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Crisi, depressione, malessere e fuga dalla realtà a causa del multitasking!
L’infelicità diffusa a causa di una crisi senza fine induce ansia e depressione e, fortunatamente solo in alcuni, rabbia e reazioni violente. Molti cercano la fuga nei mondi paralleli e virtuali accessibili tramite iPad, phablet e smartphone. Nel farlo ci guadagnano maggiore ansia, depressione e infelicità e sonni disturbati!
Si trova in Blog / Tabulario
Dieci buone pratiche per un sano equilibrio psicobiologico
L’uso delle tecnologie come babysitter ha un aspetto paradossale. Quando se ne sceglie una in carne ed ossa è sempre una scelta oculata e talvolta difficile: deve avere specifiche caratteristiche che riteniamo adeguate al bambino e generalmente per una che va bene ve ne sono molte altre scartate. Le tecnologia digitali sono standard, sempre le stesse e uguali per tutti. Possibile che vadano sempre bene?
Si trova in Blog / Psicologia e tecnologia
I social non sono una scorciatoia
In quanto esseri sociali al vertice della top ten delle gerarchie e tra le principali occasioni di stress troviamo le relazioni (intese come costruzioni di legami tra persone). I primi tempi della vita ne dipendono completamente, quelli successivi in gran parte. Per quanto possiamo amare la vita solitaria, il posizionamento sociale è principale fattore di soddisfazione e di benessere psicobiologico: che vuol dire condividere esperienze vissute insieme, sentirsi riconosciuti, accolti, ascoltati, rispettati e rispecchiati, presenti nell’attenzione e nel cuore dell’altro in una posizione importante. Per i giovani, che generalmente non vagheggiano ancora isole deserte, sicuramente di più. La prevedibilità dei movimenti relazionali ed il loro ragionevole controllo (non tanto quello effettivo ma la percezione di riuscire a cavalcare le relazioni con soddisfazione) permette di gestirne lo stress. Al contrario, le situazioni di cosiddetta sconfitta sociale si configurano come condizioni di stress severo.
Si trova in MISCELLANEA
Il ben-essere come motore di una nuova economia
Parlarne in tempi di precarietà e di managerialità micropsichica può sembrare anacronistico. E invece oggi più che mai urge un pensiero imprenditoriale realmente controcorrente, capace di ridare al lavoro di milioni di donne e di uomini un posto dignitoso all’interno della loro vita. Che permetta al fare di corrispondere con la più ampia esistenza di chi lavora.
Si trova in Tecnopillole
L'adulto deve fare molta attenzione a non abdicare
Fare i genitori è un mestiere impegnativo, si comincia a prendersi cura dei propri figli prima ancora che nascano e non si smette più di farlo per il resto della loro e della nostra vita. È un mestiere che non è mai stato facile, anche perché avere dei figli non ci rende automaticamente dei genitori. Siamo presi da mille rogne, diciamocelo chiaramente! Stare dietro a tutto, essere presenti e sempre in grado di intervenire, prevenire, controllare, ecc., è diventata missione impossibile, almeno così ci diciamo costantemente. Forse per trovare giustificazioni che ci tranquillizzano, forse per mantenerci costantemente allertati nella ricerca di trasformare l’impossibile in possibile e reale.
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L'adulto deve favorire la solidità del Sé dei ragazzi
Siamo giunti alla conclusione alla fine dell’elenco di quelle che abbiamo descritto come le buone pratiche per il benessere psicobiologico dei ragazzi. Tutte le regole proposte, lo ricordiamo ancora, pur contenendo riflessioni critiche sull’uso della tecnologia, non devono essere pensate come ispirate da tecnofobia e non costituiscono un atto di accusa alla tecnologia. Mettono in evidenza rischi di un suo uso inadeguato, irrispettoso dei bisogni e delle caratteristiche del Sé nella fase dello sviluppo. Rischi che oggi risultano essere facilitati dal clima culturale generale, ispirato e colonizzato anche cognitivamente dalla pervasività della tecnologia, ma anche dalle incertezze nel ruolo genitoriale. Quelle che abbiamo proposto sono regole per un uso sostenibile della tecnologia, con varie norme prudenziali.
