L'autore di Senza Educazione - I rischi della scuola 2.0, si rivolge fin dall'inizio del primo capitolo al lettore per comunicare le tesi che ha deciso di sostenere e condividere con il suo saggio, un libro provocatorio sul tema dell'educazione come funzione principale della scuola, il cui obiettivo fondamentale deve rimanere la crescita consapevole degli individui.
Secondo l'autore la scuola 2.0 non solo non migliora la situazione attuale ma compromette ulteriormente le già precarie condizioni di partenza: demolisce l'uguaglianza scolastica approfondendo il divario tra chi possiede beni intellettuali e chi ne è privo; non influisce sui buoni risultati degli studenti che sarebbero tali anche senza il tablet.
La prima tesi del libro è che i requisiti della qualità scolastica sono i buoni inseganti e i presidi capaci (quasi una critica indiretta ai presidi manager che, solo perchè manager, non sono necessariamente competenti). Insegnanti ben preparati inseriti in contesti scolastici e organizzativi efficienti possono fare la differenza come dimostrano molte eccellenze italiane. Peccato che nessuna politica o politico sia oggi in grado in Italia di garantire a studenti, genitori e, a maggior ragione insegnanti, un luogo di lstudio adeguato ai bisogni e alle necessità.
La seconda tesi recita che se non esistono i presupposti di una struttura scolatica adeguata e ben amministrata o gestita in maniera insufficiente, l'introduzione delle nuove tecnologie non solo non migliora la situazione ma compromette ulteriormente le già precarie condizioni di partenza. Il motivo è che, in assenza di risorse adeguate, investire in tecnologia rischia di disarticolare piani di studio ben congegnati sostituendoli con sperimentazioni didattiche non collaudate e di cui nessuno è oggi in grado di spiegare dove esse possano portare.
E-Learning: narrare gli ostacoli
La terza tesi sostiene che, in presenza delle condizioni migliori, i buoni risultati degli studenti sono tali anche senza l'ausiio di un tablet. La tecnologia applicata all'istruzione anzi, nelle condizioni attuali, è un fattore di disuguaglianza e che approfondisce il divario tra chi possiede i beni intellettuali e chi ne è privo.
La quarta tesi sostiene che la posta in gioco nn è costituita da giovani che si preparano a un mestiere ma da individui che crescono. Il ruolo dell'insegnante è quello di fornire alla vita nuova dei suoi allievi gli strumenti intellettuali per aiutarli a sviluppare dentro di loro e a portare alla luce problemi di natura morale e intellettuale che solo una persona adulta è in grado di accogliere e comprendere.
Nel contesto attuale di dibattito sulla scuola il testo di Scotto di Luzio può apparire provocatorio e forse troppo legato alla scuola tradizionale. Nell'esporre le sue tesi l'autore comuque rifugge ogni pretesa o posizione ideologica sottolinenando a più riprese la necessità di un confronto più approfondito sulla realtà dei fatti. Servono riflesisoni critiche, fondate anche su misurazioni reali in grado di evidenziare sia le buone pratiche e i casi di successo sia quelli negativi. Sarebbe un modo ad esempio di rilevare come "classi in cui insegnanti molto aggiornati fanno cose mirabolanti con computer e Internet, funzionavano già benissimo anche prima che si introducessero le nuove tecnologie e che avrebbero continuato a farlo anche senza bisogno di strumenti informatici."
Più provocatorio e assertivo di così.....!
Per chi volesse acquistare il libro.