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🌗🌘🌑🌒 Ma di cosa parliamo?
L’Italia non cambia mai. Lo si nota analizzando la narrazione mediale prevalente. Una narrazione artificiale, poco responsabile, che non aiuta ad affrontare il periodo che tutti gli italiani stanno vivendo. L’ultimo evento che testimonia artificialità, irresponsabilità e voglia che non cambi nulla è come è stata accolta l’esternazione di un ex presidente del consiglio in sofferenza per non essere amato dagli italiani. Ho provato a tradurre alcuni pensieri in riflessioni scritte. Chissà che non siano condivisi da altri!
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Da Android al cyber-utopismo e a spinternet
“I tweet (cinguettii) non rovesciano i governi, solo i popoli lo fanno” nota Evgeny Morozov ne L’ingenuità della rete. Anzi, mentre gli esperti delle agenzie governative occidentali fanno mostra di sé nei talk show, i blogger dei regimi autoritari vengono identificati e rinchiusi in prigione.
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Giustizieri della Rete e danni collaterali
In libreria un nuovo libro che invita alla riflessione critica sull’uso delle tecnologie dell’informazione e sui suoi effetti collaterali. Il testo è di Jon Ronson e parla di personaggi pubblici e semplici cittadini rovinati o con la vita distrutta per colpa di un cinguettio (#enricostaisereno), una fotografia Instagram o un post sul muro delle facce.
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Grexit e narrazioni
Se c’è una cosa che balza agli occhi della vicenda greca è la confusione che emerge da come viene raccontata. E’ una confusione che nasce da un sovraccarico di informazioni difficili da comprendere e spiegare ma soprattutto da prendere per vere. Non potendosi più fidare si finisce per rimanere da soli nel maturare il proprio giudizio e la propria valutazione. Forse è meglio così!
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Il giornalismo è caduto nella Rete.
Durante la Guerra in Vietnam i giornalisti rischiarono la vita per mostrare gli orrori della guerra; oggi vengono embedded per spettacolarizzare ogni dramma. Ed è sull’onda di questa spettacolarizzazione, dei morti come dei corrotti, dei politici, dei politicanti e dei politicotteri, che è nata l’antipolitica.
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La manipolazione dei media nasce dalle parole (Lockdown, green pass, job act, stepchild adoption)
Pensate al disagio di un italiano all’estero (capita di essere interpreti o bersagli di come vanno le cose) che apprende che il Parlamento del suo Paese si appresta a discutere (tra l’altro) sulla promulgazione di una legge che porta il nome stepchild adoption – vocabolo composto che (mettiamoci forse) neppure la metà dei parlamentari saprebbe spiegarne il significato nella lingua della parola medesima.
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Lo Zuckerberg filantropico e la miopia colpevole dei mezzi di informazione
Un tempo andava di moda la contro-informazione, poi è arrivata Indymedia a ricordare che il mondo non è sempre quello che viene raccontato, oggi siamo all’omologazione della superficialità. Sono bastati un cinguettio e un selfie del fondatore di Facebook per trasformarlo in benefattore dell’umanità e, nel silenzio dei media, in un potenziale evasore. Ai cinguettii siamo ormai assuefatti, forse anche alla credulità e all'eccesso di fiducia!
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Non c’è nulla di vero tranne le esagerazioni
La tecnologia ci sta riprogrammando e noi non comprendiamo pienamente il radicale cambiamento di paradigma in essere. Lo dice Byung-Chul Han, filosofo tedesco-sudcoreano, nel suo ultimo libro “Nello sciame”. Uno dei numerosi testi che invitano a una riflessione critica sugli effetti del medium tecnologico e i suoi prodotti. Una riflessione che guarda al sociale e al privato ma anche alla sfera del discorso pubblico e alla politica. Nella visione tecno-apocalittica dell'autore la rappresentanza politica non esiste più. Tutto è cinguettare e chiacchierare, naturalemente online!
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Sardine, gentilezza e odio
La disinformazione non è un fenomeno nuovo, non lo è neppure l’odio sociale e politico. La prima e il secondo trovano però oggi uno strumento potente di diffusione e alimento nelle reti tecnologiche cosiddette sociali. Uno sguardo curioso al fenomeno delle Sardine e alle interazioni online che le caratterizzano permette di comprendere meglio i meccanismi in atto e le azioni deliberate messe in campo per diffondere false notizie e credenze, alimentare la disinformazione e favorire la misinformazione. Dietro queste azioni c’è la convinzione che false notizie e false credenze possano diffondersi come se fossero vere, nonostante gli effetti negativi che possono derivare per coloro che le credono tali. Ciò dipende da fattori individuali ma soprattutto da fattori sociali. Ciò che si crede dipende in grande misura da quello che si conosce e si sa. Per questo la destra populista italiana sta reagendo duramente e in modo isterico al movimento di opinione messo in moto dal fenomeno sociale e Politico delle Sardine.
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Surplus cognitivo da uso di dispositivi tecnologici
Farsi strada nel sovraccarico di informazioni o staccare la spina non è semplice, soprattutto se si è abituati da anni ad essere sempre connessi e aggiornati. Non farlo significa alimentare il surplus cognitivo e impedirsi di guardare al mondo con occhi liberati dalla tecnologia e riposati. Per farlo bisognerebbe però rinunciare a gesti e abitudini che negli anni hanno finito per dare forma e piacevolezza alla vita di ogni giorno.
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