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L’illusione della concentrazione nel mondo digitale
L’attenzione costantemente regalata a un display e alle intermittenti ma persistenti interazioni tecnologiche ha reso impossibile l’arte della concentrazione. Non è un caso che anche Hollywood e la televisione stiano realizzando telenovele brevi, da 10-15 minuti. Un tempo ritenuto ormai associato al massimo di attenzione possibile che l’utente, modificato cognitivamente dalla frequentazione di YouTube è disposto a concedere. Anche per contenuti di qualità!
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Un appello a minimizzare la distrazione
Tre quarti della popolazione italiana è online almeno sei ore al giorno. Il 50% usa regolarmente i social network per stare connesso, con persone, media e Marche. Quanti di loro si stanno interrogando sulla qualità della loro interazione con la tecnologia, sulla loro vulnerabilità psicologica che può tradursi in dipendenza e debolezza?
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Oddio! Mi sono cancellato da Facebook, Instagram e WhatsApp. E ora che faccio?
Dopo averlo fatto potresti sentirti meglio. Ripensando alle ore rubate e alla tranquillità del momento, determinata dall'essersi liberati dalla schiavitù del display e dei messaggini alla ricerca costante di eco, si può anche rinviare nel tempo la creazione di nuovi account e approfittare dell'opportunità per fare cose che molti tecno-maniaci ormai non fanno più. Ad esempio fare i conti con le responsabilità, le ansie e le sfide che sempre le scelte di vita, non digitali, comportano!
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Social media, ricerca di attenzione e distrazioni varie
L'uso dei media sociali può essere visto come la ricerca di attenzione e di gesti affettivi ed emotivamente coinvolgenti da parte degli altri. La distrazione è solitamente associata al surplus cognitivo e alla difficoltà a concentrarsi e focalizzarsi. Un'attenzione catturata dai click e dai like rischia di aumentare la distrazione e la difficoltà di concentrazione. Le due cose non sono comunque in contrapposizione tra loro ma due facce della stessa medaglia rappresentata da contesti interconnessi, virtualizzati dalla tecnologia e molto digitali
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Il nostro tempo nell’era dell’attenzione
Le vacanze stanno finendo e molti dovranno fare i conti con il tempo passato davanti ad un browser o al display del loro dispositivo tecnologico rispetto a quello dedicato alle relazioni e agli incontri faccia a faccia con relativi benefici affettivi, emozionali, erotici, ecc. Se il primo risulterà maggiore del secondo una risposta consolatoria può essere derivata dalla difficoltà a difendersi da media sociali e gadget tecnologici che hanno fatto della nostra attenzione il target da conquistare, colonizzare e occupare.
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Viviamo tempi bui e dolorosi, meno male che c’è Pokémon Go!
Attentati artigianali ma micidiali per il numero delle vittime da essi causati, colpi di stato presunti o falliti ma con conseguenze immediate su decine di migliaia di persone, fatti di cronaca che segnalano lo stato di sofferenza di organismi sociali diventati fragili e isterici. Solo alcuni dei fenomeni che caratterizzano tempi non propriamente felici, anzi sicuramente bui e tempestosi, politicamente, socialmente ed economicamente. In questa situazione i media e l’opinione pubblica hanno trovato una perfetta via di fuga nell’uscita di una APP, Pokémon Go, che ha invaso il mondo intero con i suoi mostriciattoli nascosti e tante emozioni positive.
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Proletari cognitivi, dispositivi mobili e invadenza tecnologica
Secondo alcuni sociologi e studiosi la nostra era ha visto crescere la classe dei proletari cognitivi, lavoratori precari e sottopagati ma tutti dotati di dispositivi tecnologici e attivi nel contribuire alla produzione di prodotti intangibili nella forma di informazione, conoscenza, attività intellettuali gratuite. La connettività e il possesso di strumenti per l’accesso hanno accresciuto la possibilità di accedere e usare informazioni, media e risorse ma hanno al tempo stesso creato la condizione per una potenziale colonizzazione cognitiva che passa attraverso la cattura dell’attenzione e l’impedimento a rientrarne in possesso. Una colonizzazione guidata e voluta dalle merci più che dai bisogni.
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E se vietassimo tablet e smartphone in classe...
....almeno fino a quando gli insegnanti non avranno compreso come le nuove tecnologie stanno programmando la mente e condizionando i comportamenti degli studenti? Una opzione che in molti cominciano a suggerire. Molti studi e analisi sembrano dimostrare in modo eveidnete come le nuove tecnologie digitali stiano avendo effetti 'deleteri' sul nostro cervello in termini di memoria, scrittura, lettura, attenzione e capacità di concentrazione e sulla nsotra vita sociale in termini di vita di coppia, empatia e relazioni umane.
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Tecnorapidi incapaci di concentrarsi e che rischiano di perdere l'attenzione
A mettere in guardia i numerosi tecnorapidi e nativi digitali sono in particolare psicologi e educatori. Tutti attenti agli effetti che la tecnologia sta avendo nello sviluppo e nella crescita di bambini e adolescenti e sulla loro capacità di manetenrsi concentrati senza farsi distrarre da uno schermo, un messggio WhatsApp o un cinguettio. Lo psicologo Daniel Goleman ha proposto alcune idee su come migliorare la concentrazione. Indicazioni utili per tecnorapidi consapevoli e soprattutto per genitori tecnovigili attenti alle sorti dei loro figli.
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Facebook è come il fuoco
Leggere l'ultimo libro di Howard Rheingold è una esperienza utile a tutti coloro che sono interessati a conoscere la nuova cultura digitale e a coloro che sempicemente la vivono senza interrogativi e analisi dei propri livelli di coscienza. Il libro, in alcune parti ridondante, ripetitivo e scontato, è ricco di spunti su tutti gli aspetti delle tecnologie che hanno invaso la nostra vita e sulle problematiche private e pubbliche ad esse associate.
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