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PRECARIO
precàrio [dal lat. precarius, «ottenuto con preghiere, concesso per grazia», derivato di prex precis «preghiera»]. Incerto, non sicuro, soggetto a subire, da un momento all’altro, un cambiamento, un peggioramento. Che o chi ha un rapporto di lavoro temporaneo senza garanzie di stabilità o continuità, legato a un contratto a termine. "La parola precario viene dal latino "prex", preghiera. Precarium vuole dire dunque ottenuto con preghiere, per volontà e concessione di altri, per grazia. E di ciò i precari della scuola ne sanno qualcosa..." - Silvana La Porta
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PERFEZIONISMO
perfezionismo s. m. [der. di perfezione]. – 1. In psichiatria, tendenza nevrotica (generalmente di tipo ossessivo) che impedisce sovente all’individuo di attuare cose relativamente semplici perché il suo narcisismo e la sua autocritica, unitamente a uno scarso senso della realtà, spostano costantemente tale attuazione verso obiettivi ideali irraggiungibili. 2. Con sign. più generico, aspirazione a raggiungere, nel proprio lavoro o nella propria attività, una perfezione ideale non facilmente attuabile: il suo p. è esasperante; la direttrice ci ossessiona con un p. d’altri tempi.
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CULTURA [1]
Cultura rinvia alla forma di un participio futuro, come natura, creatura, ventura; la stessa parola latina futurus è participio futuro del verbo esse (così come presente è un participio presente – da præesse, essere di fronte – e passato è un participio passato – da passare). La matrice che genera la parola cultura è un verbo latino, còlere, che significa innanzitutto coltivare, anche nel senso figurato di avere cura, trattare con attenzione o con riguardo, quindi onorare; per estensione, perché la coltivazione implica la stanzialità, significa anche abitare. Da tutto questo prendono vita parole comuni e diffuse come: agricoltura, culto, colonia e colono, inquilino... oltre a coltivare, e cultura.
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CONOSCERE [1]
Conoscere deriva dal latino cognòscere, composto dal prefisso cum – che indica unione (come il greco syn e l’italiano con) e, spesso, con valore intensivo enfatizza il significato della parola successiva – e da gnòscere – derivato da una radice solidamente attestata tra le lingue indoeuropee espressa anche nel greco nous, che vuole dire mente, intelletto: conoscere è apprendere con l’intelletto.
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INDIVIDUO [1]
Individuo vuole semplicemente dire non diviso; come atomo (greco á-tomos, non diviso), quando l’atomo si considerava unità della materia, elemento primo e non ulteriormente divisibile.
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PERSONA [1]
persóna [lat. persōna, voce di origine probabilmente etrusca, che significava «maschera teatrale» e poi prese il valore di «individuo di sesso non specificato», «corpo», e fu usata come termine grammaticale e teologico]. Individuo della specie umana, senza distinzione di sesso, età, condizione sociale, considerato sia come elemento a sé stante, sia come facente parte di un gruppo o di una collettività. Con il significato etimologico, maschera teatrale, e quindi anche la parte che un attore rappresenta sulla scena. Nel linguaggio giuridico ogni soggetto di diritto, titolare di diritti e obblighi, investito all’uopo della necessaria capacità giuridica.Nel linguaggio filosofico, l’individuo umano in quanto è ed esiste, ossia intende e vuole, esperimenta e crea, desidera e ama, gioisce e soffre, e attraverso l’autocoscienza e la realizzazione di sé costituisce una manifestazione singolare di quanto può considerarsi essenza dell’uomo, nella sua globalità intellettiva e creativa, e come soggetto cosciente di attività variamente specificate (razionale, etica, ecc.) la dignità, il valore, la libertà, la creatività della persona umana. In teologia, Dio viene definito persona quando se ne vuole distinguere il concetto da quello panteistico o idealistico, o comunque proprio di altre concezioni che negano la personalità di Dio. Categoria grammaticale che, nelle forme verbali e anche nei pronomi personali, serve a distinguere chi parla o scrive, chi è il destinatario del discorso, chi costituisce l’oggetto della comunicazione. (Treccani)
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CANTO
canto [lat. cantus -us, der. di canĕre «cantare»]. – Movimento ritmico della voce dall’uno all’altro grado della serie dei suoni; espressione vocale della musica, l’atto del cantare. canto [lat. volg. cantus «cerchione; lato, angolo», voce di origine mediterranea come il gr. κανϑός (da cui il lat. canthus) «angolo palpebrale» (cfr. sign. 3)]. Angolo formato da due muri che s’incontrano, sia dalla parte esterna (in questo senso più com. cantone, cantonata).
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CUORE
cuòre - Organo muscolare, cavo, che costituisce il centro motore dell’apparato circolatorio, situato, nell’uomo, tra i due polmoni, sopra al diaframma, davanti alla colonna vertebrale, dietro lo sterno. Cuore, latino cardium, greco kardía, inglese heart. In sanscrito è hrid, parola che ci parla del cuore, ma più in generale di ciò che è interno, delle interiora, delle viscere. Corda, originariamente riferita a budella, intestino (ed è ancora questo il suo significato in calabrese e in sardo) forse non ha la stessa origine di cuore, ma come cuore ci parla di qualcosa di viscerale, interno, profondo e – potremmo aggiungere – di qualcosa che entra in risonanza nella vibrazione o nel ritmo del battito.
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UOMO
uòmo [lat. hŏmo hŏmĭnis] (pl. uòmini [lat. hŏmĭnes]). – Essere cosciente e responsabile dei proprî atti, capace di distaccarsi dal mondo organico oggettivandolo e servendosene per i proprî fini, e come tale soggetto di atti non immediatamente riducibili alle leggi che regolano il restante mondo fisico: il problema dell’uomo è centrale nella massima parte delle religioni storiche e dei varî sistemi filosofici. Dal punto di vista biologico uomo è il termine con cui sono indicate tutte le specie di mammiferi primati ominidi appartenenti al genere Homo e, in partic., l’unica specie vivente Homo sapiens, caratterizzata da stazione eretta, pelosità ridotta, mani con pollice opponibile che consente la presa di precisione, grande sviluppo del cervello e del neurocranio, che sovrasta la regione facciale; si differenzia inoltre da tutte le altre specie animali per la complessità del linguaggio simbolico articolato, per l’alta capacità di astrazione e di trasmissione di informazioni per altra via che non sia l’ereditarietà biologica (trasmissione culturale). (TRECCANI)
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IMMAGINAZIONE [1]
facoltà dell’intelletto di creare o rappresentare liberamente immagini reali o fantastiche; fantasia: avere un’immaginazione vivace, ricca, avere scarsa immaginazione, stimolare l’immaginazione, persona completamente priva di immaginazione; opera di immaginazione, opera artistica, spec. narrativa, di pura fantasia. La mente stessa in quanto immagina: queste cose esistono solo nella sua immaginazione. L’immaginare, il fantasticare: abbandonarsi all’immaginazione. La cosa che si immagina: è una sua immaginazione (Dizionario etimologico Tullio De Mauro)
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