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Intelligenza Artificiale: facciamo un pò di chiarezza (un contributo di Rita Pizzi)
Quello che constato leggendo quotidianamente i moltissimi articoli presenti ormai sia sui quotidiani nazionali in stampa che su internet nei siti più disparati, è che molto spesso vengono diffuse affermazioni completamente sbagliate sull'AI. Io penso che questo avvenga perchè la maggior parte delle persone che parlano di intelligenza artificiale non hanno mai visto o sviluppato un sistema AI dall'interno e parlano per sentito dire.
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Intelligenza Artificiale: Servirebbe un framework etico (Dialogo con Fabrizio Gramuglio)
Ci avviamo rapidamente verso una vita vissuta in una multi-realtà, reale e virtuale, entrambe pervase di dati, interconnesse, una realtà dove i dati e le decisioni saranno mediate da AI che vivranno all’interno dei nostri servizi, case e uffici. Una realtà che si avvicina rapidamente e che impone una pianificazione meticolosa, per evitare che l’essere umano venga messo da parte e relegato ad un ruolo di supporto. Ma, questa era di sviluppo esponenziale, ci presenta anche opportunità senza precedenti: ovvero la possibilità di utilizzare questa innovazione esponenziale per concentraci nella creazione di uno sviluppo sostenibile, che vede al centro dell’evoluzione il nostro pianeta e tutte le sue forme di vita.
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Noi umani non possiamo essere ridotti ad un insieme di dati (Dialogo con Walter Aglietti)
Sono d’accordo che noi umani non possiamo essere ridotti ad un insieme di dati, che abbiamo bisogno di vivere oltre che di funzionare, ma credo anche che davanti a noi troveremo fenomeni, ad esempio ibridazioni uomo-macchina, che ci costringeranno a ridefinire cosa è un uomo e cosa è vivere. Ad esempio non sono completamente certo che un adolescente che passa dieci ore al giorno sul suo telefono abbia il mio stesso concetto della parola “vivere”, né posso pretenderlo.
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Umano e tecnologico: un tandem necessario (dialogo con Raffaella Iarrapino)
La nostra esistenza è piena di intromissioni e senza dubbio, il nostro modo di vivere è molto cambiato, ma le passioni e i sentimenti, restano intatti, siamo forse più pigri e più deboli di una volta perché siamo abituati a farci sostituire dalla macchina nei lavori pesanti, ma il nostro animo è sempre grande, il nostro sentire, innamorarsi, ridere e piangere, è sempre più umano, il nostro pensiero fervido.
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IA: serve una riflessione etica, al di la del bene e del male (dialogo con Francesca Quaratino)
Percepisco l’intelligenza artificiale come un sistema sintetico di emulazione umana, la cui finalità è di migliorare il nostro benessere. Affidiamo alle macchine le nostre scelte riponendo fiducia nella loro straordinaria efficienza.
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Gli algoritmi vanno messi al servizio di identità multiple (dialogo con Marco Minghetti)
Credo che non sia utile affidarsi troppo degli algoritmi e tantomeno inginocchiarsi di fronte alle loro profezie come se fossero pronunciate dall’Oracolo di Delfi. I software, come è spesso stato notato, riflettono i pregiudizi di chi li ha creati, perché sono scritti dagli esseri umani e si alimentano di big data forniti dagli esseri umani. Se fatti bene, però, sono strumenti che ci danno informazioni in più sulla realtà, sta a noi decidere come usarli. E il modo migliore per farlo è metterli al servizio di un progetto che consenta all’identità riscritta sul computer di perdere la propria fissità e permanenza, per esprimere la sua molteplicità: perché non vi sia più un’identità singola, ma un’identità plurima; non più una persona sola, ma più persone che identificano il medesimo soggetto.
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La rivoluzione tecnologica in atto ci coglie in un certo senso impreparati (dialogo con Gianfranco Barone)
L’essere umano è ancora un meccanismo troppo avanzato da imitare: oltre alla capacità logiche, come razza umana siamo dotati di una serie di “soft skills” come ad esempio l’empatia, la compassione, l’altruismo che non sono solo degli attributi casuali della nostra coscienza, ma ritengo che siano gli elementi fondanti che ci hanno permesso, durante l’evoluzione, di avere un vantaggio competitivo sulle altre specie. Focalizzarsi sulla singolarità delle macchine e intelligenze artificiali superiori è, al momento, in qualche modo deleterio, perché distrae il dibattito da argomenti molto più significativi che hanno risvolti pratici e devono essere affrontati. Ad oggi il problema non è legato a macchine super-intelligenti, ma a macchine super-stupide cui spesso deleghiamo scelte importanti, senza una supervisione umana, semplicemente perché è più comodo o costa meno.
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La sorveglianza messa a tutela della libertà non mi preoccupa (Roberto Marmo)
Siamo ancora in tempo per dare la giusta direzione allo sviluppo della IA a supporto di una vita migliore dell’essere umano, visto che c’è ancora molta strada da fare prima di arrivare a macchine veramente intelligenti e creative. Linee guida per la ricerca sono necessarie in tutti i settori della ricerca, per non sprecare risorse e non creare danni all’umanità. Ma senza esagerare con le restrizioni, ricordo che proprio la libertà di ricerca ha portato allo sviluppo del famoso “deep learning” quando pochi ricercatori ci credevano perché la maggioranza riteneva le reti neurali di scarso interesse applicativo, ora tutti vogliono studiare solo “deep learning”.
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La Singolarità è una fake-news (dialogando con Francesco Morace)
La definizione Intelligenza Artificiale è fuorviante: l’Intelligenza Umana non è replicabile perché ancora non ne conosciamo i meandri. Più corretto utilizzare il termine pseudo-intelligenza per descrivere le AI reattive o specializzate, le uniche possibili.
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Rischiamo di infilarci in una giostra...(dialogo con Mauro Lupi)
Ritengo necessario confrontarci in primis con la nostra intelligenza per gestire correttamente il mondo digitale che ci circonda. È noto che la nostra psiche ha ancora moltissimi lati oscuri anche ai maggiori scienziati del settore, quindi non prossimo pensare di dominarla in toto. Tuttavia, in un mondo che ci sbatte difronte quotidianamente un nuovo strumento, che sia un’opportunità un rischio, dobbiamo coltivare una capacità da autodidatti di infilare (o meno) questo strumento nella nostra vita, nel nostro lavoro, nel nostro tempo. Capendone inoltre limiti e modalità di impiego. Sapendo che non riusciremo mai a dominarne tutte le funzionalità perché quando stiamo quasi per riuscirci è già tempo della nuova versione.
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