando tengo una conferenza o parlo ad un convegno, mentre il mio sguardo cerca di raggiungere e toccare tutti, almeno con lo sguardo appunto, rintraccio quegli occhi, quell'espressione del viso, quella postura del corpo che più mi trasmettono una connessione, una presenza scelta nell'ascoltatore, una responsabilità assunta nel condividere l'esperienza che entrambi a qualche livello abbiamo scelto di "spartire". Mai avevo letto parole così sagge in questo libro "L'arte di ascoltare" di Plutarco con testo originale in greco. Ho estratto alcune considerazioni. Così ho pensato che ad un mio prossimo evento, invece di distribuire informazioni su quello che sto per dire, distribuirò queste indicazioni. Magari non rimarrà granché di quanto ho detto, ma tutti avranno una indicazione su come ascoltare, per la gioia di qualunque relatore.
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La direzione della gentilezza
Per molte persone sembra chiara, mai messa in discussione. Continuo a constatare che poi nelle azioni pratiche anche chi scrive di gentilezza, chi scrive di relazioni investe un tempo ed usa parole per spiegare dei difetti che gli vengono addebitati per "liquidare" una persona che chiede un contatto...sarebbe stato molto più gentile e anche più semplice parlare con questa persona anche per dire forse le stesse cose. La persona si sarebbe sentita presa nella desiderata considerazione e l'altro sarebbe rimasto gentile, perdendo anche meno tempo. La complessità dell'essere umano, ma anche la mia continua e instancabile ricerca di coerenza e anche di divulgazione del vero senso di gentilezza. Sento che queste profondità sfuggono ai più, ma riuscirò piano piano a creare spazi di condivisione su questi livelli e lì nuovi amici mi raggiungeranno e veramente per la prima volta non mi sentirò sola.
Si trova in Blog / Io abito la possibilità
Il cervello che legge e le nuove tecnologie digitali
Non siamo nati per leggere ma siamo dotati di un cervello straordinariamente plastico. La cultura è figlia del cervello che legge, ma la lettura è un fenomeno recente nella storia dell’evoluzione umana (6000 anni fa). Oggi l’avvento della cultura digitale e il suo privilegiare l’immagine rispetto alla scrittura fa sorgere nuove domande e ci obbliga a più approfondite riflessioni.
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