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SOLITUDINE [1]
solitùdine s. f. [dal lat. solitudo -dĭnis, solus, sollus, ma anche dal greco antico olos - ὅλος]. Indica la condizione, lo stato di chi è solo, in situazioni passeggere o durature ma anche essere sufficienti a sé stessi, essere tutto di un pezzo. Può essere amata, cercata, desiderata, sfuggita, temuta, subita. Nell’era tecnologica è la condizione esistenziale di molte persone che si sentono paradossalmente sole proprio mentre sono dentro reti di contatti numerosi con i quali hanno interazioni continue. All’origine di sofferenza esistenziale e psichica.
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SORRISO [1]
sorriso [der. di sorridere]. L’atto e il modo di sorridere. Il sorriso può essere dolce, malinconico, ingenuo, disarmante, seducente, benevolo, amabile, affascinante, incantevole, maliardo, astuto, beffardo, triste, velato, ambiguo, di compassione, equivoco, sospettoso, ironico, malizioso, di scherno, di compatimento, acido, forzato
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SOSTENIBILE [1]
sostenìbile [der. di sostenere]. Che si può sostenere: una tesi difficilmente sostenibile. Che può essere affrontato: una spesa sostenibile; questa situazione non è più sostenibile. Compatibile con le esigenze di salvaguardia delle risorse ambientali: locuzione con la quale si indica una strategia di sviluppo tecnologico e industriale che tenga conto, nello sfruttamento delle risorse e nelle tecniche di produzione, delle condizioni e delle compatibilità ambientali.
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STANCHEZZA
stanchézza [der. di stanco]. – Stato, condizione di chi, in conseguenza di uno sforzo fisico o mentale, o di un forte stato di tensione o emozione, sente diminuita la propria forza e la propria capacità di continuare nell’attività normale, o in quella in cui era impegnato. Può essere fisica, mentale, psichica. Per analogia fiacchezza, fiacca, infiacchimento, fatica, spossatezza, sfiancamento, languore, stordimento, debilitazione, offuscamento. Modi di dire: essere nato stanco, non stancarsi di dire, di fare, di ripetere, ecc.
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Straniero
stranièro agg. e s. m. (f. -a) [der. del lat. extraneus «estraneo, esterno»; cfr. il fr. ant. estrangier, der. di estrange «estraneo»]. – 1. a. Di altri paesi, di altre nazioni: emigrare, andare esule in terra s.; imparare una lingua s., le lingue s.; avere una pronuncia s.; parlare con accento s.; usi, costumi s.; respingere ogni ingerenza s.; un popolo s., i popoli stranieri. In partic., riferito a persona, che appartiene per cittadinanza a uno stato estero, ma che gode dei diritti civili attribuiti ai cittadini dello stato, a condizione di reciprocità e nell’osservanza di norme contenute in leggi speciali: i turisti s. in Italia; frequentissimo in questo sign. come sost.: i diritti degli s.; la condizione giuridica dello s.; università per stranieri. Per estens., appartenente a cittadini stranieri: beni s. in Italia; formato di elementi stranieri: la legione s. (v. legione, nel sign. 3). b. Con connotazione ostile, alludendo a popolazioni nemiche o comunque avverse e odiate: eserciti s.; l’invasione, l’occupazione s.; languire sotto il dominio s.; anche come sost.: essere soggetti agli s., oppressi dagli s.; spesso al sing. con valore collettivo: combattere lo s., cacciare lo s.; allearsi con lo s., passare allo straniero. 2. agg., letter. Estraneo: sentirsi s. in patria, in casa propria; Giovani madri che a s. latte Non concedean gl’infanti (Foscolo); quando la terra Mi fia s. valle, e dal mio sguardo Fuggirà l’avvenir (Leopardi). Meno com., strano: l’aria intorno avea di Sogni piena Di varie forme e stranier portamenti (Poliziano).
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STUPIDITA'
stupidità s. f. [dal lat. stupidĭtas -atis, der. di stupĭdus «stupido»]. – 1. letter. Stato di torpore, insensibilità o sbalordimento, causato da condizioni fisiche o morali: [il succo del papavero] Lene serpendo per le membra, acqueti A te gli spirti, e ne la mente induca Lieta stupidità (Parini). 2. Lo stesso, e più com., che stupidaggine, per indicare scarsità o mancanza d’intelligenza: ha dato prova di grande s.; la s. degli altri mi affascina, ma preferisco la mia (Ennio Flaiano); la s. di un discorso; ma meno com. con sign. concreto, cioè detto, azione, comportamento non intelligente: dire, fare una s.; è stata una s. non accettare l’incarico.
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Tanto gentile e tanto onesta pare
Dante Alighieri (Firenze, tra il 21 maggio e il 21 giugno 1265- Ravenna, notte tra il 13 e il 14 settembre 1321), è stato un poeta, scrittore e politico italiano.
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TECNOAMANTI
Neologismo creato da Carlo Mazzucchelli per provare a definire un profilo di persone coinvolte in relazioni sentimentali e amorose nell'era tecnologica e digitale attuale.
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TECNOCITTADINO
tecnocittadino - Nei nuovi contesti modificati tecnologicamente, tecnocittadini diventano tutti i cittadini destinatari di servizi pubblici personalizzati ed erogati in forma tecnologica e digitale, al centro di progetti di città intelligenti (smart cities), di agende digitali e di amministrazioni efficienti perchè tecnologiche e informatizzateNe deriva una riconfigurazione dei diritti e dei doveri dei tecnocittadini che è legata all'evoluzione tecnologica e ha preso il nome di Cittadinanza Digitale. il tecnocittadino è un cittadino più uguale di altri perchè dotato di competenze tecnologiche, capace di trarre vantaggio dell'offerta di servizi digitali, di comprendere i suoi diritti e il modo con cui possono essere esercitati, anche attraverso nuove modalità tecnologiche. Il tecnocittadino esercita la sua cittadinanza in modo attivo, traendo vantaggio dalle sue conoscenze tecnologiche che gli permettono di usare in modo critico e consapevole i media digitali, i social network, e le nuove tecnologie mobili.
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TECNOCRAZIA [1]
tecnocrazia - [dall’inglese technocracy, composto di techno- «tecno-» e -cracy «-crazia»]. – Il prevalere dei tecnici, dei codificatori di software, dei creatori di algoritmi e intelligenze artificiali, delle persone altamente specializzate nei varî settori della scienza e della tecnica, nella vita economica, sociale, politica e amministrativa. Affermata nei paese più altamente sviluppati, oggi anche al di fuori dell'occidente, in particolare in paesi come la Cina. Si parla ormai di tecnocrazia in riferimento a una nuova classe dirigente i cui processi di selezione e le cui basi di legittimazione siano fondati sulle competenze tecniche e sulle capacità di gestione, piuttosto che sul principio della rappresentanza elettiva.
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