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The Posthuman Manifesto
BIBLIOTECA DI TECNOLOGIA - Per l'autore di questo manifesto post-umanista «oggi gli uomini non sono più la cosa di maggior importanza nell’universo. Questo è qualcosa che gli umanisti devono ancora accettare […]. I corpi umani non hanno confini». Utilizzato per la prima volta nel 1992 il termine postumano è stato usato per mettere a fuoco l’affermarsi di alcune tendenze generali nella costruzione di nuove coordinate di definizione della soggettività, che partendo dall’arte potevano poi avere diramazioni significative nella società e nella cultura in senso ampio. Postumano, da semplice neologismo, usato prevalentemente in ambito artistico, è diventato un termine‐chiave per comprendere alcuni degli snodi principali del mondo tecnologico e digitale attuale. L’idea di fondo degli autori che si richiamano a questo termine è che l’uomo, sotto molteplici riguardi, avrebbe esaurito la sua parabola e che, pertanto, dovremmo prepararci alla strutturazione di una idea di uomo e umanità non più legate alle dicotomie del pensiero tradizionale.
Si trova in Tecnobibliografia / Intelligenza Artificiale
Da Platone all’intelligenza artificiale: il problema mente-corpo
Il "problema mente-corpo" è uno dei più importanti e indagati da sempre (oggi vi si dedica un intero settore della filosofia: la filosofia della mente) poiché, in sostanza, è il problema della nostra natura e quindi anche del destino di ogni essere umano. Nel discutere di tale problema non ne va della struttura dell'atomo o della realtà dei numeri, ma di noi stessi
Si trova in Blog / Filosofia e tecnologia
I robot si danno all'arte
Si chiama Ai-Da ed è il primo robot umanoide artista, la prima intelligenza artificiale che dipinge e ha già raggiunto le sale di esposizione del Design Museum di Londra. La sua creatività è frutto di calcoli computazionali, algoritmi 'intelligenti' custoditi in microchip. Il suo talento risiede in un algoritmo. Un algoritmo che non si fa carico soltanto di gestire le sue braccia robotizzate ma le guida creativamente a esprimersi nel disegnare ciò che vede, grazie alle telecamere inserite negli occhi. È più di un robot, Ai-Da, una vera e propria pittrice, anzi la prima umanoide artista, capace con le sue opere di guadagnare quasi due milioni di franchi.
Si trova in Blog / Tabulario
Siamo ormai sottomessi alle categorie dell’ovvio e del necessario (Claudia Faita)
Il futuro dipende da noi, dagli obiettivi che ci poniamo nel costruire tecnologie e porle al servizio dell’uomo. Purtroppo ci stiamo rivelando dei “cattivi filosofi” poiché stiamo edificando un avvenire “a misura di macchina” anziché utilizzare le macchine per un domani “a misura di uomo”. Sono tuttavia convinta che siamo ancora in tempo per invertire la rotta. Anche se è difficile immaginarlo, un mondo migliore per l’uomo potrebbe essere davvero a portata di mano.
Si trova in Blog / Filosofia e tecnologia
La riflessione sulla tecnologia sembra fermarsi alla superficie
Ricordo che un mio professore di Italiano, al liceo classico, sosteneva che il participio passato di “riflettere”, anche nell’accezione di “pensare”, dovesse essere “riflesso”. Al di là delle considerazioni linguistiche, c’è una grande domanda filosofica nascosta in questa coniugazione che sembra così incongrua all’orecchio: cosa facciamo, esattamente, quando riflettiamo? Elaboriamo un pensiero originale e ponderato (“ho riflettuto”) o ci limitiamo ad essere specchio di ciò che ci circonda, in un movimento superficiale e acritico (“ho riflesso”)?
Si trova in Blog / Filosofia e tecnologia
Ormai siamo noi le protesi dei vari dispositivi tecnologici che usiamo
La tecnologia, la tecnica, non è mai stata neutrale, chiunque ne parli in termini di neutralità mi suscita subito dei sospetti: o è in malafede o sta sottostimando il fenomeno. Scontata la considerazione che ogni tecnologia può essere utilizzata bene o male, quello che va tenuto sempre presente è che tutto quanto potenzia, affina, velocizza, allarga, intensifica, i nostri sensi, o le nostre capacità, non può che influenzarci, per questo la tecnologia determina dei mutamenti che spesso sono imprevedibili anche per gli esercizi di critica più intensi o per le riflessione più sottili.
Si trova in Blog / Filosofia e tecnologia
Siamo ormai sottomessi alle categorie dell’ovvio e del necessario (Claudia Faita)
Il futuro dipende da noi, dagli obiettivi che ci poniamo nel costruire tecnologie e porle al servizio dell’uomo. Purtroppo ci stiamo rivelando dei “cattivi filosofi” poiché stiamo edificando un avvenire “a misura di macchina” anziché utilizzare le macchine per un domani “a misura di uomo”. Sono tuttavia convinta che siamo ancora in tempo per invertire la rotta. Anche se è difficile immaginarlo, un mondo migliore per l’uomo potrebbe essere davvero a portata di mano.
Si trova in Blog / Filosofia e tecnologia
Abbiamo bisogno di cenobi per il terzo millennio
Siamo sempre più immersi in un tempo orientato allo smarrimento della relazione con la vita che ci circonda, con quella che ci ha preceduto e appena si intravede, con le altre persone e, infine, con noi stessi. Quattro movimenti di separazione che, attraverso alcune metafore cliniche, potrebbero aiutarci a parlare di questa epoca come un’età segnata dall’autismo e dall’Alzheimer, cioè di perdita, progressiva e pandemica, del contesto e della memoria.
Si trova in Blog / Filosofia e tecnologia
Può un futuro essere disegnato solo dalla tecnoscienza?
Gli scenari futuri sono condizionati dalla reazione che gli ecosistemi produrranno in conseguenza delle nostre azioni massive sugli equilibri naturali: oggi scontiamo un grave deficit immaginativo o, meglio, la mancanza di un orizzonte. Si ha come la sensazione di essere impigliati in un eterno presente, un gorgo in grado di macinare sia il passato che il futuro. Questo però non dipende solo dalla tecnica, ma soprattutto dal deficit di immaginazione politica: l’etica e la politica appaiono girare a vuoto, non avere progetti o prospettive. Ma può un futuro essere disegnato solo dalla tecnoscienza?
Si trova in Blog / Filosofia e tecnologia
L'assenza di autentico dialogo è problema centrale del nostro tempo ( Stefano Zampieri)
Non c’è singola consulenza filosofica o laboratorio di pratica filosofica che non mi abbia imposto una riflessione, che non mi abbia posto delle domande teoriche alle quali era necessario dare risposta. Credo sia proprio specifico del lavoro filosofico il mettersi costantemente in questione. Il filosofo non è mai arrivato alla fine del suo percorso. La filosofia è proprio un viaggio senza termine ultimo, o se vogliamo è proprio quella “analisi interminabile” di cui parlava Freud. Per usare una formula la guida del nostro lavoro non può che essere l’indicazione socratica del non sapere.
Si trova in Blog / Tecnologia e dialogo socratico