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🌗🌘🌒 Rabbia in crescendo!
Rabbia: impossibile non percepirne l’emergenza. Non se ne parla e non trova ancora espressione evidente ma è impossibile non coglierla nella sua formazione ed emergenza. Parliamo di rabbia come effetto di paure psichiche e difficoltà materiali, come reazione, potenzialmente anche sana e utile, alla situazione corrente. Sulla rabbia ho provato a scrivere una riflessione, forse utile nella fase di negoziazione che sperimentiamo con noi stessi ogni qualvolta dobbiamo superare uno shock.
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Alcune cose tarderanno a tornare come prima (dialogo con Maurizio Fea)
I fobico ossessivi si sono trovati improvvisamente in buona e diffusa compagnia in un mondo a loro misura tra mascherine e lavaggi, mentre quelli solidi nelle loro certezze hanno dovuto fare i conti con scenari instabili, inquietanti, poco governabili e patogenici non solo a causa virus. Il periodo di quarantena non è stato né così lungo né così intenso da far cambiare in modo sostanziale le abitudini, la visione del mondo, l’approccio alla vita di molte persone, comprese quelle che hanno lamentato e lamentano i maggiori disagi, fatte salvo ovviamente le difficoltà economiche, mentre quelle psichiche hanno trovato da sé le risposte e gli adattamenti.
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Antisocial, un libro di Andrew Marantz
In un panorama italiano trasformato in un acquario di sardine può essere interessante porre una lente di attenzione sul libro, da poco pubblicato negli States, di Andrew Marantz dal titolo Antisocial. Un saggio ma anche un romanzo capace di raccontare con efficacia le distopie del momento. Una su tutte, quella caratterizzata dall’odio e cavalcata alla grande e con successo dalle destre, populiste, sovraniste, estremiste e nostalgiche di molti paesi occidentali.
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Coronavirus: una esperienza traumatica su larga scala (dialogando con Elisa Forvi)
La quarantena ha portato alla luce la matrice delle relazioni, nella loro funzionalità e nella loro disfunzionalità. Utilizzando una metafora ha svelato il codice “Matrix” di programmazione delle relazioni. Ciascuna persona rispetto alla coppia o a relazioni significative ha giocato poi la sua partita, trovando aggiustamenti efficaci e facendo leva sulle risorse oppure scoprendo la fatica e la difficoltà, o l’impossibilità di stare in quelle relazioni.
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Il confinamento è stato un trauma immenso ma non uguale per tutti (dialogo con Brigitte Monassi)
Quando la crisi sarà passata molti riprenderanno uno sviluppo positivo. E’ la definizione della resilienza. Non sarà il caso di tutti, ci sarà un lavoro a livello personale da fare per costruire il proprio futuro qualora sul piano professionale sia stato affetto dalla crisi del Covid19. Ci sarà un grandissimo bisogno di accompagnamento e cura degli adulti e dei bambini che hanno subito dei maltrattamenti e mi duole il cuore a pensare a quanta sofferenza è emersa.
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Isolamento e quarantena hanno amplificato disagi psichici già esistenti (Antonia Del Vecchio)
In più occasioni ho pensato che “non tornerà tutto come prima, sarà meglio di prima”. In verità poi ho ridefinito questa affermazione dicendo che “potrebbe tornare tutto come prima”. Ebbene sì perché per poter portare delle migliorie nella vita bisogna volerlo. Bisogna avere coraggio di reagire e non subire il tutto passivamente. “Nessuno di salva da solo”, è così! La parola d’ordine è fare insieme e sforzarci di remare tutti nella stessa direzione. Siamo tutti sulla stessa barca ma non siamo tutti in prima classe.
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L'emozione dominante è la paura (intervista con Enzo Battaglino)
È necessario osservarsi e osservare per capire cosa sia successo e perché, ma soprattutto a quale scopo si è ciò che si è e si fa ciò che si fa. Contemplando di rinunciare a un equilibrio che, per quanto anche fonte di sofferenza, è comunque un equilibrio. Si tratterà allora di renderci consapevoli, come società, di ciò che siamo stati e di come la pandemia, il confinamento e il distanziamento fisico ci abbiano mostrato anche i limiti di quel modello, sia in termini di investimenti nella sanità che di funzionamento economico, sociale ed ecologico. Innanzitutto, dando priorità alla salute in tutte le sue accezioni, all’inclusione della fragilità nella normalità, al ricercare nuove definizioni della normalità che includano ciò che avevamo negato, dimenticato, rimosso.
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La crisi ha cambiato la percezione del futuro: da promessa a minaccia (dialogo con Anna Mammana)
La realtà nella quale siamo stati catapultati ha avuto senz’altro una ripercussione profonda nei nostri stili di vita, che abbiamo necessariamente dovuto modificare, confinandoci in un isolamento forzato e anche contro natura. A livello psichico ciò ha comportato un cambiamento di atteggiamento, ovvero la coscienza si è introvertita e ognuno di noi si è trovato a “fare i conti” con il proprio mondo interiore, con le proprie emozioni, senza la possibilità di “sfogare” e riversare all’esterno.
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La pandemia ha portato a galla quanto, sotto la superficie, non andava (dialogo con Viviana Verzelletti)
Stiamo attraversando un passaggio epocale, di quelli che restano e verranno raccontati dalla Storia, e resteranno ampie tracce anche nelle nostre storie personali. Da più di un secolo non era mai stata vissuta, almeno in Europa, una pandemia, e anche il secondo conflitto mondiale è ormai piuttosto lontano. E’ un evento quello del Covid-19 che segna una discontinuità nella nostra epoca fino all’altro ieri caratterizzata da certezze, benessere (magari un po’ “decadente” ma pur sempre benessere); ora le nostre certezze sono state scardinate, facendo toccare più da vicino il senso di precarietà e di fragilità che, di fatto, è proprio della condizione umana.
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Le persone hanno trovato da sole le risorse necessarie per contrastare la pandemia (Bruno Marzemin)
È necessario per limitare le nostre fobie, le tensioni, che altrimenti vagherebbero incontrastate rendendoci folli perché viventi in un luogo immenso, dinamico e sempre nuovo. Bello sì, ma a volte terrifico. Siamo nella fase dove dobbiamo arginare, definire, delimitare questa nuova realtà data dalla pandemia. È il momento dove ciò che sappiamo va rivisto e va ampliato, ridimensionato. L’incertezza che proviamo, derivante dall’immaginario collettivo, è intrinsecamente legata all’immaginario individuale.
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