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Ormai siamo noi le protesi dei vari dispositivi tecnologici che usiamo
La tecnologia, la tecnica, non è mai stata neutrale, chiunque ne parli in termini di neutralità mi suscita subito dei sospetti: o è in malafede o sta sottostimando il fenomeno. Scontata la considerazione che ogni tecnologia può essere utilizzata bene o male, quello che va tenuto sempre presente è che tutto quanto potenzia, affina, velocizza, allarga, intensifica, i nostri sensi, o le nostre capacità, non può che influenzarci, per questo la tecnologia determina dei mutamenti che spesso sono imprevedibili anche per gli esercizi di critica più intensi o per le riflessione più sottili.
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Siamo ormai sottomessi alle categorie dell’ovvio e del necessario (Claudia Faita)
Il futuro dipende da noi, dagli obiettivi che ci poniamo nel costruire tecnologie e porle al servizio dell’uomo. Purtroppo ci stiamo rivelando dei “cattivi filosofi” poiché stiamo edificando un avvenire “a misura di macchina” anziché utilizzare le macchine per un domani “a misura di uomo”. Sono tuttavia convinta che siamo ancora in tempo per invertire la rotta. Anche se è difficile immaginarlo, un mondo migliore per l’uomo potrebbe essere davvero a portata di mano.
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L’uomo è tecnico, protetico, artificiale fin dai tempi primitivi (Rossella Fabbrichesi)
Dal Protagora platonico all’Orazione sulla dignità dell’uomo di Pico della Mirandola, l’uomo è definito come l’essere che non ha strumenti e dotazioni peculiari, ma ha natura indefinita e dunque può divenire quello che vuole, angelo o fiera. La sua natura è ‘naturalmente’ irrobustita con protesi e tecniche avventizie, è estranea, strumentale, dotata di arti (arti-ficiale) e astuzie per sopperire alle proprie deficienze strutturali.
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Abbiamo bisogno di cenobi per il terzo millennio
Siamo sempre più immersi in un tempo orientato allo smarrimento della relazione con la vita che ci circonda, con quella che ci ha preceduto e appena si intravede, con le altre persone e, infine, con noi stessi. Quattro movimenti di separazione che, attraverso alcune metafore cliniche, potrebbero aiutarci a parlare di questa epoca come un’età segnata dall’autismo e dall’Alzheimer, cioè di perdita, progressiva e pandemica, del contesto e della memoria.
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Può un futuro essere disegnato solo dalla tecnoscienza?
Gli scenari futuri sono condizionati dalla reazione che gli ecosistemi produrranno in conseguenza delle nostre azioni massive sugli equilibri naturali: oggi scontiamo un grave deficit immaginativo o, meglio, la mancanza di un orizzonte. Si ha come la sensazione di essere impigliati in un eterno presente, un gorgo in grado di macinare sia il passato che il futuro. Questo però non dipende solo dalla tecnica, ma soprattutto dal deficit di immaginazione politica: l’etica e la politica appaiono girare a vuoto, non avere progetti o prospettive. Ma può un futuro essere disegnato solo dalla tecnoscienza?
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L'assenza di autentico dialogo è problema centrale del nostro tempo ( Stefano Zampieri)
Non c’è singola consulenza filosofica o laboratorio di pratica filosofica che non mi abbia imposto una riflessione, che non mi abbia posto delle domande teoriche alle quali era necessario dare risposta. Credo sia proprio specifico del lavoro filosofico il mettersi costantemente in questione. Il filosofo non è mai arrivato alla fine del suo percorso. La filosofia è proprio un viaggio senza termine ultimo, o se vogliamo è proprio quella “analisi interminabile” di cui parlava Freud. Per usare una formula la guida del nostro lavoro non può che essere l’indicazione socratica del non sapere.
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Il dialogo filosofico online è possibile, anzi coltivabile (Alessandro Mattioli)
Il dialogo socratico, indagatore e che si pone in maniera critica rispetto al mondo, dovrebbe, a parer mio, essere insegnato a tutti e fin da subito nella scuola, affinché ognuno di noi possa avere i mezzi e gli strumenti necessari per mettersi un poco di più in discussione, sia nei confronti di sé che dei propri modelli e paradigmi di vita, sia nei confronti degli altri e dei rapporti che si intrattengono col cosmo tutto. In consulenza filosofica, il dialogo socratico e pertanto l’arte maieutica, fatta di domande e risposte che vadano a scavare nelle profondità del nostro essere, è fondamentale per la buon riuscita della seduta, proprio perché, anche grazie a essa, è possibile mettere a nudo e lasciar cadere quei paradigmi e stereotipi che continuamente indirizzano il nostro modo di essere e di pensare.
Si trova in Blog / Tecnologia e dialogo socratico
Che tipo di essere umano vogliamo essere in un futuro tutto tecnologico? (Luis Restrepo)
La risposta che diamo come società a questa domanda ci guiderà nel mondo che costruiremo nel nostro rapporto con la tecnologia.
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Tecnologia: urgente una riflessione critica e etica
Ritengo che la tecnologia abbia un altissimo potenziale di sviluppo e che esso sia legato in buona parte alla creazione di una co-operazione tra uomo e macchina. Per esempio, possiamo immaginare che da qui ai prossimi 20 anni la robotica diventi una tecnologia sempre più utilizzata non solo in ambito industriale ma anche in ambiente domestico. È una tendenza che sembra essere plausibile alla luce dei dati degli ultimi anni che hanno visto il progressivo affermarsi sul mercato di semplici ma funzionali robot, come i robot aspirapolvere.
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Understanding Media
BIBLIOTECA TECNOLOGICA - A oltre 50 anni di distanza il capolavoro di Marshall McLuhan “Gli strumenti del comunicare”(pubblicato in Italia nel 1968 da Il Saggiatore) rimane un saggio da leggere. Destinato alla sua uscita a cambiare per sempre il discorso sui mass media e sugli effetti individuali e sociali degli strumenti di comunicazione, rpr l’originalità delle tesi proposte, l’azzardo delle ipotesi messe in campo e per il carisma provocatorio dell’autore, il testo è rimasto tra i grandi classici per chi si occupa di informazione e Media Studies. E' tempo di rileggerlo!
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