La diffusione del tablet a scuola è massima nei paesi anglosassoni ma è un fenomeno crescente anche in Italia. Fin dall’arrivo dell’iPad, molte scuole hanno adottato i nuovi strumenti tecnologici per sperimentazioni che nel tempo sono diventate pratiche scolastiche supportate da nuove forme e metodologie didattiche. Il tablet cresce a scuola seguendo un trend impressionante ma non ancora sufficiente a garantire l’uguaglianza nelle opportunità per tutti gli studenti italiani. Il problema è che molte scuole non sono pronte ad affrontare la rivoluzione che il tablet rappresenta per l’apprendimento ma soprattutto per la didattica.
Se intervistata/interrogata, nessuna scuola ammetterà la sua impreparazione e incapacità a sfruttare le nuove opportunità. Tutte ammetteranno di voler adottare, budget permettendo, il tablet nel maggior numero possibile di classi. Il semplice possesso ed uso dei dispositivi non si traduce necessariamente nella capacità di trarne il massimo vantaggio o in una maggiore preparazione.
🌑🌒 La DAD atrofizza la mente e spegne i cuori
Quando si tratta di novità tecnologiche, la tendenza è di fare a gara per entrarne in possesso il più rapidamente possibile e prima di altri. L’approccio può essere pragmaticamente valido perché offre la possibilità di apprendere per tempo nuove capacità e di trarre vantaggio dalle nuove potenzialità dei prodotti tecnologici. E’ meno valido se non si è preparati alla carica innovativa che spesso la tecnologia introduce e che mette in discussione modi di pensare, di comunicare e di interagire e rende obsolete pratiche consolidate di vita quotidiana. Lo è ancora meno se il protagonista è un docente che fa uso della tecnologia nella pratica didattica del suo lavoro a scuola.
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L’insegnamento non è pratica che si impara nell’arco di una notte ma che richiede studio, dedizione e soprattutto pianificazione. La necessità nasce fin dalla scelta dei testi e dei libri scolastici, dalla impostazione di un piano di studi e dalla implementazione di metodologie e iniziative adeguate a supportare al meglio le scelte fatte.
In questo contesto il tablet non è un nuovo strumento di apprendimento da valutare semplicemente in termini economici. E non è neppure un prodotto da regalare a studenti ed insegnanti perché altri già ne sono dotati o per un’operazione di marketing scolastico.
La decisione se introdurre o meno il tablet a scuola deve passare obbligatoriamente attraverso una riflessione più ampia legata alla preparazione dei docenti nell’uso delle nuove tecnologie, alla disponibilità di applicazioni e testi utili alla tipologia e orientamento della scuola e alla conoscenza e preparazione nell’uso di nuove pratiche e metodologie didattiche.
Il tablet a scuola è per il momento un dispositivo per il consumo di contenuti. Considerato il bisogno di competenze tecniche che richiedono esercitazioni e sperimentazioni, il tablet non è probabilmente la soluzione ideale. Suggerire l’uso di un’applicazione è facile, ispirarne lo sviluppo è più complicato. Eppure a scuola è il secondo approccio che dovrebbe essere proposto e dovrebbe affermarsi.
In conclusione le scuole e gli insegnanti sono chiamati a fare attenzione a scelte e ad azioni dettate dalla fretta e dalla voglia di possedere l’ultimo gadget tecnologico di moda. Queste scelte, oltre ad essere costose (iPad) possono produrre risultati disastrosi, nell’apprendimento, nella didattica e nella pratica scolastica ed educativa. Se non si hanno conoscenze adeguate è meglio soprassedere ed entrare in contatto con altre realtà scolastiche e verificare quanto e come abbiano funzionato le loro sperimentazioni tecnologiche. Meglio sottoporsi a qualche forma di training e soprattutto carcare di capire come cambia la didattica a scuola attraverso l’uso di strumenti tecnologici innovativi e rivoluzionari come il tablet e le sue applicazioni.