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L’illusione di sfuggire alla sorveglianza tecnologica
Negli Stat Uniti, il paese più tecnologicamente sorvegliato al mondo, il tema è all’ordine del giorno. Le voci critiche sugli effetti e sui rischi della pervasività della sorveglianza tecnologica aumentano, ma pochi si illudono ormai sulla possibilità di vivere in contesti da essa liberati e autonomi. Oggi le tecniche di sorveglianza di massa hanno raggiunto livelli tali da spegnere ogni speranza e annegare ogni illusione. Unica possibilità è la fuga da qualsiasi oggetto tecnologico, il ritiro in mondi lontani dal mondo e in spazi ancora vergini e incontaminati dalla tecnologia. Una speranza resa vana dal proliferare di satelliti orbitanti, da droni sempre più curiosi e potenti, da Bot sempre più intelligenti e iperattivi, dalla pervasività crescente di sensori che alimentano reti degli oggetti e tecnologie indossabili e dalla crescente ignoranza e mancanza di consapevolezza umana. Rimangono due sole possibilità: fregarsene o provare a resistere. Senza farsi molte illusioni!
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Ingegneria sociale: studio dei comportamenti individuali alla ricerca di vulnerabilità umane
Parliamo di sicurezza informatica e di nuove tecniche finalizzate a carpire informazioni da usare per pratiche illegali e criminali. Sono descritte come tecniche di ingegneria sociale (social engineering) perché si basano sullo studio dei comportamenti individuali online alla ricerca (footprinting) di dati, informazioni e potenziali vulnerabilità per poi sferrare l’attacco. Sono tecniche cresciute in parallelo con il rafforzamento dei sistemi informatici e del software che rendono sempre più complicati un attacco informatico. L’essere umano presenta al contrario molte debolezze che possono essere sfruttate da un ingegnere sociale a proprio vantaggio.
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Internet è per sempre, la privacy NO?
In Internet nulla va perso, anche se può essere difficile da trovare. Prima o poi una ricerca con la parola chiave giusta può riportare alla luce anche ciò che è stato sepolto o si è smarrito. Il suo ritorno non è detto che sia però nelle mani giuste. E se finisse in vendita su e-Bay? E se quel qualcosa fosse destinato all’oblio dal suo legittimo proprietario o eredi?
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Alcune cose che ogni utente della rete dovrebbe conoscere. Per proteggersi!
Google non è più un motore di ricerca e non è mai neutrale. Personalizza le ricerche, fra un po’ le anticiperà ma ci rende soddisfatti perché asseconda le nostre idee, i nostri interessi e i nostri bisogni. Lo fa come Facebook, Twitter e altri social network, disponendo, usando e vendendo informazioni e dati. Tutto finisce nel Big Data al servizio di entità sconosciute note come Data Broker.
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Usare e sopravvivere a Facebook
Mentre i media tradizionali continuano a occuparsi di Facebook e dei social media, più interessati al mercato pubblicitario che alla privacy degli utenti, gli abitanti della parte abitata della Rete sembrano avere fatto la loro scelta. Hanno in grande maggioranza deciso di non abbandonare Facebook, Twitter, Instagram e gli altri social network che frequentano. Al termine dello scandalo Cambridge Analytica Facebook avrà ancor più utenti, continuerà a usare i dati delle persone e a fare guadagni con gli inserzionisti.
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La vita intima regalata a Facebook
In fondo al proprio animo tutti lo percepiscono in modo sempre più chiaro. Qualcosa non funziona nel modo in cui si abita la parte sociale della Rete. Non c'era bisogno dello scandalo delle informazioni cedute o rubate da Cambridge Analytica per capirlo.
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Profili inanimati e identità digitali
La vita online e sui molteplici schermi dei dispositivi a cui ci siamo ibridati è rappresentata da profili digitali, inanimati e pubblici. Profili generati sempre più con l’aiuto di algoritmi matematici che finiscono per dare descrizioni, forme, personalità e narrazioni diverse dall’originale. Quello che continua a vivere al di qua dello schermo e fuori dalla Rete.
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Dentro la spirale del silenzio dei media sociali
La spirale del silenzio denota la tendenza delle persone a non parlare con amici, familiari e conoscenti di cose o eventi su cui si condividono gli stessi punti di vista. Questa tendenza non è stata eliminta neppure dalla diffusione di media sociali nati appositamente con lo scopo di facilitare la conversazione e la condivisione di punti di vista, anche da parte di persone non abituate a farlo e con punti di vista minoritari.
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E se a usare impropriamente i social network sono i genitori?
Tutti i genitori o quasi mettono in guardia i loro figli dal pubblicare e condividere online informazioni personali. Alcuni studi recenti però indicano che i primi a violare questa regola sono i genitori stessi, nonostante le pressanti richieste dei loro figli ad evitare di farlo. I ragazzi chiedono che non siano pubblicate informazioni su di loro ma spesso le richieste rimangono inascoltate. Potere del media e del bisogno compulsivo degli adulti a presenziare il social network.
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Presto ogni esperienza Internet rischia di diventare pubblica
Nell'era della sorveglianza, Internet è destinata a diventare il luogo nel quale tutto rischia di diventare trasparente. Una tendenza che avrà un forte impatto sugli individui ma anche sulle organizzazioni. Soprattutto se a diventare pubblici e trasparenti non saranno solo i dati e le informazioni ma l'intera storia delle esperienze vissute online.
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