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Tecnica ed economia guidano il mondo, etica e politica, quando possono, seguono appresso.
La tecnica e la tecnologia non sono neutrali perché essere creano un mondo con determinate caratteristiche che incidono profondamente sul nostro essere-nel-mondo, cioè sul nostro modo di pensare e agire, quindi sulle nostre credenze, abitudini, stili di vita, sul modo di divertirci, di procreare e di soffrire. Per questo motivo Severino sosteneva che oggi la tecnica da mezzo è diventato un fine; e non perché la tecnica si proponga un fine o degli scopi per l’umanità ma perché tutti i fini e gli scopi cui gli uomini aspirano non si possono raggiungere se non attraverso la mediazione della tecnica.
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Serve una riflessione critica capace di portare a una coscienza diversa sul ruolo della tecnologia
I nostri sé sono networked: c’è un nucleo stabile, ma differenti aspetti di quel sé vengono enfatizzati in situazioni sociali differenti» (p. 391, edizione Guerini Scientifica). Il problema però è che quegli aspetti iniziano a diventare “personaggi” diversi, assistiamo a una sorta di dissociazione di identità. Un mondo networked può offrire alle persone la possibilità di vivere bene, se però sanno come farlo. Una forte consapevolezza di sé e dei propri valori, un atteggiamento critico e una presa di distanza scettica risultano sempre necessari per evitare di soccombere. Ma questo atteggiamento non è qualcosa di naturale, è qualcosa che va sviluppato e allenato costantemente.
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La tecnologia è come una suola sorretta dalla stessa terra che nasconde (Lorenza Saettone)
L’unica arma che abbiamo è la consapevolezza di noi stessi. Jung sosteneva la necessità di rendere conscio il nostro inconscio. In caso contrario continueremmo sempre a chiamare “destino” ciò che semplicemente è la nostra volontà rimossa. Pertanto, l’auto-consapevolezza e la trasparenza ci salvano in primis dalla superstizione, dalla credenza che esista un fato, dalla manipolazione degli eventi che il nostro stesso stesso Es mette in atto. Insomma da un lato ci salverebbero dal condizionamento interno, dall’altro da quello esterno dei media. Si sa che la creatività rende meno influenti i subliminali.
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Non vivremo necessariamente in un mondo distopico, ma sicuramente più disumano
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La tecnica ci mangia l’anima
Segnaliamo una intervista del 2019 a Umberto Galimberti pubblicata sul quotidiano Il Dubbio. Il filosofo riflette sulla relazione uomo-macchina a partire dal punto di maggiore razionalità raggiunta, anche grazie alla tecnologia, da Homo Sapiens. Al centro della riflessione c'è il ruolo della tecnologia nella realtà del terzo millennio e nella vita e i suoi effetti. Si parla di algoritmi ma ciò che sembra interessare più di ogni cosa il filosofo è quanto il mito antropocentrico dell’uomo che comanda la tecnica, considerata estensione delle sue facoltà, del suo Io, si sia ormai rovesciato nel contrario. E la conclusione di Galimberti non è certo ottimista, anzi il suo pessimismo si condensa nel suo affermare che "non c’è più speranza".
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Tecnologia, etica, capitalismo, felicità nel pensiero di Emanuele Severino
Segnaliamo l’intervista al filosofo Emanuele Severino, morto il 17 gennaio 2020, pubblicata sul numero di giugno/settembre 2018 della rivista quadrimestrale Start Magazine
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Tecnologia: urgente una riflessione critica e etica
Ritengo che la tecnologia abbia un altissimo potenziale di sviluppo e che esso sia legato in buona parte alla creazione di una co-operazione tra uomo e macchina. Per esempio, possiamo immaginare che da qui ai prossimi 20 anni la robotica diventi una tecnologia sempre più utilizzata non solo in ambito industriale ma anche in ambiente domestico. È una tendenza che sembra essere plausibile alla luce dei dati degli ultimi anni che hanno visto il progressivo affermarsi sul mercato di semplici ma funzionali robot, come i robot aspirapolvere.
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Che tipo di essere umano vogliamo essere in un futuro tutto tecnologico? (Luis Restrepo)
La risposta che diamo come società a questa domanda ci guiderà nel mondo che costruiremo nel nostro rapporto con la tecnologia.
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La società digitale e la fine del mondo comune
BUBLIOTECA TECNOLOGICA - "La frenesia del consumo dei corpi stimolata dalle applicazioni corrisponde all’era della valutazione comparativa tra elementi della stessa natura permesso dall’intelligenza artificiale, utilizzata prevalentemente per segnalare, in ogni occasione, l’opzione più vantaggiosa. Assistiamo alla nascita di un nuovo ordine amoroso. Un ordine non più sottoposto al rischio virtuale della perdita del legame, ma che assume la forma di corrispondenza – a scopo prettamente sessuale – suggerite da algoritmi, le quali, previa convalida da entrambe le parti coinvolte, vengono immediatamente segnalate attraverso squillanti “crush”. I comportamenti umani, dunque, si modellano, più o meno consapevolmente, sulle caratteristiche tecnico-economiche dell’epoca, fondate sul primato del tempo reale e sull’imperativo di procedere sempre all’accordo più vantaggioso per le due entità distinte, all’interno di processi destinati a non avere mai fine, indipendentemente dai danni psicosociologici causati e dallo svilimento dei rapporti interpersonali indotti"
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Siamo ormai sottomessi alle categorie dell’ovvio e del necessario (Claudia Faita)
Il futuro dipende da noi, dagli obiettivi che ci poniamo nel costruire tecnologie e porle al servizio dell’uomo. Purtroppo ci stiamo rivelando dei “cattivi filosofi” poiché stiamo edificando un avvenire “a misura di macchina” anziché utilizzare le macchine per un domani “a misura di uomo”. Sono tuttavia convinta che siamo ancora in tempo per invertire la rotta. Anche se è difficile immaginarlo, un mondo migliore per l’uomo potrebbe essere davvero a portata di mano.
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