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Rimanere umani al tempo delle intelligenze artificiali
Cosa c’entrano Leopardi, Goethe, Kant, Pascal e Spinoza con la tecnologia e l’era digitale? Lo ha spiegato molto bene Francesco Varanini nel suo ultimo libro. “Le cinque leggi bronzee dell’era digitale. E perché conviene trasgredirle”. Un libro per persone curiose e (tecno)consapevoli, che usano il pensiero critico per comprendere la complessità delle tante realtà parallele nelle quali si è liquefatta la realtà fattuale odierna, che amano la lettura come strumento di conoscenza e si interrogano sul ruolo che la tecnologia ha assunto nelle loro vite, come individui, gruppi e comunità La tecnologia ha cambiato il mondo e si prepara a dominarlo. Noi però possiamo cercare di continuare a rimanere esseri umani. Il come è ben raccontato nel libro di Varanini.
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🐞Le regole di un mondo intossicato
Marshall McLuhan diceva di ignorare chi avesse scoperto l'acqua ma di sicuro non era un pesce. Quando si è immersi totalmente in una certa realtà, diventa difficile distinguerla.
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Prima di regalare un MiPiace leggi quello che stai recensendo o apprezzando
A chi abita a Milano può capitare frequentemente, spostandosi con la metropolitana o l'autobus, di assistere incuriositi e rapiti alle pratiche tecnologiche di nativi digitali impegnati nella loro interazione con il dispositivo mobile, alla ricerca spasmodica di senso con cui rivestire e giustificare la loro vita sociale online.
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👩‍🍼 Internet, voglia di tenerezza! 👩‍🍼
C'era una volta Internet. Era libera, democratica, globale e aperta. Oggi quella Internet non esiste più, occupata da piattaforme tecnologiche che hanno affermato il dominio di poche società tecnologiche, veri e propri potentati economici, sul resto del mondo. Internet continua a rappresentare una via di fuga, un rifugio, sia individuale sia collettivo e sociale, ma la fuga sta tutta dentro una grande illusione partecipazionista che è ben lontana dalla realtà della Internet delle sue origini.
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La tecnologia ha sequestrato la capacità umana di intuire gli stati d'animo del prossimo. Poi offre il suo soccorso! (Ivo Quartiroli )
Il dibattito sugli aspetti non prettamente tecnologici dalla rete si concentrano prevalentemente sulla privacy o sui temi comunicativi e sociali. Queste sono importanti aree di riflessione, ma ciò che spesso manca è l'attenzione verso gli aspetti psicologici, antropologici e direi anche spirituali, nel senso di evoluzione/involuzione della consapevolezza e delle qualità che ci rendono umani. A dirlo è Ivo Quartiroli in una intervista concessa a SoloTablet ricca di spunti, di riflessioni utili alla elaborazione di pensiero critico e alla comprensione del presente tecnologico in cui siamo tutti coinvolti, immersi e in qualche modo imprigionati.
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Filosofia due punto zero, rapporti umani e tecnologia ( Maria Giovanna Farina)
Noi, che non siamo nativi digitali, abbiamo il compito di trasmettere le esperienze pre-digitali come prezioso patrimonio, impedendo alle nuove generazioni digitalizzate di affidarsi ai media in modo esclusivo e pervasivo. Se lo smartphone diventa un prolungamento della mia mano, se i miei occhi non guardano in autonomia ma sono indirizzati da un aggeggio tecnologico, io baratto la mia umanità per una maggiore comodità.
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Tecnologia: servono antropologi della modernità e un presidio etico! (Silvia Marigonda)
Se quasi due miliardi di persone sono iscritte a Facebook, io non posso “non voler saperne niente”, perché significherebbe che volutamente sono avulsa dal contesto di due miliardi di persone. Se la società civile, e persino la più tradizionale politica, sempre più comunica attraverso Twitter, o se le HR cercano candidati via Linkedin, io non posso rifiutare a priori questi sistemi, perché rischio di auto-emarginarmi oppure di venire un giorno travolta da un processo di digitalizzazione che a mio parere è inevitabile.
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La tecnologia non è mai stata neutrale. Ha sempre modificato la nostra relazione col mondo (Alberto Romele)
Un cambio di prospettiva non si farà con una rivoluzione né con un gesto esemplare (in qualche maniera Snowden non è la critica ma la realizzazione del panottismo liquido contemporaneo). Si farà solamente con una lunga negoziazione e presa di coscienza collettiva. Le buone pratiche devono essere reiterate. Ancora una volta è la vecchia filosofia ad avere ragione, perché è Aristotele ad averci insegnato il valore del fare e avere esperienza. Non vivremo in armonia con le macchine o con le nostre estensioni digitali (ci saranno nuove pratiche e nuove forme di digital labor) ma certo, nel lungo termine, avremmo sviluppato una migliore praxis digitale (e forse avremo imparato a far valere i nostri diritti).
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I filosofi devono affiancare ed aiutare i giovani a liberarsi dell’universo luccicante delle merci.
Sul piano del potere, si continuano a utilizzare termini propri della modernità come ‘cittadini, ‘opinione pubblica’, ‘intellettuali’, ma sono contenitori che esprimono ormai concetti diversi da quelli originari. Lo sviluppo dell’industrializzazione e della mondializzazione economica, la prevalenza del potere extra-nazionale e l’alleanza tra scienza, tecnica ed economia fanno sì che gli individui si sentano impotenti rispetto a decisioni che vengono prese altrove e cerchino il senso della propria vita nello spazio personale (il cibo, il ballo etc..) Il controllo sociale viene realizzato non attraverso la coartazione, ma attraverso la seduzione attuata dal mercato dei media.
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Usiamo i mezzi programmati da qualcun altro. Solo una élite è in grado di trarne reali vantaggi!
Penso che i social network facciano ormai parte della nostra vita e che, soprattutto, rispondano a un bisogno impellente di tutti noi. Rispolverando la vecchia e cara piramide di Maslow è possibile sottolineare che, tolti i bisogni fisiologici e di sicurezza, tutti gli altri bisogni - socialità, autostima e autorealizzazione – possono essere soddisfatti dai social. Basti pensare ai selfie che si fanno per ricevere like (autostima), ai video che si caricano su YouTube (auto-realizzazione), ai gruppi di WhatsApp (socialità) e via dicendo.
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