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La relazione virtuale segue quella reale
La relazione mediata da un display attenua inevitabilmente tutti i toni. A volte permette addirittura di bypassarli, come può avvenire con l’assunzione di una identità fittizia (profili digitali dalla vita propria e autonoma). Niente di male in assoluto se l’apprendimento precedente è forte e chiaro e precede la crescita nella vita non tecnologica; se così non è ci troviamo a compiere esperienze senza il supporto di una attrezzatura del Sé adeguata; le esperienze senza supporto, inevitabilmente claudicanti, influiranno a loro volta sullo sviluppo del Sé. Un circolo vizioso.
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Lentezza digitale e boschi!
I tempi sono strani, non solo per la pandemia. Sempre in accelerazione, obbligati a interpretare e scegliere ogni minuto, viviamo in uno stato di surplus cognitivo che ci rende complicato dare senso ai frammenti di realtà che sgomitano per emergere e catturare la nostra attenzione. Potremmo farlo andando più lentamente ma abituati come siamo alla velocità non sappiamo più cosa sia la lentezza, ne abbiamo perso il ritmo, dimenticato il significato e reso impraticabile la sua pratica. A parole tutti siamo per la lentezza. La Rete è piena di narrazioni che la celebrano.
Si trova in Blog / Tabulario
Limitare il tempo di esposizione a un dispositivo tecnologico
L'uso di dispositivi tecnologici permette molte esperienze, e certamente anche l'assunzione di utili “vitamine”, ma non è un pasto completo. Sollecita alcuni processi del Sé, ma ne bypassa altri, in particolare quelli di tipo senso-motorio, a scapito del nutrimento delle capacità relazionali.
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Non lasciare solo il bambino con videogiochi o altri strumenti tecnologici
La tecnologia ha cambiato comportamenti, abitudini, stili di vita e modi di pensare. Sta modificando il modo di relazionarsi agli altri e a sé stessi, la nostra identità, il modo con cui classifichiamo noi stessi e le realtà di cui facciamo esperienza. L'identità del proprio Sé non è un regalo del nostro codice genetico e neppure una destinazione finale. È un viaggio continuo, fatto di impegno e duro lavoro individuale. È un processo che inizia dall'infanzia e dura nel tempo, impegnando funzioni cognitive, emotive, relazionali e processi biologici profondi. Dall’esito di questo viaggio discenderà la capacità del cucciolo umano di soddisfare poi nella vita, in modo indipendente, i propri bisogni di fondo, ovvero la sua salute e benessere. È un processo che vede coinvolti genitori e figli, giovani e adulti, maschi e femmine, che inizia con il differenziare sé stessi dagli altri ma anche con il rispecchiarsi dentro uno specchio. Oggi lo specchio è diventato un display. Il viaggio che porta alla costruzione del Sé avviene in costante compagnia di tecnologie hardware e software che disegnano, con i loro schermi, piattaforme e applicazioni, nuove mappe mentali e relazionali. Creano al tempo stesso nuovi bisogni, sollecitando interrogativi pressanti e suggerendo nuove riflessioni. Chiamati a una riflessione critica e consapevole sono soprattutto i genitori di bambini e bambine, Nativi Digitali, che stanno crescendo e sviluppando il loro Sé in stretta simbiosi con i dispositivi che i genitori hanno loro regalato. Benché sempre connessi e impegnati a rappresentare il loro Sé sul display degli schermi dei loro dispositivi, i bambini digitali sono in realtà alla costante ricerca di rapporti solidi e duraturi con i loro genitori. Per comprendere cosa i bambini Tecnorapidi vogliono veramente bisogna che i genitori diventino Tecnovigili. Un modo per farlo è saper identificare rischi e opportunità delle nuove tecnologie e adottare buone pratiche capaci di prevenire o eliminare i rischi e favorire le opportunità. Ai genitori Tecnovigili questo e-book propone alcune regole o buone pratiche da adottare per contribuire, insieme ai loro ragazzi Tecnorapidi, al loro sviluppo psicobiologico sano ed equilibrato. Alcune semplici regole per un prontuario di sopravvivenza attiva, utili per ridurre la fatica della genitorialità, per conoscere meglio gli effetti della tecnologia sui bambini, per costruire relazioni solide con i propri figli e per contribuire pro-attivamente allo sviluppo del loro Sé.
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