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Rompere gli schemi, altro che normalità per il dopo!
Molti parlano e chiacchierano di coronavirus su piattaforme come Facebook. Lo fanno con frasi brevi che scaturiscono da pensieri rapidi, binari, non passati nel crivello della riflessione critica. Se si volesse comprendere la crisi nella quale l'intero mondo (quasi) è precipitato non servono però pensieri rapidi e neppure letture brevi. Per chi avesse voglia di rallentare, tano il tempo ce l'ha, e leggere potrebbe trarre numerose conoscenze da questo articolo, scritto da un giornalista spagnolo, tradotto da Pierluigi Sullo e pubblicato sul quotidiano il Manifesto. Suggeriamo la lettura a tutti coloro che amano le idee complottarde ma soprattutto a quanti, di questi tempi, sono alla ricerca di verità, informazione e approfondimento.
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Il senso del futuro
Il coronavirus, arrivato imprevedibile e inaspettato, non ci ha portato dentro un labirinto ma aperto una nuova possibilità, quella di scegliere la direzione da prendere per un futuro diverso. L'unico forse capace di interrompere il deragliamento al quale stiamo lavorando da tempo. Dopo anni nei quali ci siamo mossi su un binario che credevamo senza alternativa, ora scopriamo di avere una scelta e che il presente continuo, nel quale ci siamo volontariamente imprigionati, non era la soluzione ideale. Il coronavirus ci ha obbligati a fermarci, riflettere e ora ci da la possibilità di fare una scelta. Anche se forse è già tardi. Su questo e molto altro segnaliamo una riflesisone del filosofo Umberto Galimberti. Con il suo pensiero spiazzante, ruvido e chiaro parla a tutti coloro che vogliono intendere e, dopo avere inteso, agire. Il testo è stato pubblicato su GQ Italia.
Si trova in Tecnobibliografia
Libertà e prigionia da coronavirus
Senza rendercene conto, per costrizione ma anche con la nostra complicità e collaborazione, ci siamo trovati prigionieri, privati di alcune delle nostre libertà. Una scelta obbligatoria per salvarsi dal contagio ma che sta diventando fastidiosa per la mancanza di certezze e per il modo con cui si è trattati. Da cittadini chiamati a obbedire, destinatari quotidiani di inviti allo stare in casa e a rimbrotti paternalistici perchè non ci si sta. Ma soprattutto tenuti prevalentemente disinformati, anche grazie alla nostra misinformazione, alla quale ci eravamo da tempo assuefatti. Segnaliamo sul tema una intervista alla filosofa Roberta De Monticelli pubblicata su HuffPost.
Si trova in Tecnobibliografia
🙈🙈🙊 Collasso
Questa riflessione nasce dall’osservare quanti in questi giorni stanno dando il meglio di sé per superare la crisi in atto. Dentro Linkedin molti lo stanno facendo cercando di proporre in modo creativo e propositivo sé stessi, prodotti e servizi, marchi, ecc. con altri mezzi e strumenti. Alcuni, forse impropriamente ma giustamente, usano la piattaforma per condividere la loro visione politica della situazione italiana o la loro visione del mondo. Per agire dentro questa crisi servono entrambi gli approcci. Non si esce dalla crisi in modo semplicemente economicista ma anche strategico, con scelte radicali, capaci di cambiare paradigmi e dare forma a nuovi modelli e visioni.
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La società del rischio e la sicurezza digitale
Secondo il sociologo Ulrich Beck, teorizzatore della società del rischio, è possibile anticipare pericoli e superare paure solo se si comprende che il rischio è al centro della vita di ognuno di noi. Ce lo ha insegnato il coronavirus, anche se non è detto che abbiamo appreso la lezione. Il rischio è diventato l’orizzonte e lo scenario reale nel quale ci troviamo immischiati, come singoli, come organizzazioni e come imprese. Oggi il contagio ha fatto percepire a tutti la vera natura del rischio e quanto esso sia determinante nel raggiungimento dei risultati, nel definire visioni future, nell’orientare strategie e azioni per trarne benefici e vantaggi. O per non pagarne le conseguenze e gli effetti. Il rischio è anche digitale e legato alle sfide che la cybercriminalità e le nuove tecnologie pongono a tutti, individui, aziende, organizzazioni, siano esse private o pubbliche.
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Educazione a distanza nella fascia da 0-6 anni
Il Coronavirus ha evidenziato il ritardo tecnologico di cui soffre ancora l'Italia, soprattutto nella pubblica amministrazione. Con università, scuole e asili chiusi, l'Italia ha scoperto quanto sia importante poter sfruttare le potenzialità della tecnologia per una educazione a distanza che coinvolga e tenga impegnati universitari e studenti durante il loro forzato stare a casa. A essi molti hanno aggiunto anche i bambini, frequentatori di asili e in una fascia di età tra 0-6 anni. Una scelta che sottolinea un altro ritardo con cui l'Italia convive con la tecnologia. Un ritardo in termini di riflessione, analisi, consapevolezza e responsabilità sugli effetti della tecnologia e sul rapporto che ci lega a essa, come esseri umani, soprattutto quando il legame coinvolge i più piccoli. L'educazione a distanza per i bambini obbliga a riflessioni altre, più approfondite, meno scontate, non uniformate a quelle che interessano educazione e apprendimento per ragazzi più grandi. Su questo argomento gli psicologi Alessandro Bianchi e Emilia Genta dell'Istituto di Psicologia Funzionale di Firenze, hanno redatto un documento contenente alcune linee guida per l'educazione a distanza nella fascia 0-6, che qui pubblichiamo. Rivolto a istituzioni, dirigenti e operatori di asili nido, genitori, psicologi ed educatori. Merita un'attenta lettura. Per la eventuale divulgazione o approfondimento contattare gli autori del documento. Il testo è stato inviato a enti istituzionali e realtà territoriali. Il testo è protetto da COPYRIGHT. Può essere letto ma non copiato, stampato o condiviso. Rivolgersi agli autori per qualunque tipo di utilizzo.
Si trova in Blog / Tabulario
Abbiamo bisogno di trovare un senso
Segnaliamo un articolo di Annamaria Testa, esperta di comunicazione, pubblicato su Internazionale dal titolo: Cinque punti per trovare un senso
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Il conto da pagare e chi lo pagherà
In un'intervista a Huffpost, la scrittrice e attivista no-global Naomi Klein, sostiene che l'austerità che seguirà il tempo del Coronavirus presenetrà un conto salato da pagare. Un conto che all'autrice ricorda quanto avvenuto nel 2008 quando a pagare di più fu la gente comune. Il tanto tempo a disposizione dovrebbe servire a prepararsi alla mobilitazione con in testa l'idea che un altro mondo e un altro modello economico siano possibili.
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Ognuno ha una storia da raccontare
Al tempo del Coronavirus ognuno è costretto a ingegnarsi e a usare la propria creatività. Chi creativo lo è da sempre può tradurre la sua creatività in hobby personali oppure portare valore agli altri, anche online, coinvolgendoli attraverso attività creative di disegno. Lo ha fatto Alessandra Loreti a cui abbiamo chiesto di illustrarci il suo progetto creativo.
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Provare paura
Segnaliamo un'intervista de Ilfattoquotidiano al teologo Mancuso. Il tema è la paura e il perchè ne soffriamo di fronte a un nemico piccolo ma sconosciuto e che sembra più grande di noi. Per Mancuso può essere un’occasione per conoscere se stessi e diventare migliori.
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