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Tutti hanno dovuto adattarsi (dialogo con Carlo Massarutto)
Questo virus ha attaccato le nostre quotidiane routine, azioni e relazioni, ha impedito la possibilità di dare estremi saluti ai propri cari, ha creato dei traumi che dovranno essere riparati, ha messo a dura prova alcune classi di lavoro, ha fatto rischiare la vita ad altri, ha erto eroi, ma che sono stati dimenticati in fretta.
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Alcune cose tarderanno a tornare come prima (dialogo con Maurizio Fea)
I fobico ossessivi si sono trovati improvvisamente in buona e diffusa compagnia in un mondo a loro misura tra mascherine e lavaggi, mentre quelli solidi nelle loro certezze hanno dovuto fare i conti con scenari instabili, inquietanti, poco governabili e patogenici non solo a causa virus. Il periodo di quarantena non è stato né così lungo né così intenso da far cambiare in modo sostanziale le abitudini, la visione del mondo, l’approccio alla vita di molte persone, comprese quelle che hanno lamentato e lamentano i maggiori disagi, fatte salvo ovviamente le difficoltà economiche, mentre quelle psichiche hanno trovato da sé le risposte e gli adattamenti.
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Le Politiche Sociali si sforzino di interpretare il disagio psicologico in senso bio-psico-sociale (Ivan Colnaghi)
Se la comunicazione è contraddittoria e, in questo senso, schizofrenica; se in campo sanitario la parola di un medico vale quanto quella di uno youtuber, tenderanno a scomparire quelli che Kaes chiamava “garanti metapsichici”, quei riferimenti chiari, coerenti e culturalmente connotati, che aiutano a sentirsi vivi, accolti e appartenente al tessuto sociale: così, nella solipsistica ricerca di un garante, la propria foto del profilo Facebook diventerà l’autoevidenza consolatoria della propria esistenza.
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Le persone hanno trovato da sole le risorse necessarie per contrastare la pandemia (Bruno Marzemin)
È necessario per limitare le nostre fobie, le tensioni, che altrimenti vagherebbero incontrastate rendendoci folli perché viventi in un luogo immenso, dinamico e sempre nuovo. Bello sì, ma a volte terrifico. Siamo nella fase dove dobbiamo arginare, definire, delimitare questa nuova realtà data dalla pandemia. È il momento dove ciò che sappiamo va rivisto e va ampliato, ridimensionato. L’incertezza che proviamo, derivante dall’immaginario collettivo, è intrinsecamente legata all’immaginario individuale.
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Isolamento e quarantena hanno amplificato disagi psichici già esistenti (Antonia Del Vecchio)
In più occasioni ho pensato che “non tornerà tutto come prima, sarà meglio di prima”. In verità poi ho ridefinito questa affermazione dicendo che “potrebbe tornare tutto come prima”. Ebbene sì perché per poter portare delle migliorie nella vita bisogna volerlo. Bisogna avere coraggio di reagire e non subire il tutto passivamente. “Nessuno di salva da solo”, è così! La parola d’ordine è fare insieme e sforzarci di remare tutti nella stessa direzione. Siamo tutti sulla stessa barca ma non siamo tutti in prima classe.
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La crisi ha cambiato la percezione del futuro: da promessa a minaccia (dialogo con Anna Mammana)
La realtà nella quale siamo stati catapultati ha avuto senz’altro una ripercussione profonda nei nostri stili di vita, che abbiamo necessariamente dovuto modificare, confinandoci in un isolamento forzato e anche contro natura. A livello psichico ciò ha comportato un cambiamento di atteggiamento, ovvero la coscienza si è introvertita e ognuno di noi si è trovato a “fare i conti” con il proprio mondo interiore, con le proprie emozioni, senza la possibilità di “sfogare” e riversare all’esterno.
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La pandemia ha portato a galla quanto, sotto la superficie, non andava (dialogo con Viviana Verzelletti)
Stiamo attraversando un passaggio epocale, di quelli che restano e verranno raccontati dalla Storia, e resteranno ampie tracce anche nelle nostre storie personali. Da più di un secolo non era mai stata vissuta, almeno in Europa, una pandemia, e anche il secondo conflitto mondiale è ormai piuttosto lontano. E’ un evento quello del Covid-19 che segna una discontinuità nella nostra epoca fino all’altro ieri caratterizzata da certezze, benessere (magari un po’ “decadente” ma pur sempre benessere); ora le nostre certezze sono state scardinate, facendo toccare più da vicino il senso di precarietà e di fragilità che, di fatto, è proprio della condizione umana.
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Il confinamento è stato un trauma immenso ma non uguale per tutti (dialogo con Brigitte Monassi)
Quando la crisi sarà passata molti riprenderanno uno sviluppo positivo. E’ la definizione della resilienza. Non sarà il caso di tutti, ci sarà un lavoro a livello personale da fare per costruire il proprio futuro qualora sul piano professionale sia stato affetto dalla crisi del Covid19. Ci sarà un grandissimo bisogno di accompagnamento e cura degli adulti e dei bambini che hanno subito dei maltrattamenti e mi duole il cuore a pensare a quanta sofferenza è emersa.
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Sottovalutate le ricadute psicologiche della pandemia (dialogando con Marco Florio)
Credo che la questione psichica sia sempre centrale. La crisi, in qualunque ambito intervenga, è sempre l’esito fatale di un processo che affonda le radici nel tempo. I disturbi che lei ha giustamente rilevato, in realtà erano presenti già prima in ampi strati della società e lo dimostrano gli episodi di cronaca e il fatto che l’utilizzo di psicofarmaci sia in continuo aumento. Questo avviene anche perché la psiche dell’uomo ha un suo tempo e il mondo contemporaneo, per lo meno quello occidentale, sembra avere a mano a mano ridotto lo spazio pensabile per questo tempo.
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Coronavirus: una esperienza traumatica su larga scala (dialogando con Elisa Forvi)
La quarantena ha portato alla luce la matrice delle relazioni, nella loro funzionalità e nella loro disfunzionalità. Utilizzando una metafora ha svelato il codice “Matrix” di programmazione delle relazioni. Ciascuna persona rispetto alla coppia o a relazioni significative ha giocato poi la sua partita, trovando aggiustamenti efficaci e facendo leva sulle risorse oppure scoprendo la fatica e la difficoltà, o l’impossibilità di stare in quelle relazioni.
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